Presentata alla Camera la Relazione annuale dell’Autorità Nazionale anticorruzione (Anac) al Parlamento: una fotografia del mondo dei contratti pubblici in Italia in un momento cruciale, quello dell’attuazione del PNRR (coi conseguenti rischi di infiltrazioni della criminalità) successivo al difficile periodo raccontato dalla Relazione Anac 2020 durante l’emergenza covid-19.
Tanti i temi e le istanze: non solo la lotta alla corruzione ed i suoi rimedi (le tecnologie informatiche, i controlli digitali preventivi e l’incrocio dei dati) ma anche la necessità di maggiore semplificazione e trasparenza nella Pubblica amministrazione; la richiesta di efficienza negli acquisti pubblici in Italia riducendo e qualificando le stazioni appaltanti.
Ecco di seguito un sunto dei passaggi più significativi e le soluzioni proposte ai temi cruciali per il settore dei contratti pubblici: tutti i documenti e le relazioni di approfondimento sulla Relazione sono disponibili sul sito ANAC.
Nell'articolo
Rischio corruzione: controlli digitali e incrocio di dati
Sul fronte corruzione, il Presidente ANAC Giuseppe Busìa ha sottolineato che l’arrivo dei 250 miliardi di fondi europei e l’avvio degli appalti porta con sé un maggiore rischio di corruzione e di infiltrazioni criminose nel nostro Paese.
Quali rimedi?
Il Presidente rimarca l’utilizzo in modo innovativo delle tecnologie informatiche, con l’incrocio dei dati nella Banca Dati, che contiene oltre 60 milioni di appalti e tutte le informazioni sulle imprese appaltanti: controllo digitale preventivo, monitoraggi, amministrazione trasparente.
Corruzione: non basta il diritto penale
In un passaggio il Presidente ha confermato che occorrono armi nuove contro la corruzione: “non possiamo pensare di lottare, prevenire, eliminare o ridurre la corruzione esclusivamente con le norme penali. Il diritto penale è l’estrema ratio, va bene in alcuni casi. Ci dobbiamo occupare di tutti gli ambiti in cui il diritto penale non arriva. È questo il compito principale di Anac”.
Serve quindi l’inserimento in Italia della normativa europea sulla concorrenza e puntare sulla trasparenza perché non si può non avere una legge per prevenire la corruzione, o una pluralità di strumenti non sono solo quelli penalistici “ma quelli che servono a creare buona amministrazione, trasparenza nell’amministrazione pubblica, disposizioni sul whistleblowing, sul conflitto di interessi, che evitino commistioni improprie tra politica e amministrazioni”.
Corruzione in Italia: a che punto siamo?
Secondo i dati ANAC, il nostro Paese ha scalato dieci posizioni nella classifica di Transparency International: nel 2021 l’Italia è al 42° posto su una classifica di 180 paesi, salendo di 10 posizioni rispetto al 2020 (era al 52° posto).
Semplificazione: meno oneri di pubblicazione e un Portale sulla Trasparenza
Sul fronte semplificazione delle procedure, ANAC propone di semplificare gli oneri di pubblicazione soprattutto per gli enti pubblici di minori dimensioni. In vista la realizzazione del Portale Unico della Trasparenza, contenente le informazioni essenziali sull’attività di tutte le pubbliche amministrazioni italiane, aperto alla partecipazione di tutti i cittadini.
“Troppi adempimenti, troppe leggi spesso scritte male, troppe complicazioni burocratiche frenano il Paese e rendono estremamente difficoltosa la vita quotidiana delle persone, delle imprese e delle amministrazioni pubbliche”.
Efficienza PA: si parta dalla qualificazione di stazioni appaltanti e committenze
Busia rilancia la necessità di maggiore efficienza della Pubblica Amministrazione, perché dice, serve una profonda riforma e qualificazione delle stazioni appaltanti e delle centrali di committenza, “che è peraltro uno degli obiettivi strategici nel Pnrr”, spiega.
Perché la PA è inefficiente?
Quali sarebbero le cause dell’inefficienza? Secondo ANAC tra le cause c’è la scarsa professionalizzazione di chi acquista, e l’eccessiva dispersione dei soggetti acquirenti in un numero altissimo e non funzionali di stazioni acquirenti.
Inefficienza della PA: le azioni di contrasto
ANAC si propone di continuare ad individuare i criteri per la qualificazione delle stazioni appaltanti, delineando aspetti di qualità, efficienza, professionalizzazione, che portino ad un accorpamento della domanda, e ad una riduzione conseguente del loro numero. In che modo? Individuando chi è in grado di fare acquisti per dimensioni e capacità professionali, e spingendo gli altri ad accorparsi, o a rivolgersi a quelle in grado di farlo.
“Oggi in Italia esistono più di 39.000 stazioni appaltanti e centrali di committenza, con oltre 100.000 centri di spesa, dove ciascuno bandisce gare e gestisce appalti, pur senza averne le competenze economiche, informatiche e dimensioni operative di scala per spuntare prezzi favorevoli e svolgere le gare al meglio per l’interesse pubblico”.
Affidamenti e Legge Delega Appalti
Il Presidente si sofferma anche sulla recente legge delega di riforma del Codice dei Contratti di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi:
“La legge delega per il nuovo Codice degli Appalti dovrà traghettare verso un quadro normativo chiarificato, in cui si auspica che siano abbandonati taluni eccessi dettati dalle finalità della normativa emergenziale, dando nuovo impulso alla concorrenza e alla migliore gestione e spesa del denaro pubblico. A maggior ragione considerando che il settore dei contratti pubblici nel 2021 ha visto una crescita con un aumento della spesa pubblica – registrato nel 2022 – pari a 199,4 miliardi di euro”.
Affidamenti: Busia, occorre tornare alla gara aperta
Il Presidente riporta anche gli effetti dei decreti “Semplificazione”, sul piano delle gare; nel 2021 si è registrato un notevole aumento di affidamenti diretti: le procedure aperte indette nel 2021 sono state circa il 18,5% delle procedure totali mentre nel 37,1% e nel 37,6% dei casi (per un totale di 74,7%) le stazioni appaltanti sono ricorse rispettivamente a procedure negoziate senza pubblicazione del bando e all’affidamento diretto.
“Occorre tornare alla gara aperta, al libero mercato, alla scelta dei migliori attraverso la gara, e non con appalti decisi per via discrezionale”, ha esortato Busìa.
Per approfondire sulla normativa dei Contratti pubblici
Il codice dei contratti pubblici pocket
A.Cancrini V.Capuzza, G.Celata A.Simonetti
Libro: Edizione: febbraio 2022 (VI ed.)
D.Lgs. 18 aprile 2016, n. 50 con i decreti semplificazione (D.L. 76/2020 e D.L. 77/2021 correlato al PNRR), e le ultime disposizioni normative. Contiene una sezione di aggiornamento COVID-19. Completo di un puntuale indice analitico. Linee guida ANAC e aggiornamenti SCARICABILI ON LINE
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