Nel mondo della sicurezza sul lavoro, uno degli ostacoli più complessi da superare non è l’assenza di regole, ma la resistenza al cambiamento dei comportamenti. Spiegare le normative, distribuire DPI e fornire formazione obbligatoria sono azioni necessarie, ma non sufficienti.
Per ottenere un vero cambiamento, serve agire su due leve fondamentali spesso trascurate: le emozioni nella percezione del rischio e il clima aziendale.
Le emozioni: una leva per il cambiamento
La percezione del rischio è tutt’altro che razionale. I lavoratori non decidono di ignorare le procedure per malizia, ma perché non percepiscono il rischio come reale o immediato. È il cervello emotivo – non quello logico – a guidare molte delle nostre scelte quotidiane, anche sul lavoro.
Per questo, è fondamentale coinvolgere le emozioni durante la formazione e nella comunicazione quotidiana sulla sicurezza. Raccontare storie vere, portare testimonianze dirette, usare immagini e simulazioni immersive sono tecniche che aiutano i lavoratori a “sentire” il pericolo, non solo a conoscerlo.
Le emozioni giocano un ruolo importante sia nel far capire l’entità del rischio, sia nel percepirlo.
Occorre sapere comunicare bene, con efficacia persuasiva, modulando il proprio atteggiamento in ragione dell’interlocutore e delle sue esigenze.
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Il clima aziendale: quando la cultura supporta i comportamenti sicuri
La seconda leva è il clima aziendale.
Quando la sicurezza è vissuta come un valore condiviso – e non come un obbligo imposto – i comportamenti sicuri emergono con naturalezza.
Un buon clima si costruisce giorno dopo giorno, attraverso:
- la coerenza del management (dirigenti e preposti devono essere i primi a rispettare le regole),
- il riconoscimento dei comportamenti virtuosi,
- la comunicazione aperta, dove i lavoratori si sentono liberi di segnalare situazioni pericolose senza timore di ritorsioni,
- la partecipazione attiva, coinvolgendo i dipendenti nella definizione delle procedure e nelle valutazioni dei rischi.
Quando il lavoratore percepisce che l’azienda si prende cura di lui, aumenta il senso di responsabilità individuale e si riduce il ricorso a scorciatoie rischiose.
Strategie operative per professionisti della sicurezza
Per i professionisti della sicurezza (RSPP, ASPP, consulenti, professionisti HSE), il compito è duplice: essere comunicatori efficaci e facilitatori del cambiamento culturale.
Alcune buone pratiche potrebbero consistere, ad esempio nel:
- Integrare elementi esperienziali nei corsi di formazione (simulazioni, role play, storytelling).
- Condurre audit comportamentali per capire cosa spinge realmente i lavoratori ad agire in un certo modo.
- Sviluppare campagne di comunicazione interna incentrate su valori e storie, non solo regole.
- Promuovere il coinvolgimento diretto dei lavoratori attraverso gruppi di miglioramento.
La sicurezza si costruisce insieme
Per convincere i lavoratori ad adottare comportamenti sicuri serve molto più di una checklist o di un cartello con l’elmetto. Serve empatia, ascolto, esempio. Solo attivando il lato umano della sicurezza, lavorando sulle emozioni e costruendo un contesto organizzativo favorevole, possiamo trasformare i comportamenti sicuri in abitudini consolidate.
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