Nuovo Codice Appalti: tra gestione del rischio e rilancio delle costruzioni

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L’ISTAT ha pubblicato i dati dell’edilizia in Eurozona: anche nel 2015 il settore chiude in negativo (-1,0%) dopo anni di crollo verticale. In Italia il calo della produzione è stato del’1,9%, anche se la decelerazione è diminuita rispetto agli anni precedenti. Ma il 2016 potrebbe essere l’anno della svolta, grazie ai provvedimenti adottati dal Governo e, in particolare alle “misure contenute nel disegno di Legge di Stabilità” che assumono un ruolo sicuramente chiave per la ripresa del settore.

La nuova normativa, però si deve affiancare a un cambio di mentalità, che porti alla gestione positiva di diversi fattori, come l’analisi del rischio, per garantire uno sviluppo più reale e duraturo del sistema delle costruzioni. Questi i temi trattati durante il convegno “La gestione del rischio nel settore costruzioni come strumento per tempi e costi certi” organizzato dal settore costruzioni AICQ e dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma con il supporto del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Un altro input per il rilancio del settore potrebbe essere dato anche dal Nuovo Codice degli Appalti, da intendere come una rivoluzione copernicana come ha affermato Raffale Cantone, Presidente ANAC, nel suo intervento al convegno. Cantone ha sottolineato che il rischio corruzione è un macigno sul Paese, dove non si investe.
Il Nuovo Codice proverà a lavorare di più sulla fiducia da dare a imprese e a P.A.. Si è visto, tramite l’esperienza passata, che un codice altamente dettagliato non risponde alle esigenze di crescita della nazione. Il Codice, ha continuato Cantone, parlerà per la prima volta anche di qualificazione della Pubblica Amministrazione. Infatti, bisogna riappropriarsi del concetto di competenze, poiché tutti non possono fare tutto. Cantone ha introdotto il “rischio di reputazione”, inteso come la sanzione più “proficua” da infliggere a qualcuno che lavora male. Il Paese deve tornare a progettare, perché, come ha affermato sempre il Presidente ANAC , “un Paese che non innova è un Paese destinato a fallire”.

I rischi nel settore costruzioni possono determinare il successo o l’insuccesso di un’organizzazione. Questi possono essere di diversa natura e rilevanza. Quelli più “scontati” sono i rischi tecnici ed economici. Ma oltre a questi vi sono anche quelli così detti “politici”, come l’affossamento di un progetto, anche in corso di attuazione per “cambi di rotta delle amministrazioni” o a causa di iniziative di cittadini e associazioni contrari alla realizzazione dell’opera. L’insieme dei rischi si può eliminare o quantomeno contenere tramite più strumenti, con da un verso “nascita” di Stazioni appaltanti reamente qualificate, e dall’altra anche, come affermato dal Presidente del Settore Costruzioni AICQ Santoncito, con mezzi più tecnici quali la validazione dei progetti e l’applicazione dei criteri promossi dalla revisione della ISO 9001 del 2015, che introduce nuovi sistemi qualitativi per le aziende. In Italia, e questo è un dato positivo, sono quasi 30 mila le organizzazioni nel settore delle costruzioni certificate per i sistemi di gestione per la qualità.

“La gestione del rischio si deve basare– ha affermato Carla Cappiello, Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Roma- su un duplice livello di incertezza: un’ incertezza sui parametri di processo, che nasce da una complessità organizzativa, tecnica e culturale, data dall’intervento di numerosi e diversi operatori; un’incertezza sulla possibilità di fornire una chiara definizione degli obiettivi di processo, influenzati in maniera importante dal complesso rapporto che lega l’opera al contesto nel quale si inserisce.” Ha continuato Cappiello “Chi gestisce i processi edili deve acquisire una capacità di prevedere il ruolo dell’incertezza sui risultati e in base a tale valutazione assumere delle azioni che semplicemente proteggano dagli esiti negativi e espongano il processo alla possibilità di intercorrere in esiti positivi.”

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Redazione InSic

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