Dopo una lunga gestazione la ISO 45001 è divenuta realtà. È stato però un iter travagliato fino all’ultima votazione, quando l’Italia ha preferito astenersi. Su quali punti l’Italia non si è trovata allineata all’impostazione internazionale che si è scelto di seguire?
È vero, l’iter è stato particolarmente travagliato ed anche oggi che la norma è pubblicata non mancano i detrattori; il voto italiano è stato deciso in sede UNI dove erano presenti, oltre a noi dell’INAIL, anche le parti sociali e dove i punti di vista erano variegati. In effetti alcuni passaggi, in particolare alcune note della versione ISO sono poco opportuni e potrebbero sembrare addirittura non in linea con la legislazione nazionale, ma d’altra parte questa norma è di gran lunga migliore della OHSAS 18001:07.
In sede di voto pertanto, è prevalsa la cautela. Sono molto contento di poter dire che la versione italiana con alcune note integrative ed i relativi richiami alla legislazione cogente fuga ogni possibile equivoco e consente di disporre di uno strumento nuovo, moderno e, ne son certo, efficace per la gestione della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro
In che modo cambierà la gestione della salute e sicurezza con l’avvento della UNI ISO 45001:2018?
La Uni ISO 45001:18 propone una logica di approccio all’adozione del sistema tipica del Risk Management. Non è facile sintetizzare questo concetto: consiste nell’individuare quei fattori che possono influenzare i processi aziendali e quindi il raggiungimento degli obiettivi; valutare quindi il grado di incertezza (il rischio) da cui possono derivarne non solo fallimenti o minacce per il sistema ma anche nuove opportunità.
Ad esempio, adottare una misura di prevenzione è sicuramente un impegno di risorse ma anche un’opportunità per migliorare i livelli di sicurezza a cui sono associati cospicui risparmi gestionali (basti pensare al risparmio in termini di premio INAIL e di minor costi legati alla non sicurezza); adempiere ad una richiesta onerosa di un cliente rischia di impattare sui programmi aziendali ma al tempo stesso fornisce gli strumenti per affacciarsi ad altri mercati… gli esempi potrebbero essere tanti. La stessa scelta di adottare un SGSL crea il rischio di destabilizzazione organizzativa ma le opportunità di miglioramento che offre sono incomparabili.
Il vero salto culturale è proprio il risk based thinking, che non va confuso con la valutazione dei rischi per la salute e sicurezza sul lavoro. Una scommessa forse ardita fatta in casa ISO poiché le PMI faticheranno a recepire questo approccio che però, una volta adottato, costituirà un grande valore aggiunto dell’approccio sistemico.
In che modo la valutazione dei rischi così come la conosciamo (e come regolata nel Testo unico di Sicurezza) interagirà con il Sistema di gestione per la salute e sicurezza regolato dalla ISO 45001:2018?
Ringrazio per questa domanda particolarmente interessante; prima di tutto ricordiamo che l’identificazione dei pericoli e la valutazione dei rischi è un’attività disciplinata dalla legislazione vigente: la norma UNI ISO 45001 fornisce indicazioni metodologiche che possono aiutare a realizzare quanto previsto dal D.lgs 81/08. La norma ricorda, per esempio, di effettuare la valutazione delle attività “routinarie e non routinarie” una distinzione assente nella normativa cogente ma che, utilizzando la locuzione “il Datore di lavoro valuta tutti i rischi”, chiaramente rientra nel Documento di valutazione dei rischi. Ma, a ben guardare, la valutazione dei rischi della UNI ISO 45001 ha un campo di applicazione più ampio: tra i requisiti si prescrive ad esempio di identificare i pericoli e valutare i rischi dei visitatori e di coloro che possono essere in qualche modo influenzati dalle attività dell’organizzazione; un’interpretazione della gestione della sicurezza che va oltre la definizione esegetica di lavoratore ai sensi del D.lgs 81/08.
Come interagirà il Sistema di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro disegnato dalla ISO 45001:2018 con gli altri sistemi di gestione eventualmente presenti in azienda, apprestati secondo gli standard UNI ENI ISO 9001:2015 e UNI EN ISO 14001: 2015?
