Lazio, arsenico nell’acqua: facciamo il punto

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L’Istituto Superiore di Sanità ha diffuso una nota con la quale riporta la scadenza al 31 dicembre 2012 della deroga europea che consentiva di erogare acqua con livelli di arsenico superiori a dieci microgrammi per litro.

Dal 2001 diverse Regioni italiane hanno chiesto e ottenuto deroghe alla legge: l’ultima prevedeva, come parte integrante della richiesta, un rigoroso cronoprogramma per il rientro delle acque nei parametri di conformità entro il 31 dicembre 2012. Questo non è stato realizzato e il problema principale riguarda una cinquantina di Comuni del Lazio (soprattutto in Provincia di Roma e Viterbo).
Secondo l’ISS dai rubinetti di 45 comuni della provincia di Viterbo e cinque comuni della provincia di Roma, per un totale di circa 260.000 residenti interessati, escono ancora acque non conformi relativamente alla quantità di arsenico.
L’Istituto comunque riscontra che il quadro è decisamente migliorato rispetto all’iniziale scenario del 2009 (90 Comuni e circa 854.000 abitanti) e sono state realizzate significative opere per la risoluzione delle circostanze eccezionali della contaminazione (primo e secondo impianto più grandi in Europa per la rimozione dell’arsenico per volumi di acque trattate e primo impianto al mondo per la rimozione del boro per volumi di acque trattate e tecnologie utilizzate). L’Istituto sottolinea comunque la necessità di avviare ulteriori azioni di rientro ai valori di parametro nel più breve periodo.

Il Ministero della Salute ha fatto sapere che, soprattutto negli ultimi sei mesi, ha più volte sollecitato la Regione ad adottare con urgenza ogni misura per far fronte ai disagi della popolazione e ad occuparsi della vicenda in vista della scadenza dei provvedimenti di deroga. Ma le note scritte del Ministero non hanno avuto una risposta pienamente rassicurante. Il Ministero ha quindi richiamato la Regione Lazio, chiedendole di adottare gli interventi necessari per garantire livelli conformi di arsenico nell’acqua potabile, rispettando l’obbligo di fornire alla popolazione interessata informazioni esaustive sull’acqua erogata, in particolare sulle limitazioni d’uso e sulle precauzioni da adottare per quella che supera i limiti imposti. Il 20 dicembre ha ribadito alla Regione Lazio l’urgenza di adottare piani di emergenza per garantire la fornitura d’acqua alla popolazione dopo la scadenza degli ultimi provvedimenti di deroga. Ad oggi la situazione non è ancora cambiata. E una nota del ministero annuncia che il ministero intende avviare in tempi strettissimi misure urgenti per far fronte ai disagi della popolazione in seguito all’emergenza da tempo creatasi a causa delle alte concentrazioni d’arsenico, con la collaborazione del Presidente della Regione Nicola Zingaretti e degli enti locali. L’incontro con la Regione avverrà la prossima settimana.

Nel frattempo l’Autorità per l’Energia ha avviato un’istruttoria conoscitiva surrogazione del servizio di acquedotto nei Comuni interessati da limitazioni all’uso di acque destinate al consumo umano con contenuti di arsenico e fluoro oltre i limiti di legge. L’istruttoria valuterà le ricadute in termini tariffari delle ordinanze di non potabilità sugli utenti coinvolti, individuando eventuali misure a favore degli stessi utenti per compensare la distribuzione di acqua non idonea agli usi potabili.
L’istruttoria – che si concluderà entro 180 giorni – è stata avviata dopo che all’Autorità sono arrivate diverse istanze da parte di utenti di alcuni Comuni del Lazio coinvolti dalle ordinanze sindacali che hanno limitato l’uso potabile dell’acqua; istanze in cui si chiedevano ai Comuni congrue riduzioni della tariffa relativa ai servizi di acquedotto e all’Autorità di prevedere, per il futuro, automatiche riduzioni nei meccanismi di determinazione della tariffa in caso di emissione di ordinanze di non potabilità. Simili istanze sono state reiterate anche dal Garante Regionale del Servizio Idrico integrato del Lazio.

Per maggiore approfondimento su questa delicata emergenza ambientale, riportiamo, informato PDF, il comunicato di Federutility, la Federazione nazionale delle aziende che gestiscono l’acqua e l’energia che sottolinea come la presenza storica dell’arsenico nell’acqua sia naturale ma è possibile intervenire per eliminare del tutto o in parte l’arsenico, attivando progetti e finanziamenti per 5 miliardi di euro, bloccati nei cassetti delle aziende. Inoltre, i finanziamenti pubblici coprono poco più del 10% e i possibili finanziatori non investono in un settore che viene considerato incerto ed instabile.

Infine, riportiamo in allegato un articolo di approfondimento pubblicato sulla rivista Ambiente&Sicurezza sul lavoro sull’arsenico nelle acque (Messineo et alt., Marzo 2011), che ricostruisce da un lato lo stato della contaminazione e il mancato rispetto dei limiti europei ed il sistema di deroghe ormai decaduto, e dall’altro gli effetti della sostanza sul metabolismo umano. L’articolo offre anche alcune soluzioni per la rimozione dell’arsenico nei volumi d’acqua da trattare, con riferimento agli studi realizzati dai ricercatori ENEA al centro della Casaccia (Lazio).

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Redazione InSic

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