Sblocca-Cantieri: gli appunti delle Regioni

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Le Regioni riportano il proprio commento al Decreto Legge Sblocca-Cantieri al termine del confronto avvenuto con il Governo a palazzo Chigi (il 15 marzo scorso) che ha viste coinvolte, oltre alle Regioni, anche le Province e i Comuni. Il Decreto è stato approvato con Consiglio dei Ministri del 20 marzo 2019 dove si riportava l’introduzione di disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici e misure per l’accelerazione degli interventi infrastrutturali, norme per la semplificazione dell’attività edilizia in generale e scolastica in particolare e misure per eventi calamitosi..

Tutti d’accordo sulla necessità che il decreto in vista semplifichi e acceleri le procedure per sbloccare i cantieri: tre le questioni fondamentali poste dalle Regioni.
La prima riguarda una serie di modifiche al Codice dei contratti pubblici per un’accelerazione degli interventi, sia per quelli urgenti di protezione civile, sia per la realizzazione ordinaria delle opere.
La seconda è che sulla scorta del modello del decreto per Genova, siano previste deroghe per le assunzioni nelle strutture regionali dedicate alla realizzazione degli interventi per accelerare l’utilizzo di tutte le risorse previste.
Come terzo punto, le Regioni pongono l’esigenza di dare attuazione all’Accordo del 1° dicembre 2018 in materia sanitaria che prevede un programma pluriennale di investimenti per le ristrutturazioni edilizie e l’ammodernamento tecnologico delle strutture sanitarie di 28 miliardi di euro per il periodo 2021-2033. Occorre sbloccare rapidamente la delibera di riparto al Cipe.



Le Regioni infine, chiedono al Governo come mai determinate opere, che hanno già progetti definitivi o esecutivi approvati e finanziamenti certi stanziati, da tanti mesi siano bloccate e non ancora partite. “Mi auguro che i confronti bilaterali fra ogni singola Regione e il Governo- che abbiamo chiesto e ottenuto nel corso del confronto odierno – sgomberino il tavolo da inadempimenti e resistenze, talvolta anche politiche. Se in questo Paese non ripartono i cantieri e non vengono realizzate le opere infrastrutturali necessarie c’è il rischio che nei mesi la recessione tecnica diventi una recessione di fatto. Uno scenario – ha concluso il Presidente della Conferenza delle Regioni – che il Paese non si può permettere”.

Redazione InSic

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