La nuova norma facilità senz’altro l’interazione o meglio l’integrazione con le norme sistemiche. La UNI ISO 45001 infatti completa un ciclo di documenti normativi che fanno della cosiddetta struttura al alto livello la propria peculiarità principale. Le tre norme principali sui sistemi qualità, ambiente e sicurezza – anzi in realtà tutte le norme sui sistemi di gestione sotto l’egida ISO – sono di fatto concepite sia per essere utilizzate singolarmente che per poter adottare dei sistemi integrati. Questi documenti sono accomunati da definizioni, logica strutturale ed approccio basato sul rischio (risk based thinking) che li contraddistingue profondamente da quelli di vecchia concezione ma sono allineati tra loro. Un grande vantaggio per quei settori in cui certi aspetti non possono essere scissi. Penso ad esempio al settore chimico e al chimico-farmaceutico dove è fisiologico il settore HSE (heath safety and environmental). Insomma, una facilitazione per alcuni ed al tempo stesso un invito molto seducente, quasi pressante, per coloro che ancora ragionano a compartimenti stagni.
Le aziende hanno tre anni di tempo per adeguarsi al nuovo standard ISO 45001: cosa dovranno fare concretamente se hanno già un sistema di gestione rispondente alla OHSAS 18001?
Una Gap analysis. Ma non vorrei banalizzare la delicata fase di migrazione. Infatti, se può sembrar facile fare l’elenco dei punti corrispondenti e quelli non corrispondenti (la tabella di correlazione è reperibile sul sito del PC283) penso che una gap analisys vera e propria vada realizzata caso per caso. Se dovessi fare un elenco direi che bisogna individuare e mappare gli stakeholder, fare un’analisi del contesto, quindi l’individuazione dei rischi e delle opportunità; ed ancora rafforzare la leadership e soprattutto promuovere fortemente la partecipazione e la consultazione dei lavoratori. L’impatto è molto diverso punto per punto e caso per caso. L’analisi del contesto in una multinazionale sarà ben diversa da quella di una microimpresa appartenente al suo indotto ed ancora diversa da una Pubblica Amministrazione. Inoltre, conosco sistemi di aziende molto evolute che hanno già adottato la gran parte di questi principi con la OHSAS 18001:07, per costoro la migrazione sarà più semplice. Ogni sistema è a sé e va personalizzato perché sia veramente utile. A mio avviso è il caso di rifuggire da banali “migration set” o simili reperibili sul web a pochi euro.
Quali armi in più offre la 45001 in termini di efficacia esimente della responsabilità datoriale in materia di salute e sicurezza?
Beh se devo dire quali “armi in più” direi….. nessuna. La domanda è particolarmente appropriata e sono molte le aziende che attendono chiarimenti su questo aspetto prima di passare alla UNI ISO 45001:18. Facciamo il punto:
L’art 30 com’è noto cita le linee guida UNI INAIL e le OHSAS 18001 come modelli che si presumono conformi ai requisiti di cui al presente articolo per le parti corrispondenti; consapevole del fisiologico aggiornamento delle norme tecniche – di gran lunga più frequente di quanto avviene per la normativa cogente – il legislatore ha previsto che in sede di commissione consultiva permanente si individuassero ulteriori modelli. In attesa che la Commissione si esprima ed auspicando che ciò possa avvenire in maniera sollecita, dal punto di vista tecnico mi sento di affermare che vi sono tutte le premesse perché ciò avvenga. Non so prevedere, però, le tempistiche connesse ma è realistico supporre che la nuova norma prenderà il posto della BS OHSAS 18001:07 anche nel delicato contesto dell’art. 30.
Per saperne di più sulla ISO 45001, Istituto Informa organizza il seminario:
La nuova norma UNI ISO 45001:2018 sui Sistemi di gestione della sicurezza
Valido come Aggiornamento per RSPP, ASPP, dirigenti, preposti e coordinatori della progettazione ed esecuzione dei lavori (D. Lgs. 81/08 e s.m.i.)
Roma, 15 maggio 2018
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