Il Gruppo di lavoro ha lanciato anche una sottoscrizione pubblica per sottoporre il Manifesto all’esame del Governo:
Li abbiamo raggiunti per capire le finalità del manifesto, i suoi spazi d’azione e come cambierà la gestione del cantiere alla luce della riapertura dei cantieri con l’emergenza COVID-19 ancora in corso (in allegato l’intervista e le informazioni complete sul Manifesto).
Partiamo dalle ragioni che vi hanno spinto a realizzar questo Manifesto: quali sono state le vostre motivazioni di partenza? Dalla vostra presentazione emerge quasi l’urgenza di un Manifesto programmatico…
Già dai primi documenti a ridosso del protocollo del 14 marzo 2020 cominciava a profilarsi all’orizzonte una densa nebbia interpretativa che andava velocemente ad oscurare i principi base su cui poggia da sempre la gestione di un cantiere, nonché dei ruoli presenti in esso.
Boccone troppo ghiotto il Titolo IV e il D.Lgs. 81/08, per non presentarlo come il percorso naturale per risolvere l’applicazione del protocollo, in spregio ovviamente alla più semplice delle evidenze: il rischio da contagio in cantiere non è un rischio professionale e non può dunque essere gestito con questo strumento.
La nostra urgenza di diradare questa nebbia si componeva in realtà di due urgenze, entrambe fondamentali: la prima di rispondere ai singoli punti del protocollo per comprendere come gestirne al meglio l’attuazione, misura per misura, in una realtà tanto complessa qual è un cantiere; la seconda invece, chiamiamola di cornice o di contesto, che chiedeva di definire in modo non equivoco un percorso normativo in linea con i ruoli già presenti in cantiere e con la necessità di valorizzarne le competenze senza stravolgerne i compiti dettati dalla normativa preesistente.
Abbiamo scelto la seconda urgenza, perché anche se in emergenza è certamente più immediato pensare alla concretezza del fare, nessuna buona misura può attuarsi se non ci sono solide basi su cui definire chi la attua, chi la verifica e soprattutto chi la paga.
Definire i differenti ruoli di gestione dell’anti-contagio è misura prima e imprescindibile per poi con coerenza approntare tutto l’impianto anti-contagio di un cantiere.
Ora ci dedicheremo all’altra urgenza, quella di portare in cantiere misure anti-contagio attuabili e credibili, andando anche ad analizzare le criticità che le indicazioni dei protocolli emanati portano in seno. (Maria Alessandra Tomasi)
Che spazio potrà avere questo manifesto alla luce dell’uscita del protocollo per la sicurezza e per i Cantieri aggiornati al 24 aprile?
Premettiamo che l’uscita dell’ultimo DPCM con allegazione dei protocolli aggiornati al 24 aprile (SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO e CANTIERI), sembrerebbe non dare più spazio a proposte come la nostra, ma noi continueremo a proporre questo Manifesto sperando da un lato di ottenere un cambio di rotta governativo, almeno negli elementi essenziali, e dall’altra di indirizzare l’odierna attuazione del protocollo cantieri del MIT secondo una declinazione più confacente a quello che riteniamo normativamente corretto.
Il nostro Manifesto è pensato per essere una via valida solo se percorsa in modo completo, dal primo sino all’ultimo punto. Quindi, diremmo che non è possibile prenderlo a pezzi isolati, si vende in blocco e, al limite, potremmo contrattare su come chiamare il PAC (protocollo anti-contagio di cantiere) e il PAA (Protocollo anti contagio aziendale) con nomi diversi!
Quali sono gli aspetti del Manifesto che, secondo voi, le Istituzioni potranno tenere maggiormente in considerazione?
Battute a parte se proprio dovessimo scegliere i punti imprescindibili sono senz’altro e primi due e gli ultimi due, che sono i punti che aprono un progetto, ne pongono le basi e lo differenziano da quanto proposto per ora dai protocolli ufficiali e chiudono su aspetti fondamentali come la definizione di costi e oneri, ripartiti tra Committenza e Imprese e il ruolo del Coordinatore.
Questi due aspetti finali sono tra tutti i più controversi, il primo per ragioni evidenti legate alla necessità di capire chi paga il sistema anti-contagio, il secondo perché non si può stravolgere una norma di settore come il decreto 81/08 per gestire un rischio non professionale, con notevoli ricadute su tutti i ruoli, e non solo sul CSE, in termini di responsabilità e riconoscimento di eventuali colpe per malattie o infortuni professionali che non hanno senso di esistere per un rischio generico.
Quest’ultima è la partita che ora si sta giocando con l’inserimento del protocollo MIT nel DPCM 26/04/2020: noi risponderemo con tutti i mezzi che ci saranno concessi, pur nella piena attuazione delle regole governative, per raddrizzare l’orbita impazzita di mischiare gestione di rischi generici con rischi professionali. (Maria Alessandra Tomasi)
A quali cantieri potrebbe applicarsi questo Manifesto e quale la sua valenza temporale?
Il Manifesto rappresenta un approccio concettuale applicabile a qualsiasi cantiere, come metodo.
Poi come tutti i metodi, va declinato in modo dettagliato per ogni singolo cantiere, prima dalle imprese che vi operano con i PAA che costituiscono il riferimento su cui predisporre il PAC.
La valenza temporale, se pensiamo al COVID, è legata al perdurare dell’emergenza, ad oggi ipotizzabile fino al 31 luglio. L’impegno da mettere in campo oggi per impostare una buona strategia di protezione delle persone mantiene i suoi frutti anche qualora lo stato di “convivenza” con il COVID debba durare anche più a lungo. (Andrea Zaratani)
Cosa definiscono esattamente i punti programmatici inseriti nel manifesto?
