Esempio di edificio storico o bene culturale tutelato

Sicurezza e conservazione dei Beni storici: Architetti e Ingegneri a confronto in un Convegno CNI

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Beni storici: come conservarli in sicurezza e assicurare, al contempo, l’esigenza di salvaguardare le persone che ci vivono o ci lavorano?

Su questi interrogativi un Convegno organizzato dall’Ordine degli ingegneri il 5 giugno scorso ha raccolto le idee ed organizzato un tavolo di confronto con gli operatori del settore. Ingegneri, Architetti ma anche tecnici

Tante le idee emerse e gli appelli anche allo studio della sicurezza sismica degli edifici.

Tutela e sicurezza del costruito storico: il convegno CNI: gli ordini professionali coinvolti e le tematiche

Il convegno “Tutela e sicurezza del costruito storico: quadro normative e costruttive” ospitato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici è stato organizzato dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, dal Consiglio Nazionale degli Architetti e dall’Associazione Tecnologi per l’Edilizia (ATE), con la collaborazione della Fondazione CNI.

Un dibattito fra tutti i principali operatori interessati alle problematiche della salvaguardia e conservazione dei “beni storici” intesi come edifici di pregio e architettonicamente rilevanti.

Fra i temi emersi che andremo a sintetizzare c’è il necessario bisogno di una sinergia fra ordini professionali, la necessità di una semplificazione della normativa esistente e la centralità della sicurezza sismica e la produzione di Linee guida aggiornate sul rischio sismico.

Conservazione dei beni culturali: sinergia e integrazione fra Ordini professionali

Fra i punti emersi dal dibattito l’impegno decennale del CNI su questo tema ed un breve excursus storico che ha sottolineato la necessità di una integrazione delle figure tecniche:

“La tutela del ‘bene culturale’ non può più essere garantita con la distinzione dei ruoli tra ingegneri e architetti ma va perseguita con l’integrazione delle competenze di entrambi, in chiave paritetica e non di sudditanza di una categoria professionale rispetto all’altra” dice Alberto Romagnoli, Consigliere con delega alla comunicazione

Anche l’arch. Anna Buzzacchi conferma che

Nessun aspetto di un bene va privilegiato a scapito di altri. Serve un approccio olistico all’architettura. Abbiamo bisogno di un quadro normativo adeguato e di attività multidisciplinari. Dobbiamo superare l’anacronistica contrapposizione tra ingegneri e architetti”.

E ancora richiami alla sinergia fra professionalità. “le professioni coinvolte devono lavorare assieme per ricostruire la storia e le necessità di un bene storico” dice il Presidente del CNAPPC Massimo Crusi e l’ing.Donatella Guzzoni (ATE), che ha anche moderato i lavori: “Le opinioni non sono allineate, i pareri sono diversi, il dibattito esiste ma su un punto tutti concordiamo: è necessario conciliare la conservazione e la sicurezza. Le norme attuali non aiutano ma occorre lavorare in quella direzione”.

La normativa per la sicurezza dei beni storici e l’attenzione alla sicurezza sismica

Non manca poi un richiamo alla figura del coordinatore del progetto: “non può essere delegato ad una specifica categoria professionale, ma deve essere invece attribuito al professionista che è in grado di coordinare diverse competenze con tecniche di management. La ricerca dell’integrazione professionale paritaria tra ingegneri e architetti è la nuova visione per la tutela dei beni culturali”.

Un altro punto trattato riguarda la normativa di tutela dei beni culturali: è emersa una proposta di semplificazione delle attuali norme vigenti che riguarda anche la sicurezza sismica secondo il Prof.Carlo Blasi:

“La normativa tradizionale prevede che gli interventi, anche sismici, su beni tutelati rispondono sempre alle soprintendenze. C’è confusione. Il restauro è sempre un compromesso tra conservazione e stabilità. Sono numerosi gli esempi che illustrano come la legislazione attuale generi un contrasto tra le due esigenze. Servono alcuni principi di riferimento: una approvazione unica dei progetti; nessuna norma tecnica può essere cogente ma deve valere come riferimento; i progetti relativi agli edifici tutelati devono essere realizzati da tecnici competenti”.

Ulteriormente sulla sismica si è rimarcata l’importanza della prevenzione sismica: il Prof.Antonio Borri ha infatti affermato che:Abbiamo innumerevoli casi di edifici danneggiati dai terremoti che hanno subito interventi di restauro ma su cui non erano stati fatti interventi in termini di sicurezza statica. Se non si fa prevenzione si raccolgono macerie. Le norme per conciliare sicurezza e conservazione esistono già, basta interpretarle bene e applicarle. Ma quante sono le Soprintendenze che hanno competenze strutturali?”.

Il Caso Norcia

Particolarmente interessante l’intervento di Edoardo Cosenza, Consigliere del CNI, che, chiamato ad intervenire sul rapporto tra ingegneria strutturale e beni culturali, ha discusso del caso “Norcia”

Il caso Norcia è emblematico – ha detto -. Si può vedere come gli interventi successivi al terremoto del 1997 hanno salvato la città nel suo complesso ma, al tempo stesso, sono crollate diverse chiese che non avevano subito interventi di messa in sicurezza statica. Questo dice tutto sulla necessità di intervenire sulla struttura degli edifici”.

La valutazione del rischio sismico: serve una revisione delle Linee guida

Edoardo Cosenza, Consigliere del CNI si è poi rivolto al Presidente Sessa per un appello per la revisione delle Linee Guida nazionali sulla riduzione del patrimonio culturale.:

 “Faccio appello al Presidente affinché si riprendano in mano le Linee Guida per la valutazione e la riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale.

L’importanza della sicurezza sismica viene rimarcata anche da Giovanni Cardinale, ex Consigliere del CNI,

“Siamo in una situazione in cui si cerca la sicurezza senza se e senza ma, costringendo il progettista ad assumersi tutte le responsabilità, anche quelle che non sono sciolte dalle norme. Dobbiamo capire che il rischio non si può controllare solo attraverso una norma, per quanto ci si sforzi di calcolare tutto è impossibile controllarlo del tutto. Non a caso diciamo che il rischio zero non esiste. E’ necessario introdurre nella normativa la categoria del rischio”.

Gli interventi sono stati completati dall’arch. Francesco Doglioni che ha affrontato il tema del rapporto tra l’attività di restauro e le strutture del patrimonio architettonico e dall’Ing.Paolo Iannelli, in rappresentanza del MIT, che ha illustrato come si può preservare il valore identitario degli edifici tutelati nel rispetto degli standard di sicurezza.

Redazione InSic

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