Consumo suolo: le Regioni si esprimono sul DDL in esame alla Camera

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Nella Conferenza delle Regioni del 9 marzo, è stato approvato un documento di commento degli enti locali, sul disegno di legge per il “contenimento del consumo del suolo” e il “riuso del suolo edificato”.
Qui mettiamo in luce i passaggi che maggiormente riferiscono all’urbanizzazione, ai diritti edificatori e alla Rigenerazione delle aree urbanizzate degradate, tutti punti toccati dal DDL e che non sempre trovano le Regioni d’accordo con l’impianto del provvedimento…

In via generale, le Regioni condividono intenti e finalità si intendono perseguire con il disegno di legge in questione: la valorizzazione dei terreni agricoli, la promozione e la tutela dell’attività agricola, del paesaggio e dell’ambiente, al fine di impedire che il suolo, come bene comune e risorsa essenziale del territorio e per l’equilibrio degli ecosistemi, venga eccessivamente “eroso”, “impermeabilizzato” e “consumato” dall’urbanizzazione, con conseguenze fortemente impattanti e negative in termini sociali, ambientali e per le imprese.
Ma lamentano un mancato coinvolgimento delle Regioni nella fase di predisposizione del testo del disegno di legge in vista della possibile ricaduta sulle Regioni e sulle Provincie autonome ed in virtù della ripartizione costituzionale delle competenze tra Stato e Regioni nei diversi ambiti in cui interviene il provvedimento (governo del territorio, tutela dell’ambiente, del paesaggio e agricoltura).
Inoltre riscontrano gravi lacune portando al paradosso di esporre, nella prima fase di applicazione, ad una corsa alla cementificazione con risultati ed effetti di segno esattamente opposto a quelli il Parlamento intende perseguire. Tanto più che, sottolineano, molte Regioni da anni sono dotate di un proprio strumento di monitoraggio del consumo di suolo utile a tenere sotto controllo il fenomeno e molte hanno concluso o avviato iniziative legislative o di pianificazione territoriale con l’obiettivo di contenere il consumo di suolo.

La Regioni riconoscono che la risorsa suolo è un bene comune in quanto risorsa vitale, limitata e non rinnovabile e vi è la necessità di un impegno comune, nazionale e regionale, a contenerne il consumo, secondo gli obiettivi generali posti dell’UE ed in coerenza con altre iniziative nazionali (vedasi la Strategia Nazionale sullo Sviluppo Sostenibile proposta dal MATTM nel 2017- obiettivo Azzeramento consumo di suolo).
Inoltre, si sottolinea come la pratica del riuso del suolo già edificato e della rigenerazione urbana rappresentino gli strumenti cardine per il contenimento del consumo di suolo, auspicando che, per le tematiche strettamente interagenti sul consumo di suolo, il Parlamento ed il Governo condividano l’esigenza delle Regioni e delle P.A. di integrazione fra politiche e strumenti che diano forma ad una vera e propria Agenda Territoriale, individuando un “presidio” a livello governativo per costruire una piattaforma di coordinamento di politiche, risorse finanziarie e tempi, connesse alla gestione del suolo.

Le Regioni, inoltre, chiedono a Parlamento e Governo di superare il modello concettuale su cui il DDL in esame è basato, caratterizzato dalla separazione tra esigenza di tutela dell’attività agricola ed esigenza di azzerare l’attività edificatoria, senza porre in modo chiaro la soluzione al problema dei vincoli conformativi della proprietà e diritti edificatori che il DDL in esame supera (e non risolve) con una moratoria finale e con numerose deroghe alle sue stesse modalità attuative.

Quanto alla pianificazione, occorre, secondo le Regioni un modello di pianificazione che dovrebbe essere sostenuto da norme che consentano e legittimino una complessiva rivalutazione delle ancora consistenti previsioni edificatorie contenute negli strumenti di pianificazione comunale. In tal senso parallelamente alla limitazione di nuove previsioni di occupazione di suolo libero occorre quantificare e governare le previsioni non ancora attuate contenute nei piani comunali, la cui eventuale attuazione comporterebbe un consistente incremento di consumo di suolo che vanificherebbe in parte il raggiungimento degli obiettivi che si prefigge il DDL in esame.
Le Regioni elencano poi le maggiori criticità e gli elementi di complessità e contraddittorietà dell’articolato proposto dal Governo.
In particolare, sottolineiamo in questa sede quanto criticato rispetto all’Articolo 4 – (Priorità del riuso) e all’Articolo 5 (Rigenerazione delle aree urbanizzate degradate): secondoi le Regioni, questi articoli trovano impropriamente spazio nel testo di legge, affollandolo di tematiche e caricandolo di sovrappeso procedurale, impatta con molte iniziative legislative, e dunque è necessario un sostanziale snellimento, lasciando che siano le Regioni a disciplinare nel dettaglio il Riuso e la Rigenerazione urbana provvedendo a dettare le norme per i Comuni – anche in misura diversificata in base alla soglia di criticità ecosistemica dei singoli territori.
Infine, all’Art. 11 – (Disposizioni transitorie e finali) sottolinea che il DDL in audizione difetta di una chiara norma transitoria laddove si limita a prevedere “il divieto (…) per tre anni di consumo di superficie agricola”. Con ciò senza minimamente porsi il tema di grande delicatezza giuridica, quello dei diritti edificatori.
Le Regioni, più in generale si chiedono come coniugare la priorità della riduzione di consumo di suolo con la vigenza degli strumenti urbanistici comunali (legittimamente approvati) che riconoscono diritti acquisiti, come quello edificatorio, la cui eliminazione tout court potrebbe creare implicazioni e contenzioso.
E ancora, si determinerebbe una vera e propria moratoria degli strumenti urbanistici vigenti (anche nella parte relativa alle funzioni urbane “poco impattanti”, come ad esempio un parco pubblico o un campo di calcio) ed una vigenza di normative statali che contraddicono l’obiettivo di contenimento dell’edificazione.
Tra l’altro, il quadro degli strumenti urbanistici locali è caratterizzato sia da “vecchi” PRG sovradimensionati sia da strumenti di nuova generazione che, nella doppia componente strutturale e operativa/regolamentativa, sono stati redatti secondo nuovi paradigmi di sostenibilità e di contenimento di consumo di suolo.

Redazione InSic

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