Un’edilizia a zero emissioni deve rimettere in discussione molti assunti e in questo la conoscenza assume un ruolo decisivo. Ma il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici non si otterrà solo attraverso il calcolo delle prestazioni di quelli nuovi costruiti con soluzioni integrate fra loro per meglio favorire il risparmio energetico. Ci dovrà essere anche un rinnovo degli edifici più energivori.
La direttiva sull’efficientamento energetico Case Green è stata adottata da Parlamento e Consiglio il 12 marzo 2024.
Per avere chiarezza, abbiamo coinvolto Fabrizio Capaccioli il presidente di Green Building Council Italia (GBC Italia) e Ilaria Bertini, Direttore del Dipartimento Unità Efficienza Energetica ENEA.
Nell'articolo
Direttiva Case verdi e obiettivi europei per il clima
Cosa rende questa direttiva così importante per il raggiungimento degli obiettivi climatici europei?
Ilaria Bertini evidenzia che Il limite massimo di consumo di energia nell’unione non deve andare oltre i:
- 763 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) di energia finale
- 993 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) di energia primaria.
La riduzione è considerata necessaria e determinante per contrastare i cambiamenti climatici. Evidenzia Capaccioli che la Direttiva serve a rafforzare l’azione di riduzione dell’impatto ambientale degli edifici in tutti gli Stati membri, seppur con modalità differenti da Stato a Stato. Azioni che, entro il 2050, dovrebbero portare l’Europa ad essere il primo continente ad emissioni quasi zero.
Direttiva Case Green: tempistiche e attuazione
Per applicare la Direttiva Green, prima di tutto, sarà necessario:
- ridurre il fabbisogno degli edifici;
- efficientare i sistemi energivori;
- incrementare le fonti di energia rinnovabili.
Gli immobili dovranno essere:
- in classe E entro il 1º gennaio 2030;
- in classe D entro il 1º gennaio 2033.
Secondo Capaccioli “non sarà certo facile e molti saranno gli ostacoli che dovranno affrontare internamente i legislatori nazionali per far fronte ad una sfida di proporzioni enormi, basti guardare al parco immobiliare del nostro Paese”.
Il calcolo emissioni secondo la Direttiva EPBD
La Direttiva EPBD4 introduce, per le nuove costruzioni a partire dal 2027, il calcolo del Global Warming Potential.
Capaccioli chiarisce che si tratta di un indice da inserire nell’ attestato di prestazione energetica. Il parametro deve contemplare tutte le emissioni di carbonio del ciclo di vita dell’edificio, con una metodologia di calcolo basata sul Life Cycle Assesment (LCA).
“Proprio per far fronte alla necessità di nuove competenze in materia, GBC Italia, ha sviluppato corsi specialistici sul LCA, occupandosi di elaborare una metodologia di calcolo delle emissioni sull’intero ciclo di vita e collaborando alla creazione della banca dati nazionale Arcadia dei materiali coordinata da ENEA. Tra gli elementi più innovativi della Direttiva, a mio avviso, c’è l’attenzione attribuita dalle valutazioni ad una visione olistica sul tema e l’introduzione di aspetti economici e sociali”.
Per Ilaria Bertini, una delle innovazioni più importanti della nuova Energy Efficiency Directive (EED 3 – la Dir. EU/2023/1791) è l’introduzione di obblighi speciali ai centri dati.
Entro il 15 maggio 2024 e successivamente ogni anno, gli Stati Membri devono richiedere ai titolari e agli operatori di centri dati sul loro territorio (con una domanda di potenza installata di almeno 500 kW) di divulgare informazioni specifiche quali:
- ubicazione del centro dati;
- superficie coperta;
- potenza installata;
- traffico dati annuali in entrata ed in uscita;
- quantità dati conservati e trattati;
- consumi energetici;
- parametri di temperatura,
- utilizzo del calore di scarto e dell’acqua ed energia rinnovabile.
“Queste informazioni, chiarisce Bertini, verranno poi raccolte e pubblicate a livello europeo in un database”.
Efficientamento edilizio: i dati, la percezione e sensibilità verde
Che percezione e dati ha GBC Italia sull’ interesse e consapevolezza nel ritenere necessari lavori di efficientamento del proprio immobile?
