L’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha pubblicato una Segnalazione con la quale intende segnalare taluni fenomeni distorsivi presenti nel sistema di qualificazione per i lavori, relativi alla struttura organizzativa delle Società Organismo di Attestazione (di seguito SOA), al fenomeno delle cessioni e degli affitti fittizi di azienda e all’utilizzo di certificati di esecuzione lavori (Cel) emessi da privati, posti in essere per conseguire diverse e più alte qualificazioni, indicando anche possibili interventi legislativi correttivi.
Nella Segnalazione l’AVCP ha anche indicato le modifiche del D.Lgs. 12 aprile 2006, n. 163 (Codice Appalti) e del Regolamento di Attuazione, D.P.R. n. 207/2010 che si rendono necessarie per superare gli elementi di criticità evidenziati dal Consiglio di Stato nel Parere consultivo n. 3014, del 26 giugno 2013, sempre con riferimento al sistema della qualificazione nel settore dei lavori.
Si tratta di criticità già note all’Autorità, che le ha anche segnalate al Governo e al Parlamento e che, sono state in parte superate grazie all’introduzione del D.P.R. n. 207/2010, e con il rafforzamento dei poteri di vigilanza della medesima Autorità.
L’Authority constata che l’azionariato della maggior parte delle SOA ha un carattere prevalentemente familiare, e ciò non sembra soddisfare un ambiente societario che richiederebbe spiccate caratteristiche imprenditoriali; inoltre, il reddito di molti soci non sembra coerente con la natura di sottoscrittori di azioni, destando il sospetto che si faccia ricorso ad intestazioni fiducarie. Secondo l’Authority si dovrebbe quindi intervenire sul dettato normativo con un allargamento delle compagini sociali delle SOA, in quanto il prevalente sistema di conduzione familiare avrebbe di fatto impedito lo sviluppo di maggiori dimensioni che appaiono invece necessarie alla struttura del mercato delle imprese, in continua evoluzione.
Ulteriori indicazioni riguardano poi l’organico delle SOA ma soprattutto l’attenzione della PA si è concentrata sulle cessioni o affiti di azienda o di ramo d’azienda, configurate in alcuni casi, non come normali opportunità di crescita delle imprese, ma come espediente utilizzato dagli operatori economici per evitare l’espulsione dal mercato degli appalti pubblici, in quanto privi dei requisiti di cui agli artt. 38 e 48 del Codice, o per acquisire strumentalmente la qualificazione per contrarre con la P.A.
Quanto invece alle certificazioni rilasciate da privati in occasione di esecuzione di lavori (c.d. CEL), per evitare che si utilizzino attestazioni false difficilmente verificabili, l’AVCP richiedeun modifica normativa che subordini la possibilità, per le imprese, di spendere le certificazioni private ai fini della qualificazione solo quando sono accompagnate da dichiarazione sostitutiva di atto notorio ai sensi dell’art. 47 DPR 445/2000 rilasciata dal direttore dei lavori che attesti l’avvenuta esecuzione a regola d’arte, assumendo la responsabilità di tale dichiarazione. Ciò appare invero una garanzia di veridicità più forte della semplice apposizione di sottoscrizione, da parte del direttore dei lavori, al certificato rilasciato all’impresa già prevista dall’art. 86 comma 7. Inoltre, sostiene l’Authority, per il caso in cui la dichiarazione si rivelasse falsa, potrebbe essere altresì prevista la possibilità per l’Autorità di aprire un procedimento sanzionatorio nei confronti del tecnico medesimo, procedimento che può condurre all’annotazione sul Casellario, con conseguente impossibilità, per il soggetto sanzionato, di partecipare ad affidamenti pubblici di servizi professionali per il periodo di tempo indicato, oltre alla segnalazione alla Procura della Repubblica.
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