Gli 8 punti definiti nel manifesto rappresentano una linea di continuità che legano la logica del manifesto ad azioni concrete. Essi definiscono gli attori in gioco e le responsabilità nella nascita e gestione del protocollo anti-contagio, disegnando i due documenti principali: il PAC (protocollo anti-contagio di cantiere) e il PAA (Protocollo anti-contagio aziendale). Il primo destinato a contenere le indicazioni operative per il cantiere, il secondo rivolto alle imprese per gestire le esigenze di tutela dei propri lavoratori, tenuto conto della loro organizzazione interna. Il documento è pensato per facilitare la riorganizzazione dei cantieri già avviati e per dare linee chiare per la progettazione delle misure anti Covid-19 nei cantieri di nuova apertura.
I costi legati alla applicazione del protocollo e le indicazioni per un ruolo chiave come quello del CSE sono altri snodi fondamentali del percorso, ma in sostanza una sola può essere la risposta: Un modello di intervento; un metodo che racchiude una logica, prima ancora che un contenitore di strumenti. Occorreva ribadire la priorità delle esigenze di salute pubblica e indicare una strada che allontanasse il ricorso selvaggio alla normativa vigente in materia di salute e sicurezza (D.Lgs 81/08). Un esercizio non semplice dunque, ma necessario ad aprire un terreno di confronto in vista delle prevedibili difficoltà che si affacciano con la riapertura diffusa dei cantieri edili. (Paolo Moscetta)
Come potremo garantire la sicurezza dei cantieri al momento della riapertura delle attività prevista per il 4 maggio? Quali accortezze andranno mantenute? Su quali dovrà accordarsi maggiore attenzione?
Il focus maggiore per le imprese è quello di avere una strategia chiara perché mai come oggi proteggere le persone significa anche proteggere l’azienda. Volutamente parliamo di persone poiché il contagio può avvenire sia nella sfera lavorativa che in quella privata. Quindi pensare alla giornata tipo di ogni persona, da quando esce di casa a quando arriva in cantiere, pensando a dove mangia e quando rientra a casa. In ognuno di questi momenti occorre applicare le misure che ormai conosciamo: distanza maggiore di un metro, mascherine, pulizia delle mani e delle superfici. Più che il focus su una singola misura sarà importante la visione complessiva. (Andrea Zaratani)
L’emergenza COVID-19 ha effettivamente cambiato il modo in cui verrà organizzata la sicurezza in cantiere anche dopo la fine dell’emergenza?
La gestione della sicurezza in cantiere è sempre stata una fase delicata tanto da richiedere una regia attenta e determinata, atta a intervenire negli aspetti critici di sicurezza in funzione dell’evolversi delle attività operative contemporanee.
L’emergenza del Covid-19 non ha fondamentalmente mutato l’aspetto organizzativo della prevenzione contro gli infortuni (in termini di scelte delle misure da adottare) non essendo influenzato il rischio specifico delle imprese esecutrici e di conseguenza i rischi interferenziali prodotti.
Il protocollo, emanato sino a oggi ai datori di lavoro, ha solo condizionato la specifica gestione operativa delle lavorazioni in termini di applicazione delle misure anti Covid-19 (vedi il PAA individuato nel manifesto)
I protocolli PAC e PAA (individuati nel manifesto) definiscono e attuano misure organizzative finalizzate al contenimento della trasmissione del virus. Il Protocollo Anticontagio di Cantiere (PAC) fornisce indicazioni riguardanti prioritariamente il distanziamento interpersonale e definisce le ulteriori misure preventive e protettive atte a garantire condizioni di igiene durante le attività lavorative. Pertanto, non coinvolge quelli che sono i rischi derivanti dalle fasi (anche variabili) lavorative che il progetto dell’opera propone
Secondo voi che cosa abbiamo appreso da questa emergenza in termini di organizzazione e gestione della sicurezza in cantiere?
L’organizzazione ha sempre ricoperto un ruolo strategico per il raggiungimento degli obiettivi in qualsiasi settore, in quanto permette di pianificare e di valorizzare, in termini di potenzialità, le scelte. Inoltre, permette di individuare le criticità e nel contempo di collocare in maniera efficace le indicazioni riportate, in questo caso, dalla legge.
Sembra chiaro che ogni linea di indirizzo che si voglia applicare trova spazio solo se l’assetto del management è determinato con soggetti e strumenti capaci. Per la sicurezza in cantiere, è opportuno organizzare in modo efficace tutti gli aspetti che riguardano il contrasto degli infortuni e la gestione degli eventi che riportano a una mancanza della tutela della sicurezza individuando figure appositamente dedicate.
Sicuramente, nei punti espressi nel manifesto abbiamo voluto chiarire, come l’aspetto dell’organizzazione e della gestione della sicurezza sul lavoro in cantiere potesse affiancare e non istruire quelle che sono le misure per contrastare il virus, senza che venissero alterati gli equilibri dei soggetti incaricati alla prevenzione contro gli infortuni.
E cosa miglioreremo o ripenseremo in futuro in modo più puntuale?
Maggiore consapevolezza da parte del legislatore nel collocare in maniera più chiara la posizione degli attori in cantiere destinati alla scelta delle misure di prevenzione, anche alla luce di quanto indicato dalle sentenze passate in giudicate verso i soggetti incaricati di seguire la prevenzione contro gli infortuni. (Giuseppe Palmisano).
Ringraziamo l’intero Gruppo di Lavoro del Manifesto COVID-19 (Cipriano Bortolato, Carmelo Catanoso, Alessandro Delena, Giorgio Gallo, Paolo Moscetta, Giuseppe Palmisano, Maria Alessandra Tomasi, Andrea Zaratani) per aver risposto alle nostre domande!
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