Al momento, nel nostro Paese, 11 milioni di abitazioni (74%) rientra in classe energetica E, F o G, quindi, non in linea con i parametri imposti dalla nuova Direttiva EPBD. Affinché l’adeguamento delle abitazioni non sia un sia visto come una scure, è necessario essere tra la gente. Per questo motivo abbiamo voluto commissionare all’Istituto di ricerca EUMETRA, diretto dal Prof. Renato Mannheimer, una ricerca demoscopica: “Edifici sostenibili: la percezione degli italiani”.
Otto italiani su dieci (78% degli intervistati) oggi si dimostrano particolarmente consapevoli e sensibili alle tematiche di sostenibilità a partire dall’ambiente costruito. Un dato che mette in evidenza il riconoscimento del ruolo attivo attribuito all’edilizia rispetto alla sostenibilità ambientale. Inoltre, il 66% dei cittadini italiani coinvolti nell’indagine, ritiene necessario sostenere interventi mirati ad efficientare il proprio immobile, esprimendo una convinta posizione a guardare con concretezza ai temi del vivere sostenibile. Per farlo, ben l’89% troverebbe di aiuto avere una guida e indicazioni per procedere in questa direzione, in adeguamento anche alle normative europee; ampia è la condivisione nel ritenere necessaria l’azione svolta da un soggetto indipendente nel certificare la qualità del lavoro svolto.
Il protocollo energetico ambientale LEED: cos’è e a cosa serve
In che modo il protocollo energetico ambientale LEED supporta proprietari e gestori di edifici a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità al 2030 e 2050? Ci sono dati concreti conseguenti all’ adozione dei vostri sistemi che riguardano concretamente la riduzione di impatti?
A giugno GBC Italia ha presentato il primo Impact Report sull’edilizia sostenibile certificata, redatto in collaborazione con The European House Ambrosetti.
Emerge che in Italia lo stock di edifici certificati con i rating delle famiglie LEED e GBC Italia al 2023 ha garantito un valore economico di 111 milioni di euro grazie a :
- un risparmio di 330 mila tonnellate di scarti edilizi;
- riduzione 170 mila tonnellate di CO2;
- riduzione 1,3 miliardi di litri d’acqua potabile.
È, inoltre, di questi giorni la diffusione da parte del U.S.GBC della consueta classifica mondiale dei 10 Paesi – al di fuori degli USA che detengono il primato mondiale – con il maggior numero di edifici certificati LEED- L’Italia è all’ottavo posto e l’unico Paese europeo presente nel ranking insieme alla Spagna. Non solo non abbiamo arretrato, ma abbiamo confermato la consapevolezza del ruolo fondamentale del patrimonio immobiliare nel contrastare il cambiamento climatico. Nel corso del 2023, in Italia sono stati certificati 135 progetti LEED, che coprono una superficie totale di oltre 1,93 milioni di metri quadrati lordi.
“Tuttavia, il nostro obiettivo rimane quello di migliorare ulteriormente la nostra posizione in classifica, non certo per metterci una medaglia al petto, ma perché non possiamo accontentarci dei risultati raggiunti. Puntiamo a traguardi sempre più ambiziosi, a cominciare dalla diffusione più ampia e accessibile delle certificazioni di sostenibilità degli edifici. Questo per garantire un benessere sempre maggiore per chi vi abita. Va detto e, ne siamo consapevoli, che c’è una grande disomogeneità nel nostro Paese rispetto all’urgenza della trasformazione del costruito secondo metriche e criteri sostenibili.
Si tratta, come mi ritrovo spesso a considerare, fondamentalmente di una rivoluzione e di una contaminazione culturale che deve ancora, per buona parte, avvenire. Noi ci stiamo impegnando, tra le altre azioni, potenziando la forza e il potere dei chapter territoriali dell’Associazione, rafforzando le azioni, il supporto e il coordinamento. Sono convinto che solo un’azione capillare può portare al vero cambiamento. I traguardi delle grandi città servono a far parlare degli obiettivi, ma bisogna arrivare ai 7901 comuni italiani per fare la differenza”, spiega Fabrizio Capaccioli.
Edifici storici ed efficientamento energetico: problematiche e soluzioni
Il nostro patrimonio edilizio, soprattutto nelle città storiche e nei borghi, è composto da edifici storici o comunque che richiedono interventi molto complessi per arrivare al conseguimento degli obiettivi stabiliti. Servono finanziamenti consistenti e molte competenze.
