Abilitazioni all’Albo Ingegneri in crescita, grazie al fattore donna

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Il Consiglio nazionale degli Ingegneri torna a parlare della presenza femminile degli ingegneri. Dopo aver riprotato i dati di una ricerca del Centro Studi CNI sulle presenze femminili nei corsi di laurea ingegneristici, aumentate del 35% negli ultimi 4 anni (vedi sotto), ora lo stesso Centro conferma l’aumento del numero di ingegneri iscritti all’Albo, grazie proprio alla componente femminile!

Nel 2021 la quota iscritti ha toccato quasi quota 244mila (243.940 per la precisione), circa un migliaio in più rispetto al 2020. Sebbene i dati ipotizzino un allontanamento dei laureati in ingegneria rispetto all’Albo professionale, gli ingegneri iscritti, dunque, continuano ad aumentare.

Vediamo i dati completi diffusi dal CNI

Centro Studi CNI – iscrizioni all’Albo in aumento del 17,1%

Rispetto ad un anno fa le iscrizioni sono aumentate del 17,1%, mentre le cancellazioni sono cresciute del 15,8%. Il saldo perciò è positivo: 1190 iscritti in più. Il risvolto della medaglia sta nel fatto che l’abilitazione professionale si rivela un’opzione considerata da una quota ridotta di laureati (meno del 30%). Tuttavia, se si riducesse la quota di laureati che, pur avendo conseguito l’abilitazione, rinunciano ad iscriversi all’Albo, il numero complessivo di iscritti potrebbe essere comunque ben superiore alle 244mila unità.

Iscrizioni all’Albo: le dichiarazioni di Zambrano e Marotta

“Il fatto che aumenti il numero degli iscritti al nostro Albo – afferma Armando Zambrano, Presidente CNI – è sicuramente un fatto positivo. Certo, se riuscissimo a convincere tutti coloro che fanno l’esame di abilitazione all’esercizio della professione che l’Albo è una cosa davvero utile, l’incremento degli iscritti sarebbe ancora più consistente. Come CNI da tempo stiamo lavorando affinché gli Ordini diventino maggiormente attrattivi nei confronti degli ingegneri. La strada maestra continua ad essere quella del potenziamento dei servizi per gli iscritti quali formazione, certificazione delle competenze, selezione delle migliori offerte di lavoro”.
“Mi fa molto piacere constatare – dice Giuseppe Marotta, Presidente del Centro Studi CNI – che l’incremento degli iscritti all’Albo che si registra nel 2021 è dovuto essenzialmente alla crescita della componente femminile. In un momento come questo, in cui emergono le difficoltà delle donne nel mondo del lavoro, è molto importante che l’ingegneria italiana si mostri così aperta nei loro confronti. Preoccupa, invece, il mancato decollo del ricambio generazionale. Dobbiamo fare tutti uno sforzo in più per avvicinare i giovani laureati in ingegneria alla realtà degli Ordini”.

Cresce la categoria degli ingegneri monosettoriali

Col passare del tempo, si va riducendo progressivamente la quota di ingegneri laureati con il vecchio ordinamento iscritti a tutti e tre i settori e va aumentando quella degli ingegneri “monosettoriali”, laureati secondo il nuovo ordinamento universitario. Considerando che l’iscrizione all’Albo è presa in considerazione soprattutto dagli ingegneri del settore civile ed ambientale, ne consegue un aumento della “polarizzazione” dell’Albo verso tale settore (71,4% degli iscritti della Sezione A).

