Pagamento debiti PA: il parere delle Regioni

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La Conferenza delle Regioni ha elaborato una serie di emendamenti al provvedimento sul pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione varato dal Governo: il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 35/2013: “Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento dei tributi degli enti locali”.

Gli emendamenti sono stati presentati, in sede di Audizione, alla Camera dei Deputati nella Commissione speciale per l’esame degli atti di Governo, e al Governo in sede di Conferenza Unificata.
Nel Parere, (di cui suggeriamo la lettura integrale sul sito delle Regioni) si sottolinea che la difficile situazione economica e l’incerta evoluzione del contesto istituzionale e finanziario richiedono un incisivo impegno di tutti gli enti coinvolti nel risanamento dei conti pubblici
Le Regioni ritengono sia necessario individuare percorsi, anche innovativi e negoziali che consentano di utilizzare incisivamente gli strumenti esistenti nel quadro unitario della finanza pubblica. Appare evidente che il risanamento dei conti pubblici non possa prescindere da una contemporanea crescita economica cui contribuire attraverso la sinergia delle risorse, anche marginali, attribuite alla responsabilità degli enti territoriali.
In questo contesto, scrivono le Regioni, appare condivisibile operare anche nell’ambito dei limitati e compressi spazi del Patto di Stabilità Interno tali da valorizzare le best practices territoriali sia in termini di riconoscimento della virtuosità nella gestione delle risorse pubbliche sia per porre in risalto le capacità negoziali che il territorio stesso ha manifestato.

Secondo gli Enti locali occorre “rendere compatibili i sistemi e le procedure previsti dalla legislazione vigente con quelli introdotti dal decreto-legge con particolare riferimento alle esigenze di interrelazione fra i piani di rientro delle Regioni in disavanzo per la spesa sanitaria ovvero dai programmi di stabilizzazione finanziaria intrapresi da talune Regioni con riferimento alle altre spese e la gestione della liquidità derivante dall’utilizzo degli strumenti stabiliti nello stesso decreto così da non allentare l’efficacia prodotta dai predetti programmi di razionalizzazione della spesa”.

Si dovrebbe pertanto rendere virtuoso, a livello nazionale l’utilizzo della liquidità del sistema in maniera da non discriminare in ordine a livello istituzionale debitore e alla collocazione territoriale del debito.

Le Regioni ritengono necessario “re ingegnerizzare” i processi di regolazione dei flussi finanziari di cassa dal Governo centrale agli enti territoriali, dalla delicata dimensione costituita dalla spesa sanitaria fino alla attenzione da dedicare alle risorse assegnate ai Comuni delle Regioni a Statuto ordinario confinanti con quelle a Statuto speciale affinché lo sforzo di sistematizzazione dei debiti della Pubblica amministrazione avviato con questo decreto non venga vanificato dall’attuale quadro procedurale e normativo che ha prodotto le criticità.

Redazione InSic

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