Unione dell’Energia: a che punto siamo?

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In linea con il suo impegno a presentare una relazione annuale sullo stato dell’Unione dell’energia, la Commissione europea pubblica il 1 febbraio la sua seconda relazione in proposito dove illustra i progressi compiuti successivamente alla pubblicazione della prima relazione sullo stato dell’Unione dell’energia nel novembre 2015. Entrambe le relazioni sono elementi centrali per il monitoraggio dell’attuazione di quella che è una priorità fondamentale della Commissione Juncker.
Ce lo spiega l’Ufficio per la Rappresentanza in Italia della Commissione europea.


Dopo la pubblicazione della prima relazione sullo stato dell’Unione dell’energia, diverse tendenze all’interno della transizione dell’UE verso un’economia a bassa emissione di carbonio hanno segnato progressi e si sono rafforzate. La Commissione condurrà un’ulteriore analisi approfondita delle politiche degli Stati membri, appoggiandosi al nuovo tour sull’Unione dell’energia, le cui visite saranno programmate lungo tutto il corso del 2017.

Per l’Unione dell’energia il 2016 è stato l’anno dell’incisività: la visione racchiusa nella strategia quadro per un’Unione dell’energia è stata tradotta in iniziative legislative e non legislative concrete, soprattutto con il pacchetto Energia pulita per tutti gli europei, presentato il 30 novembre 2016.

L’UE nel suo insieme ha continuato a compiere buoni progressi verso la realizzazione degli obiettivi dell’Unione dell’energia, in particolare quelli in materia di clima ed energia per il 2020 (cfr. MEMO/17/162 e MEMO/17/163). L’UE ha già raggiunto l’obiettivo fissato al 2020 per quanto riguarda il consumo di energia finale. Lo stesso vale per le emissioni di gas a effetto serra: nel 2015, erano del 22% inferiori ai livelli del 1990. L’UE è sulla buona strada anche nel settore delle energie rinnovabili, dove – in base ai dati del 2014 – la quota di energie rinnovabili ha raggiunto il 16% del consumo unionale lordo di energia finale. Un’altra importante tendenza consiste nel fatto che l’UE continua a dissociare con successo la crescita economica dalle emissioni di gas a effetto serra. Nel periodo 1990-2015, il prodotto interno lordo (PIL) combinato degli Stati membri dell’UE è aumentato del 50%, mentre le emissioni sono diminuite del 22%.

All’indomani della conclusione dell’accordo di Parigi, nel dicembre 2015, la sua rapida ratifica da parte dell’UE ha consentito l’entrata in vigore del primo accordo universale giuridicamente vincolante sul clima, il 4 novembre 2016.

In un contesto geopolitico in rapida evoluzione il successo dell’Unione dell’energia è fondamentale per proteggere gli interessi economici e il benessere a lungo termine dell’Europa e degli europei. Per questo motivo negli scorsi mesi il lavoro sull’Unione dell’energia si è concentrato con più attenzione sulla diplomazia energetica, prefiggendosi di incrementare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, di far crescere le esportazioni di soluzioni targate UE basate su una tecnologia a bassa intensità di carbonio e di potenziare la competitività industriale europea.

Nel 2016, la Commissione ha presentato inoltre una strategia europea per la mobilità a basse emissioni caratterizzata da un obiettivo ambizioso e chiaro: entro la metà del secolo le emissioni di gas a effetto serra provenienti dai trasporti dovranno essere inferiori di almeno il 60% rispetto al 1990 ed essere instradate saldamente su un percorso di avvicinamento allo zero, pur assicurando sia le esigenze di mobilità dei cittadini e delle merci sia la connettività globale.

Per ulteriori informazioni
La comunicazione sulla seconda relazione sullo Stato dell’Unione dell’energia

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Redazione InSic

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