Le tracce genetiche in una scena d’incendio: come analizzarle?

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Un contesto investigativo di una scena d’incendio con presenza di tracce genetiche/ biologiche è sicuramente complesso, in quanto necessita esperienze e competenze di diversi professionisti: da un lato, i biologi forensi, dall’altro, gli ingegneri forensi.
Infatti, per una idonea analisi investigativa in questi casi, solo il lavoro sinergico tra queste due figure professionali potrà, di fatto, far scaturire un’indagine forense che abbia delle ottime possibilità oggettive di successo.
Nello specifico, in tali indagini vi è la sinergia tra i biologi forensi, appunto specialist delle tracce biologiche, e gli ingegneri forensi, fire investigator, specialist degli scenari di incendi confinati.
Come rilevare e analizzare le tracce genetiche in uno scenario di incendio? Qualche spunto ci arriva da un articolo pubblicato sulla rivista Antincendio n.8/2020, a cura del Dott. Eugenio D’Orio, Ing. Marcello Mangione che proponiamo in estratto.

Tracce biologiche e uso investigativo antincendio

I dati della bibliografia scientifica su tale argomento sono presenti ma non in quantità considerevole. È tuttavia noto che, anche a seguito di incendio, le tracce biologiche hanno discrete possibilità di conservarsi ed essere idonee per l’uso investigativo.
Infatti, la degradazione delle tracce biologiche è “focolaio – dipendente”, ovvero nel luogo in cui avviene la propagazione dell’incendio e/o eventualmente anche una successiva esplosione le tracce biologiche, essendo particolarmente esposte al fenomeno del fuoco, subiscono considerevoli danni strutturali. Tali danni che le cellule biologiche ricevono causano fenomeni di lisi cellullare e genetica, portando spesso all’impossibilità di ottenere un profilo genetico idoneo per il futuro utilizzo investigativo. Inoltre, alcuni studi descrivono come, in caso di incendio, le tracce biologiche hanno una degradazione “substrato-dipendente”, ovvero ad incidere profondamente sullo stato delle tracce biologiche è il materiale sul quale esse poggiano. È infatti stato ben descritto che tracce biologiche presenti su substrati quali il “Nylon” hanno una notevolissima degradazione in caso di incendio. La stessa cosa non si verifica, invece, per le tracce biologiche presenti su substrati quali il “poliestere”, principale componente di molti vestiti.

Investigazioni antincendio: le tracce ematiche

Si evidenzia anche che tracce ematiche assumono, a seguito di incendio, caratteristiche fenotipiche (ossia visibili) differenti a seconda del tessuto corporeo considerato. Infatti, si è dimostrato che:• tracce di sangue, a seguito di incendio, assumono una colorazione che va tra il marrone-scuro ed il nero• tracce di sperma restano invariate nella loro colorazione. Ciò, di fatto, si verifica per via della particolare composizione proteica del sangue. Infatti, le cellule ematiche sono ricche della proteina “emoglobina”, la quale ha in sé un pigmento rosso. In caso di incendio, ovvero esposizione prolungata nel tempo ad elevate temperature, avviene un viraggio colorimetrico; il pigmento rosso dell’emoglobina, per denaturazione calore-indotta, va verso colori più scuri, quale appunto il marrone scuro.
Tali caratteristiche colorimetriche talvolta sono rilevabili dagli operatori ad occhio nudo, talvolta invece sono rilevabili grazie all’utilizzo di particolari luci forensi che sono in grado di esaltare e esaltare le tracce latenti ovvero non più visibili all’occhio umano per ridotta dimensione o elevata degradazione.

Investigazioni antincendio: scenario, abitazione con più stanze e identificazione delle tracce biologiche

Altri studi di settore, inoltre, hanno simulato uno scenario di incendio in una abitazione a più stanze. Nelle diverse stanze sono state posto una serie nota di tracce biologiche. A seguito dell’incendio si è potuto apprezzare che:
nella stanza di innesco, ovvero quella dalla quale le fiamme si sono originate, le tracce biologiche ancora fruibili ed identificabili ammontavano al solo 25% delle tracce totali depositate prima dell’incendio.
nelle altre stanze dell’appartamento, anch’esse interessate dalle fiamme, le tracce biologiche ancora identificabili e fruibili per le indagini ammontavano all’80% del totale delle tracce prima depositate.
Tali dati scientifici: • danno notevole fiducia agli investigatori, in quanto si evidenzia che la compromissione totale delle tracce biologiche non si verifica (neanche nell’ambiente di innesco) e che negli ambienti pertinenti, seppur interessati dalle fiamme, vi saranno notevoli probabilità di trovare ancora tracce biologiche utili.
• sotto il profilo investigativo – scientifico, sono davvero soddisfacenti e soprattutto confermano che, anche se i colpevoli di un dato reato provano, a mezzo di incendio, a cancellare le tracce biologiche su una data scena del delitto, vi sono buone probabilità di rinvenire tracce biologiche degli autori del reato nonostante lo scenario di incendio usato per indebolire l’attività investigativa.
Va inoltre sottolineato che la degradazione delle tracce biologiche per danno da fuoco, da un punto di vista biologico, può essere sempre valutata in maniera duplice: infatti la cellula biologica si compone, strutturalmente parlando, di nucleo e di altri organelli intra-cellullari, tra cui i mitocondri. Nel nucleo, così come nei mitocondri, è presente materiale genetico che, per prassi, viene analizzato per scopi investigativi.

Investigazioni antincendio: differenze fra DNA nucleare e nel mitocondrio

È tuttavia doveroso specificare che il materiale genetico del nucleo e del mitocondrio è profondamente differente:• il DNA nucleare è l’unico dei due che permette, tramite l’utilizzo di particolari tecniche di genetica molecolare, di arrivare a definire un profilo genotipico che sia unico ed univoco per ciascun individuo;• il DNA presente nel mitocondrio non ha questa peculiarità perché si trasmette intatto, di generazione in generazione, di madre in figlio. Per tale fenomeno di trasmissione, il DNA mitocondriale, investigativamente parlando, può unicamente dare informazioni circa il ceppo familiare materno del soggetto che ha rilasciato la traccia. Un’altra importante differenza tra questi due DNA, che certamente è applicabile nella valutazione del progressivo danno biologico causato dall’incendio, è la struttura dei due DNA. • il DNA nucleare è una molecola composta da 46 cromosomi, un’elica a doppio filamento di basi azotate; il DNA nucleare è presente in singola copia all’interno di una cellula biologica• il DNA mitocondriale è un’unica molecola circolare. La conformazione spaziale, circolarità della molecola nel caso del DNA mitocondriale, assicura una maggiore resistenza a tutti i fenomeni di degradazione esterni, tra cui anche il fuoco o il calore associato a questo. Il DNA mitocondriale è presente da cento a mille copia per cellula biologica.

Dunque, grazie ai fattori di presenza numerica e conformazione della molecola, il danno che progressivamente è prodotto dal calore del fuoco è valutabile riferendosi all’indice di degradazione DNA nucleare/DNA mitocondriale.
Uno studio così posto in essere aiuterebbe certamente a capire anche l’andamento progressivo della degradazione cellullare ed aiuterebbe anche a capire i luoghi ove si sono raggiunte le massime temperature che hanno poi causato ovviamente il massimo dei danni sul materiale biologico.

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Le tracce genetiche in una scena d’incendio
Eugenio D’Orio, Marcello Mangione
Antincendio n.8/2020

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