Smart working: quale formazione per il lavoratore?

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Le nuove forme che il lavoro sta assumendo ci spingono sempre di più a rivedere le nostre idee sul lavoro e sui tempi da dedicare al lavoro. La diffusione del lavoro agile, in tutte le sue forme, potrà permettere di riprogettare le nostre città e di limitare gli spostamenti quotidiani che provocano dispendio di tempo e inquinamento.
Alcune aziende concedono per determinate mansioni una flessibilità degli orari in entrata e in uscita, e questo comporta senza dubbio un miglioramento nella gestione quotidiana della vita familiare dei lavoratori. L’orario flessibile permette una maggiore libertà di organizzare le necessità familiari, ma spesso non è risolutivo di situazioni di disagio che finiscono per riflettersi sul rendimento lavorativo.


In questo approfondimento:
La sperimentazione dello smart working come azione migliorativa per la riduzione dello stress lavoro-correlato

Su cosa basare la formazione del lavoratore in caso di smart working?

Le attività del gruppo di lavoro partietico per lo smart working

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La sperimentazione dello smart working come azione migliorativa per la riduzione dello stress lavoro-correlato

La sperimentazione dello smart working è quindi anche una buona prassi, un’azione migliorativa per intervenire e ridurre il rischio di stress lavoro-correlato e di conseguenza migliorare l’organizzazione aziendale, ottenere un maggior coinvolgimento del personale ed un rendimento maggiore. Perché l’introduzione dello smart working ottenga questi risultati, occorre che sia preceduto da una buona comunicazione e da attività formative, propedeutiche agli accordi sindacali che garantiranno una regolazione delle attività di smart working.
Il lavoratore coinvolto in attività di smart working rimane all’interno di una comunità, anche quando grazie alle tecnologie può eseguire parte del suo lavoro pur non recandosi in ufficio, a lui si chiede un maggior contributo di partecipazione alla realizzazione degli obiettivi aziendali, una maggiore propensione a mettersi in gioco e a conciliare gli obiettivi personali con gli obiettivi lavorativi. Il lavoratore, attraverso la formazione, deve essere accompagnato in questo percorso che gli richiederà di utilizzare tecnologie e modalità organizzative con le quali potrebbe non avere dimestichezza, evitando improvvisazione e fraintendimenti.

Su cosa basare la formazione del lavoratore in caso di smart working?

I lavoratori, anche attraverso la formazione, devono avvertire di non essere isolati. In caso di problemi con le tecnologie devono sapere che hanno a disposizione i colleghi e gli strumenti che li aiuteranno a superare i problemi. Non è solo il lavoratore coinvolto nello smart working che sta lavorando a distanza, è tutto il gruppo di lavoro che sta lavorando a distanza (il singolo lavoratore è connesso con l’ufficio, il suo responsabile e i colleghi; l’ufficio, il responsabile ed i colleghi sono connessi con il lavoratore in smart working). Tutti i soggetti coinvolti e tutta la struttura attraverso le tecnologie possono realizzare una vicinanza virtuale che consente di svolgere la normale attività produttiva.
La comunicazione può prendere avvio dalla necessità/sensibilità dell’azienda di voler intervenire sulle criticità rilevate per migliorare il benessere dei lavoratori coinvolti, e spiegare le motivazioni che eventualmente impediscono di coinvolgere la totalità dei lavoratori.
La formazione si baserà su tre pilastri:
• l’aspetto tecnico operativo finalizzato all’utilizzo delle apparecchiature e al rispetto delle procedure;
• l’aspetto organizzativo con enfasi sul gruppo;
• l’aspetto giuridico-contrattuale che prenderà in esame tutte le disposizioni di Legge e le Policy aziendali vigenti, ivi compresa l’illustrazione degli specifici rischi lavorativi (D.Lgs.81/08).

Le attività del gruppo di lavoro partietico per lo smart working

La formazione dovrà rinforzare il messaggio veicolato con la comunicazione, prendendo in carico i lavoratori coinvolti nella sperimentazione, e compatibilmente anche i lavoratori non coinvolti.
La formazione è un’opportunità di aggiornamento e crescita per tutti i dipendenti, uno strumento per intervenire sulle competenze professionali ed assume un ruolo centrale nello sviluppo di attività di smart working.
Nella definizione e condivisione delle attività formative può risultare utile costituire in via sperimentale un gruppo di lavoro paritetico, che si dovrà occupare di individuare i fabbisogni di formazione, i programmi, i criteri e finalità dell’offerta formativa, valutandone la fattibilità.
Il gruppo di lavoro paritetico:
• Analizzerà la qualità e la relativa efficacia della formazione erogata, al fine di intraprendere eventuali azioni correttive;
• Favorirà l’utilizzo e l’implementazione degli strumenti di finanziamento (Enti bilaterali, Fondi interprofessionali di formazione, Bandi di gara, ecc.).

Al termine del periodo sperimentale l’azienda potrà valutare gli effetti, l’efficacia e i risultati del gruppo di lavoro e deciderne l’eventuale proroga.

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Dottore di ricerca in Diritto del Lavoro e Relazioni Industriali. Professore a contratto Università La Sapienza di Roma. Avvocato del Foro di Roma

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Ergonomo, sociologo del lavoro e dell’organizzazione, RSPP

Paolo Gentile

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