Componente femminile e iscrizioni all’Albo

Un’ottima notizia è rappresentata dalla componente femminile. Nel 2021 il 16,1% degli iscritti è rappresentato da donne, contro il 15,7% del 2020. Proprio l’incremento di donne ingegnere iscritte all’Albo (+1200) consente al numero complessivo di iscritti di confermare il trend positivo.
Non altrettanto buono il dato sul ricambio generazionale. Gli under 40, infatti, passano dal 25,1% del 2020 al 24,2%. Per contro, gli over 65 aumentano dal 15 al 15,6%. Sono ben 36 gli ingegneri che hanno raggiunto i 100 anni di età!
Il ricambio generazionale cui si è fatto cenno non è tuttavia sufficiente a garantire un adeguato “ringiovanimento” dell’Albo: la quota di iscritti under 40 si riduce infatti progressivamente e a inizio 2021 è pari al 24,2%, a fronte del 25,1% del 2020 e del 26,5% del 2019), mentre, di converso, aumenta quella degli ingegneri con età superiore ai 65 anni (15,6% contro il 15% del 2020). Tra questi, 36 ingegneri (nel 2020 erano 28) hanno raggiunto o addirittura superato la soglia dei 100 anni di età (o lo faranno entro l’anno).

Centro Studi CNI: i dati sulla presenza femminile nei corsi di laurea – agg. 8 marzo 2021

Una rilevazione del CNI sulla presenza delle donne che studiano e operano nel settore dell’ingegneria in Italia fa ben sperare per il futuro proprio nella Giornata internazionalle della Donna.

Il Centro Studi CNI rivela che le presenze femminili nei corsi di laurea ingegneristici sarebbero aumentate del 35% negli ultimi 4 anni: al momento il 28% degli studenti di ingegneria civile e ambientale e di altri corsi di laurea sarebbero donne. Così, anche le iscrizioni all’Albo vedono crescere la presenza femminile: erano poco meno del 10%, mentre nel 2021 sono il 16% degli iscritti (quasi 40.000 donne iscritte all’albo).

Ma quali sono le professioni ingegneristiche più gettonate per la componente femminile? e quale la distanza delle laureate italiane dalle medie europee? Lo studio CNI cerca di risponderea queste domande e, al contempo, mette in luce il divario salariale esistente nel nostro Paese fra lavoratori e lavoratrici e soprattutto la scarsità di adeguate politiche di welfare compensative del gender-pay-gap

Le professioni ingegneristiche in cui le donne primeggiano

Il Centro Studi CNI rileva che le ultime statistiche Eurostat evidenziano per l’Italia una percentuale di laureate nella categoria “Engineering, manufacturing and construction” (una categoria più ampia dei nostri corsi di laurea in ingegneria e che ricomprende anche Architettura) più elevata di molti Paesi con cui siamo soliti confrontarci. Nel 2018 al 13,2% delle laureate in Italia sul totale dei laureati nella categoria “Engineering, manufacturing and construction”, corrispondeva l’11,6%% della Francia, il 10,1% della Danimarca, il 9,2% della Germania e il 6% del Regno Unito.

I dati del Centro Studi CNI attestano che anche in termini di laureate nelle discipline STEM la distanza dell’Italia rispetto ai principali Paesi europei si sta non solo colmando progressivamente, ma è minore se messa a confronto con ciò che si rileva tra gli uomini. Nel 2018 l’Eurostat riporta per l’Italia 12,5 donne laureate in discipline STEM per 1000 abitanti, a fronte delle 11,8 della Germania, delle 8 dell’Olanda, delle 12,4 dell’Austria, delle 16,4 della Francia. Ma se si guarda agli uomini l’Italia registra 18 laureati in discipline STEM per 1000 abitanti, contro i 27,8 laureati per 1000 abitanti in Germania e i 36,5 in Francia.

Donne ingegnere e accesso al mercato del lavoro: il divario salariale

Il vero problema oggi, dunque, non è tanto quello dell’accesso delle donne agli studi ed alle professioni tecnico-scientifici, ma il divario salariale che riguarda sia il lavoro dipendente che quello autonomo, ma che in quest’ultimo assume un aspetto ancora più accentuato.
Per avere un’idea del problema è sufficiente analizzare i dati sui redditi medi dei liberi professionisti che operano nel settore dell’Ingegneria. Nel 2018 a fronte di un reddito medio annuo, secondo Inarcassa, di 34.547 euro, quello degli uomini si è attestato a 37.019 euro e quello delle donne a 20.696, il 56% di ciò che guadagna un uomo. Nel caso degli architetti liberi professionisti la situazione è peggiore, con un reddito medio annuo delle donne pari al 64% di quello degli uomini.

