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Brevi riflessioni sulla salute e sicurezza del lavoro in ambito portuale

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Brevi riflessioni sulla salute e sicurezza del lavoro in ambito portuale

Il tema della salute e sicurezza del lavoro portuale va esaminato attentamente al fine di comprendere le peculiarità di un settore che, secondo i dati elaborati dall’INAIL, mostra un’incidenza infortunistica (legata anche ad eventi luttuosi) che ha ormai raggiunto livelli di crescita esponenziali.

Il D.Lgs. 272/1999

La normativa specifica in materia di sicurezza e salute dei lavoratori portuali è contenuta nel D.Lgs. 272/1999, mentre per i lavoratori marittimi si fa riferimento al D.Lgs. 271/1999.
Le attività oggetto del decreto 272 vengono suddivise sostanzialmente in due settori: quello riconducibile alle operazioni e ai servizi portuali (carico, scarico, trasbordo, deposito, movimentazione merce, servizi complementari e accessori) denominato in linguaggio comune anche “lavoro portuale” e quello riguardante le lavorazioni di manutenzione trasformazione e riparazione delle navi all’interno dei porti.
Le criticità maggiori in termini di sicurezza vengono rinvenute proprio relativamente a questi due microcosmi lavorativi, vediamo insieme come!

Lavoro portuale e rischi per i lavoratori

Le attività di riparazione delle navi rappresenta il settore nel quale sono presenti i rischi maggiori per la salute dei lavoratori, derivanti da sostanze aerodisperse nei lavori di saldatura, pitturazione e coibentazione con materiali sostitutivi, rumori, vibrazioni, radiazioni elettromagnetiche (etc..); nel lavoro portuale circoscritto alle sole merci, il rischio chimico è invece meno diffuso, mentre permane rilevante il rischio per l’apparato osteoarticolare (addetti alla guida di mezzi, movimentazione manuale dei carichi, posture vincolate e sforzi ripetuti).
Attualmente i due decreti versano in una situazione di stallo normativo e questo rappresenta, senza dubbio, un problema non trascurabile.
Il D.Lgs. 81/2008 “Testo unico in materia di salute e sicurezza del lavoro” non ha infatti ancora fagocitato al suo interno i due decreti ma si è limitato solo a prorogarne la validità, in attesa di futuri processi di armonizzazione e coordinamento che però stentano ad essere avviati.

Porti e problematiche di sicurezza

Nel frattempo questa situazione ha generato una serie di problematiche che, per quanto riguarda il D.Lgs. 272/99 (e con particolare riferimento alle attività portuali di movimentazione merce), afferiscono ai seguenti aspetti:
1) interfaccia porto-nave: due luoghi di lavoro molto diversi fra loro che producono notevoli rischi per la sicurezza di coloro che si trovano a dover operare in spazi particolarmente insidiosi e non sempre ben conosciuti, come sovente accade nel caso delle stive;
2) rischi da interferenza dovuti alla compresenza nei porti di lavoratori appartenenti a diverse categorie: autotrasportatori, spedizionieri, militari, personale degli enti portuali e degli enti pubblici con ruolo controllo;
3) rischi da investimento dovuti alla contestuale presenza di lavoratori che si muovono a piedi e dei numerosi mezzi di movimentazione e sollevamento che vengono utilizzati nelle aree portuali.

Occorre inoltre segnalare che la sovraesposizione dei lavoratori marittimi e portuali a livelli di rischi così elevati determinati dalla natura e dagli ambienti di lavoro in cui operano, impone inevitabilmente lo sviluppo e la diffusione di una cultura della sicurezza come strumento essenziale ed imprescindibile dell’attività prevenzionistica.
Risulta infatti fondamentale ampliare in una logica di sistema, conoscenze, strumenti di supporto alla valutazione e gestione dei rischi, buone pratiche formative e soluzioni tecnologiche innovative, in cui il fattore “safety” sia considerato non solo come un mero costo della produzione, ma come parte integrante della gestione dei processi lavorativi.

Conclusioni

A parere di chi scrive c’è la ferma convinzione che bisognerebbe cambiare mentalità mettendo necessariamente al centro l’uomo e le sue condizioni di lavoro.
L’aumento progressivo di infortuni e morti “bianche” negli scali portuali, che qualcuno ha perfino definito dei veri e propri “omicidi sul lavoro”, ha evidenziato un sistema ancora troppo fragile in materia di prevenzione e controlli.
Rispetto a tale fragilità le istituzioni non sembrano riuscire a focalizzare le azioni rivolte a centrare quegli obiettivi di riduzione degli incidenti che dovrebbero essere prioritari in un paese civile come il nostro.
Anche in riferimento ai recenti fatti di cronaca, si ha la sensazione di assistere ad una continua e pericolosa svalutazione del lavoro e dei diritti dei lavoratori.
Si è pensato giustamente alla mancanza di lavoro ma troppo poco alla qualità e alla sicurezza del lavoro stesso.
Questo stato di cose oltre ad aver generato diseconomie e scarsa competitività, ha finito con il compromettere fortemente anche la salvaguardia delle vite umane che come sappiamo rappresentano il bene primario.

Riflessione a cura di Felice Magarelli
Esperto in tematiche di SSL per il settore trasporti

Una squadra di professionisti editoriali ed esperti nelle tematiche della salute e sicurezza sul lavoro, prevenzione incendi, tutela dell’ambiente, edilizia, security e privacy. Da oltre 20 anni alla guida del canale di informazione online di EPC Editore

Redazione InSic

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