Organizzazione del cantiere in sicurezza: il modello secondo UNI 10756:1998

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La norma UNI 10756:1998 fornisce un modello di organizzazione del cantiere riferito alla costruzione di un’opera puntuale, la costruzione di un edificio isolato probabilmente di civile abitazione, all’interno di un lotto di rilevanti dimensioni (si può presupporre sia delle dimensioni di mezzo ettaro circa), in un contesto ambientale urbano o suburbano non ben definito (molto probabilmente una zona di espansione).
Il modello prende in esame una fase particolare della vita del cantiere, quella della realizzazione delle strutture in conglomerato cementizio armato in elevato, e considera tutte le risorse necessarie al lavoro, allocandole secondo logica anche prevenzionistica nel sito.
Vediamo come organizzare le informazioni presenti nel Modello.

UNI 10756:1998 – la costruzione del layout modello: quali zone individuare?

Il modello, pur nei limiti tipologici ed ambientali sopraindicati, può fornire uno strumento di base utile ad analizzare gli aspetti metodologici di organizzazione del cantiere in genere. Proprio sotto tale aspetto si procederà alla ricostruzione logica del “layout modello” con l’unica differenza di sostituire la gru a torre rotante in alto e traslante su binari, con una gru a torre rotante in alto in postazione fissa, soluzione più usuale nei nostri cantieri.
Nel layout modello è possibile cogliere le seguenti zone:
Zona centrale: è la zona operativa in cui avviene l’attività del costruire;
Zona di supporto interna: è la zona prossima alla zona centrale dove normalmente opera la gru a torre e sono allocate le aree di carico e scarico materiali, servite dalle strade temporanee di cantiere;
Zona di supporto esterna: è la zona sempre alla portata delle gru a torre dove sono allocati gli impianti di produzione interni al cantiere (centrale di betonaggio, falegnameria di cantiere, approvvigionamento e preparazione ferri), servite dalla rete viaria temporanea di cantiere;
Zona neutra: è la zona in genere fuori della portata della gru dove sono allocate le unità logistiche dei servizi di cantiere, i parcheggi, i depositi temporanei dei rifiuti, i depositi temporanei delle terre di scavo, i box per il deposito di prodotti pericolosi, ecc..

UNI 10756:1998: costruzione del layout modello, dove porre le attrezzature?

Nella costruzione del layout, il primo passo ? indiscutibilmente fondamentale è quello di collocare l’attrezzatura intorno alla quale ruotano le attività di cantiere: l’apparecchio di sollevamento dei materiali.
La sua scelta dipende dall’estensione dell’opera a cui è asservita e dalla caratteristica dei carichi da trasportare; mentre la sua ubicazione è fortemente influenzata dalle condizioni al contorno (edifici circostanti, alberi di alto fusto inamovibili, altri cantieri, linee elettriche aeree, altri ostacoli aerei).
Qualora non vi siano impedimenti, la scelta dell’ubicazione dell’apparecchio in cantiere segue semplicemente la regola tecnica di essere baricentrico rispetto alla zona centrale e alle zone di supporto (corrispondenti alle zone di supporto interne ed esterne precedentemente definite), in modo tale che i cicli di sollevamento/calo e trasporto dei materiali siano minimizzati.
Naturalmente nel fare ciò bisogna tener presente della riduzione dell’area di sedime della gru a torre ad opera di eventuali scavi di sbancamento per la creazione di piani interrati dell’opera da realizzare (Figura 4) e della conseguente necessità di mantenere una distanza minima di sicurezza dal fondo dello scavo (almeno 1,5 volte la profondità dello scavo).

UNI 10756:1998: costruzione del layout modello, come organizzare le zone operative interne ed esterne

Il passo successivo è quello di organizzare le zone operative interne ed esterne precedentemente definite.
Nel fare ciò è necessario tener presente gli spazi di ingombro e d’uso delle attrezzature, ad esempio, una centrale di betonaggio può aver bisogno di uno spazio di 14mx14m, nonché le adeguate dimensioni delle aree di deposito degli approvvigionamenti (ponteggi, travetti, pignatte, puntelli per solai, ecc.) e dei semi lavorati in cantiere (tavole a misura di carpenteria o casseri prefabbricati, ferri preparati in cantiere, ecc.).
Le estensioni delle aree di deposito all’aperto possono essere calcolate nel seguente modo:
D = (N ° S) * k
Dove: D è lo spazio necessario per l’immagazzinamento del materiale (in m2); N è il numero dei pacchi confezione (n); S è la superficie di appoggio per confezione (m2/n); k è il fattore di correzione dell’area per l’accesso e la manipolazione dei materiali (k>1).

UNI 10756:1998: costruzione del layout modello, le reti viarie

Naturalmente le ipotesi di allocazione delle risorse principali di cantiere effettuate sinora hanno senso solo se è possibile collegarle, ai fini dell’approvvigionamento dei materiali, mediante una rete viaria provvisoria interna al cantiere, che ha origine da un punto di accesso ben definito (anche più di uno se necessario e possibile), scelto con grande attenzione al fine di evitare interferenze con la viabilità esterna.
In via preferenziale, quando ciò è realizzabile, è preferibile distinguere l’accesso dall’uscita degli automezzi. Ciò consente di realizzare una viabilità temporanea interna al cantiere a corsia unica, senza necessità di creare pericolose aree di inversione di marcia.
Il fondo delle strade temporanee di cantiere, salvo non coincidano con quelle definitive, deve essere consolidato con ghiaia, cemento o in alcuni casi con pannelli prefabbricati.
Particolare attenzione si dovrà porre nella definizione dei percorsi pedonali degli operatori del cantiere e degli avventori, nonché delle vie di esodo fino al raggiungimento del luogo sicuro, interno o esterno al cantiere, da utilizzare in caso di emergenze.
Se possibile, si dovranno distinguere i percorsi degli automezzi da quelli pedonali e quando ciò non fosse possibile è necessario dimensionare adeguatamente la carreggiata e proteggere, o almeno delimitare, il percorso pedonale.

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Organizzazione del cantiere in sicurezza. Cenni metodologici
Giuseppe Semeraro
Ambiente&Sicurezza sul lavoro n.6/2020

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