Che cosa ne pensa GBC su questo punto? Quali sono le sue indicazioni o suggerimenti? Perché un conto è mettere “a norma” un edificio costruito ex novo, un conto è portare a una certificazione sostenibile un edificio storico o un palazzo del centro.
In Italia oltre il 30% degli asset immobiliari risale a prima del 1940. Molti immobili, in vista dell’attuazione della Direttiva, potrebbero cedere l’attuale valore di mercato se non adeguatamente ristrutturati. Al momento, nel nostro Paese, 11 milioni di abitazioni (74%) rientra in classe energetica E, F o G, quindi, non in linea con i parametri imposti dalla nuova Direttiva.
“Dobbiamo procedere con progressività e cautela, in maniera strutturale e non con i soliti incentivi spot. Anche la finanza, oltre che il decisore pubblico, deve fare la sua parte. Gli investitori, inclusi quelli con grandi patrimoni, stanno sempre più esprimendo una crescente preoccupazione per le questioni ambientali, sociali e di governance (ESG). Le istituzioni finanziarie rispondono a questa domanda fornendo prodotti e servizi finanziari che integrano criteri sostenibili”.
Quanto alla conoscenza e alla realizzazione degli interventi secondo il Presidente GBC Italia,
“il tema del raggiungimento capillare dei cittadini e del paniere delle loro esigenze è fondamentale in questa fase. Intendo dire che i temi della sostenibilità in edilizia non devono diventare un boomerang sociale ed economico. Sono profondamente convinto che per realizzare una sostenibilità davvero in grado di cambiare la realtà che viviamo, sia necessario far sì che tutti possano beneficiare degli strumenti che ci sono e che, ad esempio, GBC Italia mette a disposizione, attraverso un vero e proprio processo di democratizzazione dei protocolli.
Si tratta, come mi ritrovo spesso a considerare, fondamentalmente di una rivoluzione e di una contaminazione culturale che deve ancora, per buona parte, avvenire. La priorità è non solo continuare nell’opera culturale che stiamo mettendo in campo, ma darci l’ambizioso, quanto necessario obiettivo, di fare in modo che a fianco ai temi ambientali, sia sempre più il benessere delle persone al centro delle strategie sostenibili a tutti i livelli”.
Come rendere le nostre case (più) green?
Chiediamo alla nostra referente di ENEA Ilaria Bretini, cosa possiamo fare noi cittadini per contribuire a rendere le nostre case più green?
Ci risponde che si devono eseguire opere di efficientamento sull’edificio e all’interno delle unità immobiliari. In generale, quando si decide di procedere alla riqualificazione energetica di un edificio per renderlo altamente performante, si devono prendere in considerazione i seguenti elementi chiave:
- Involucro ad alte prestazioni energetiche;
- Finestre e daylighting;
- Impianti di climatizzazione e ventilazione;
- Illuminazione e sistemi elettrici;
- Sistemi alimentati ad energia rinnovabile;
- Sistemi di Supervisione e controllo.
Come aggiornarci per consumare meno?
L’ENEA, nel suo ruolo di Agenzia nazionale per l’efficienza energetica, ha avviato #ItaliainClasseA.
È una Campagna Nazionale di informazione e formazione che mira a far conoscere l’importanza del risparmio, dell’efficienza energetica e fornire gli strumenti e le opportunità per realizzarli. Il sito della Campagna informativa https://italiainclassea.enea.it/kit-di-informazione rende disponibili prodotti digitali e guide pratiche per rendere più green la propria casa come ad esempio un pratico manuale: OIKIA – Meno CO2 Dalla tua casa per una nuova cultura dell’efficienza energetica.
Storica, specialista in gestione della conoscenza e comunicazione e formazione. Parte sempre dalla catalogazione di fonti autorevoli per ottenere dati e informazioni attuali che poi rielabora per offrire articoli e saggi a prevalente valenza tecnica e ambientale. Conta su un ampio raggio di relazioni maturate in ambito tecnico, scientifico, aziendale e istituzionale che avallano i suoi contenuti e forniscono spunti per ulteriori approfondimenti. Mette a disposizione la sua esperienza per sviluppo progetti di disseminazione e docenze in comunicazione aziendale, relazioni esterne e knowledge management