Il rischio biologico nel bioaerosol
Spiega INAIL che il rischio biologico non sempre è prevenuto, ed è di fatto dovuto a microorganismi trasportati dall’aria che nel loro insieme costituiscono una porzione del bioaerosol. Alcuni esempi di luoghi di lavoro, con atmosfere potenzialmente inquinate da bioaerosol, sono i laboratori di ricerca biotecnologica, le aziende farmaceutiche, le aziende agro-alimentari e quelle di allevamento del bestiame, o quelle che lavorano nel campo del trattamento dei rifiuti, ma anche tutti i luoghi di lavoro o di vita che possono subire contaminazioni indirette.
Il controllo della contaminazione e i sistemi di misurazione
Specifiche norme UNI dettano i principi generali e i metodi per il controllo della biocontaminazione e la valutazione e interpretazione dei dati. Si tratta delle norme UNI EN ISO 14698-1:2004, UNI EN ISO 14698-2:2004, UNI 11108:2004, UNI EN 13098:2002, UNI CEN/TS 16115-1:2011, UNI EN 14031:2005 che riportano i principi generali e i metodi per il controllo della biocontaminazione e la valutazione e interpretazione dei dati.
Tali metodi richiedono la conta al microscopio dei microorganismi che causa tempi lunghi di analisi e scarsa accuratezza. Al contrario, l’utilizzo di indicatori chimici della presenza generica di entità microbiche ridurrebbe i costi e velocizzerebbe l’informazione, conferma l’Istituto.
Inoltre, nel caso di misure di microorganismi vitali, la coltivazione, dopo campionamento, causa tempi lunghi di analisi e errori dovuti ad anomalie di crescita.
Al contrario, l’utilizzo di indicatori della presenza generica di microorganismi ridurrebbe i costi e velocizzerebbe l’informazione, vantaggi che sarebbero superiori allo svantaggio di non individuare tra le specie presenti quelle vitali e/o particolarmente dannose.
Il documento INAIL propone pertanto l’analisi di ergosterolo nel bioaerosol come indicatore della presenza di spore fungine in atmosfera.
Le spore fungine
Le spore fungine, insieme ad altre particelle di origine biologica (il bioaerosol), possono rappresentare grandi porzioni del materiale particolato dell’aria. L’esposizione a lungo termine a spore fungine, che rappresentano la struttura fondamentale della riproduzione e della diffusione dei funghi, è correlata a sintomi respiratori ed a sintomi da sindrome tossica da polvere organica.
Negli ambienti professionali in cui sono gestiti rifiuti, rifiuti organici, o compost, i conteggi di spore fungine sono da due a quattro ordini di grandezza superiori che in ambienti domestici. Ciò può indurre ad un alto rischio per i lavoratori di acquisire malattie allergiche respiratorie o sensibilizzazione ai diversi funghi. Vari casi di alveoliti allergiche dovute ad una massiccia esposizione fungina sono stati inoltre descritti per una serie di professioni nei settori agricolo, forestale, e della produzione alimentare e farmaceutica.
Sebbene la validazione dei metodi di misurazione dei microrganismi sia limitata dalla mancanza di materiali di riferimento e/o metodi di riferimento, diverse norme tecniche UNI (UNI EN ISO 14698-1:2004, UNI EN ISO 14698-2:2004, UNI EN 13098:2002, UNI CEN/TS 16115-1:2011, UNI EN 14031:2005) riportano i principi generali e i metodi per il controllo della biocontaminazione e la valutazione e interpretazione dei dati nell’aria ambiente e nei luoghi di lavoro.
Tra queste, la norma UNI CEN/TS 16115-1:2011 (recepimento della specifica tecnica europea) e la UNI 11108:2004 si riferiscono specificatamente alla determinazione di muffe e ai metodi di campionamento e conteggio delle spore fungine aerodisperse.
Questi metodi, prevedendo la conta sia delle particelle campionate tal quali (viable e non viable) sia delle colonie dopo coltivazione, sono laboriosi e comportano lunghi tempi di analisi.
Pertanto, in mancanza di metodi di monitoraggio standardizzati, e allo scopo di dare una informazione quantitativa sulla presenza di materiale fungino totale (viable e non viable), il documento INAIL ha l’obiettivo di definire una procedura sperimentale per la determinazione quantitativa delle spore fungine in atmosfera, che risulti veloce, affidabile e applicabile agli ambienti outdoor e indoor.
A tale scopo è stato ottimizzato il metodo di estrazione ed analisi dell’ergosterolo, costituente della parete cellulare di spore fungine, quale indicatore della loro presenza in atmosfera.
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