Settore elettrico e emissioni, paesi europei a confronto: i dati ISPRA

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ISPRA rende noti i risultati del rapporto “Fattori di emissione atmosferica di gas a effetto serra nel settore elettrico nazionale e nei principali paesi europei”. I dati sono frutto di un confronto fra le prestazioni dei parchi termoelettrici di Italia, Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, Polonia e Svezia. Nel 2017 l’Italia ha la quota di energia elettrica da fonti rinnovabili più elevata tra i principali Paesi europei, si sottolinea nel comunicato ISPRA che segue: sempre nel 2017 il rendimento del parco termoelettrico nazionale per la produzione di energia elettrica e calore è il 53,7% dell’energia contenuta nei combustibili, maggiore della media europea pari a 51,3%.

Il mix di combustibili del parco termoelettrico italiano è tra quelli a minore contenuto di carbonio, con una quota di gas naturale tra le più elevate in Europa; l’utilizzo del gas naturale, infatti, contribuisce a rendere il fattore di emissioni di gas serra per la generazione termoelettrica più bassi in Europa e, tra i principali Paesi esaminati, secondo solo a quello registrato per la Svezia. Nel 2017 l’Italia ha la quota di energia elettrica da fonti rinnovabili più elevata tra i principali Paesi europei, seconda solo alla Svezia.
Lo dimostra ISPRA nel rapporto “Fattori di emissione atmosferica di gas a effetto serra nel settore elettrico nazionale e nei principali paesi europei”, disponibile online sul sito dell’istituto, che confronta le prestazioni dei parchi termoelettrici dei principali Paesi dell’Unione prendendo in considerazione la composizione dei combustibili utilizzati, l’efficienza di conversione elettrica e le emissioni atmosferiche di gas a effetto serra.

I Paesi con cui ci siamo confrontati sono Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, Polonia e Svezia che, insieme all’Italia, rappresentavano nel 2010 il 75% della produzione elettrica lorda e quasi il 70% delle emissioni da produzione elettrica dei 28 Stati Membri dell’Unione Europea. Le emissioni di gas serra dal settore elettrico nazionale sono diminuite del 31% rispetto al 2005 a fronte di una produzione elettrica inferiore all’1%. La percentuale di riduzione delle emissioni nazionali è seconda solo a quella del Regno Unito pari al 56%. Polonia e Germania hanno le percentuali di riduzione più basse, rispettivamente 7% e 12% rispetto al 2005.
Il fattore di emissione nazionale di gas serra per la produzione elettrica di origine termica è il 22° tra i 28 Paesi Europei e tra i più grandi produttori di energia elettrica è superiore solo a quello della Svezia, dove il parco termoelettrico è prevalentemente alimentato da bioenergie. Considerando anche la produzione elettrica da fonti rinnovabili e da fonte nucleare, che non contribuiscono alle emissioni di gas serra, il fattore di emissione nazionale è il 13° in Europa e tra i grandi produttori è maggiore di quello di Spagna, Regno Unito, Francia e Svezia che, a differenza dell’Italia, dispongono di quote rilevanti di energia di origine nucleare.

Il mix nazionale di combustibili utilizzati per la produzione elettrica presenta la quota di elettricità da gas naturale più elevata tra i principali Paesi Europei (47,4%) e, al contrario, la quota di elettricità da combustibili solidi (principalmente carbone) tra le più basse (11%), superiore solo a quella del Regno Unito (6,7%) e Svezia (0,3%). In Europa, più di un quinto dell’energia elettrica è ancora fornita da combustibili solidi. Germania e Polonia producono quote rilevanti di elettricità da combustibili solidi con elevati fattori di emissione come la lignite, 37% e 77% rispettivamente.
Nel 2017 il rendimento del parco termoelettrico nazionale per la produzione di energia elettrica e calore è il 53,7% dell’energia contenuta nei combustibili, maggiore della media europea pari a 51,3% e inferiore solo al dato registrato per la Svezia (83%) che fa registrare la produzione di calore tra le più elevate in Europa. Il rendimento nazionale per la sola produzione elettrica del 41,5% è maggiore della media Europea (51,3%) ed è superato da Spagna (43,5%) e Regno Unito (47%).

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Redazione InSic

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