Cosa non funziona nel sistema di welfare a tutela delle donne ingegnere?

Dietro un fenomeno così macroscopico come quello del gender-pay-gap si nasconde un sistema di welfare a sostegno delle lavoratrici inadeguato in Italia, ma che per le donne nel lavoro autonomi si rivela inesistente o gravemente insufficiente. Pur nelle forti trasformazioni sociali intervenute negli ultimi decenni, resta il fatto che l’onere delle cure parentali e di accudimento della famiglia ricadono quasi esclusivamente sulle donne e quando una di esse intende esercitare la libera professione la conciliazione dei tempi tra lavoro e famiglia può rivelarsi in alcuni casi impossibile.

Quali soluzioni per le politiche di welfare a sostegno delle donne?

Ripartire dalla definizione di un quadro organico, realistico ed efficace delle misure di welfare e a sostegno delle lavoratrici appare oggi improcrastinabile. Servono misure capillari e massicce a sostegno delle lavoratrici, con particolare riguardo per quelle che operano nel lavoro autonomo. Serve peraltro in questo percorso un’azione efficace delle Casse previdenziali private, che nella fase acuta della crisi determinata dai lockdown per epidemia da Covid-19 hanno messo in campo certamente alcune risorse, che però si sono rivelate nient’altro che un palliativo.

Le Dichiarazioni del CNI

Donne ingegnere, punta di diamante del Sistema Italia – Zambrano, CNI

“Le donne nell’ingegneria sono la nostra punta di diamante – afferma Armando Zambrano, Presidente CNI –. Con orgoglio assistiamo ad un incremento costante della loro presenza nel nostro settore. Molte donne ingegnere italiane sono un’eccellenza nel campo della meccanica, dell’aerospazio, dell’intelligenza artificiale, della bioingegneria e di molti altri ambiti e sono richieste dalle più prestigiose università, aziende e agenzie internazionali. Questo aspetto si scontra con l’avvilimento del principio delle pari opportunità di cui è prigioniero il nostro Paese, che ha fatto veramente pochi passi in avanti nella costruzione di un sistema di welfare dedicato alle donne ed alla conciliazione dei tempi lavoro-famiglia. Ed il problema appare drammatico ed ingiusto soprattutto tra chi esercita la libera professione. Molte sono state lo scorso anno, nella fase più acuta della crisi, le lettere inviate al CNI da iscritte impossibilitate, pur volendolo, a portare avanti il proprio lavoro per dover accudire i figli. Ma per molte donne questa è la regola, non è l’eccezione dovuta al Covid, perché su di esse ricade il peso delle cure parentali, non potendo contare su nessun vero strumento di welfare che possa definirsi tale e che possa essere paragonato a ciò che accade in gran parte dei Paesi europei vicini a noi. Il CNI dedica l’8 marzo a tutte le donne che, come molte nostre iscritte, si trovano in difficoltà e si batterà più di prima perché le lavoratrici autonome possano godere di un sistema di sostegno più equo e efficace.”

Donne ingegnere: grandi passi avanti nelle discipline STEM, Ania Lopez, Consigliera del CNI

“L’Italia ha ancora molti ritardi da recuperare, ma le donne nelle discipline STEM e nell’Ingegneria in particolare, stanno facendo grandi passi in avanti – afferma Ania Lopez, Consigliera del CNI -. Chiedo di non parlare più dei ritardi nell’accesso delle donne nei settori STEM, questione certamente importante, ma su cui è già in atto un positivo cambiamento. Chiedo, invece, di concentrarci sul vero problema di questo Paese in termini di questione di genere, ovvero sui gravi divari salariali tra uomo e donna che, in comparti avanzati come quelli dell’ingegneria, nel 2021 non dovrebbero neanche esistere. Ma il gender-pay-gap è solo l’elemento rivelatore di un problema più grave, che è la carenza di strumenti a sostegno del lavoro femminile professionale, strumenti che agiscano non una tantum e in fasi di emergenza, come lo scorso anno con il contentino del bonus baby sitter, ma che accompagnino ciascuna lavoratrice nel ciclo di vita dell’accudimento della propria famiglia.”

Redazione InSic

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