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Edilizia residenziale pubblica: non c’è intesa sul riparto risorse

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Le regioni informano della “mancata intesa” sul decreto del ministro delle Infrastrutture relativo al riparto delle risorse destinate al Programma di recupero e razionalizzazione degli immobili e degli alloggi di edilizia residenziale pubblica di proprietà dei Comuni e degli Istituti autonomi per le case popolari comunque denominati.
Se ne è discusso nella Conferenza unificata dell’8 agosto e nei successivi 30 giorni il Governo deve verificare se esistono margini per un recupero dell’accordo con le Regioni sulla proposta del Governo in vista della Conferenza del 6 settembre, che come spiega Giovanni Toti (Presidente della Ligiuria) verte su una tabella di riparto delle risorse allegata al decreto che fa conto di alcune voci diversificate su cui non è stato possibile trovare una definizione per l”intesa.

La posizione delle Regioni
Le Regioni difendono il lavoro svolto finora fatto dai tecnici e dagli assessori, tra cui l’assessore lucano alle Infrastrutture Carmine Miranda Castelgrande e affermano che “le successive proposte di riparto fatte dal Ministero, dopo la presentazione dell’intesa tra le Regioni, ledono il principio di leale collaborazione fra le istituzioni della Repubblica”.
Prossimo dunque un incontro con il Ministro Toninelli, per considerare le eccedenze certificate dalle Regioni quale criterio prevalente da porre alla base del riparto. “La non osservanza dei fabbisogni – secondo la vice presidente Flavia Franconi – va a penalizzare la parte più debole del Paese, aumentando il divario nord- sud. Poiché la povertà assoluta e relativa è nettamente superiore nel sud, ciò lede, come ben sa il Ministro, un diritto fondamentale costituzionalmente riconosciuto, quale è il diritto alla casa”.

La replica del MIT
Sulla questione si è espresso anche il ministro Toninelli che relativamente ai 321 milioni dedicati all”edilizia residenziale pubblica ha affermato di non voler togliere “soldi a nessuno. Siamo pronti a un accordo su criteri che premino la reale capacità di utilizzo dei fondi. I 30 giorni decorrono da oggi e le Regioni hanno tempo fino al 6 settembre per arrivare a un accordo in Conferenza unificata con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, rappresentato al tavolo dal sottosegretario Edoardo Rixi“.
Il Mit ha inoltre precisato che “non c’è stata alcuna decurtazione delle risorse e, anzi, il ministero ribadisce il massimo impegno affinché si possa procedere a erogarle al più presto. Questo dicastero non ha accettato lo schema cosiddetto “80-20”, ma viene incontro ai governatori e, difatti, non mette sul tavolo una proposta alternativa da prendere a scatola chiusa né ha imposto un’altra data per una nuova Conferenza unificata da qui al 6 settembre. Tuttavia – prosegue il Mit – il riparto su cui le Regioni avevano trovato un’intesa preliminare presenta dei grossi problemi che rimandano alle gestioni precedenti e che il Governo del cambiamento vuole assolutamente risolvere, imprimendo un nuovo indirizzo all’utilizzo dei fondi. Diverse Regioni hanno aggiornato le liste del loro fabbisogno in maniera difforme da quanto prevedeva il decreto dell’ottobre 2015, gonfiandone così l’entità a discapito delle Regioni che invece avevano seguito alla lettera le prescrizioni normative. E laddove, infatti, le regole prevedevano variazioni alle liste solo se opportunamente motivate, in troppi casi abbiamo riscontrato la totale mancanza di informazioni pur basilari sui progetti. Per questo motivo quelle liste non possono essere considerate un buon punto di partenza, spiega il Mit. Per quanto riguarda i fondi stanziati con il decreto del marzo 2015, abbiamo inoltre riscontrato – evidenzia il Mit – come molte Regioni non abbiano ancora provveduto a concludere gli interventi coperti dal Ministero in precedenza. Solo cinque enti, giusto per dare un riferimento, si trovano oggi sopra la pur magra soglia del 25% per quanto riguarda il completamento delle riqualificazioni degli alloggi finanziate oltre tre anni fa. E questo non è accettabile. Come dicastero, quindi, abbiamo avanzato una proposta, peraltro flessibile e con opzioni di compromesso, per ripartire i fondi utilizzando, almeno parzialmente, gli stessi criteri del decreto del 2015 (numero alloggi Erp e popolazione residente in affitto), già approvati all”unanimità anche dalle Regioni. Il Mit – puntualizza – non vuole togliere niente a nessuno. Conosciamo le situazioni di carenza in termini di edilizia popolare, in particolare al Sud ma non solo. Siamo, anzi, certi che gli alloggi di edilizia residenziale pubblica delle Regioni che oggi dissentono, abbiano un gran bisogno, come tutti gli altri, di interventi di ristrutturazione. Tuttavia, sarebbe opportuno che prima di chiedere altri soldi allo Stato i governatori si impegnassero a completare gli interventi già finanziati”.

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Redazione InSic

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