Come redigere il cronoprogramma nell’ambito del PSC? – Articolo di G.Semeraro

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Come redigere il cronoprogramma nell’ambito del Piano di Sicurezza e coordinamento PSC?
Giuseppe Semeraro su Ambiente&Sicurezza sul Lavoro ci accompagna nell’analisi dei principi base per l’elaborazione del cronoprogramma in un articolo scaricabile al seguente link. È al riguardo possibile, spiega, individuare cinque step successivi ai fini redazionali, di cui l’ultimo è normalmente quello più disatteso.
• Disarticolazione dell’intervento (WBS): il primo approccio è quello della destrutturazione dell’opera.
• Determinazione delle durate presunte
• Legami esistenti tra gli elementi disarticolati (le sequenze) Lo step successivo è quello di individuare i legami esistenti tra le fasi e sottofasi di lavori costituenti la WBS.
• Rappresentazione grafica degli elementi disarticolati: a questo punto è possibile passare dalla rappresentazione tabellare dei dati precedentemente raccolti o determinati per ogni fase o sottofase di lavoro a quella grafica.
• Revisione ed integrazione con le verifiche e calendarizzazione delle misure preventive e protettive del PSC
• L’ultimo passo, quello più disatteso, prende in considerazione il PSC. Nel senso che mette a programma non solo il lavoro desunto dalla WBS dei lavori, ma anche le misure di prevenzione e protezione del PSC, come quelle orientate a risolvere, per esempio, problematiche di interferenze: tra il cantiere e l’ambiente circostante; tra le lavorazioni; nei cantieri interni alle aziende.

Fasi di lavoro e loro individuazione – i metodi a disposizione

Nella pratica quotidiana è possibile indicare tre metodi differenti di determinazione delle durate delle fasi di lavoro o sottofasi di lavoro e di conseguenza delle lavorazioni
• Il primo metodo che rammento è quello che si basa su dati rinvenibili in letteratura o nell’esperienza diretta e consiste nel ricercare la” produzione me dia giornaliera” di una squadra di lavoro. Cioè la quantità di lavoro svolta nell’unità di tempo da una unità minima di lavoratori addetti ai lavori. Il metodo richiede la disponibilità del computo metrico dei lavori, dove rinvenire per ogni fase le relative quantità da eseguire.
• Un altro metodo si basa sulla disponibilità di dati riguardanti l’incidenza della mano d’opera di ogni singola fase di lavoro in cui si è destrutturata l’opera. In questo caso serve il computo metrico estimativo, dove rinveniamo per ogni fase il relativo importo lavori. Seguendo specifici passi, è possibile determinare la durata teorica di ogni fase di lavoro in cui è stata destrutturata l’opera. Questo metodo, contrariamente al precedente e al successivo, è molto versatile. Nel senso che non richiede conoscenze particolari riguardanti la produttività di cantiere, ma semplicemente di stabilire la quota di incidenza della manodopera per ogni fase di lavoro, dato che è più facilmente rinvenibile in letteratura (anche nei prezzari ufficiali delle opere) e, in sua assenza, più facilmente determinabile in via teorica.
• L’ultimo metodo a cui fare riferimento è quello cosiddetto analitico, cioè quello che fa riferimento alle informazioni reperibili nell’analisi dei prezzi unitari, se disponibile.

Per scoprire tutti gli step redazionali del PSC è possibile scaricare al seguente link! il PDF dell’articolo “Programmazione lavori e organizzazione del cantiere. Principi base per l’elaborazione del cronoprogramma” a cura di Giuseppe Semeraro, tratto dalla rivista Ambiente&Sicurezza sul Lavoro n.5/2020,

Redazione InSic

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