Vulnerabilità degli edifici e rischio incendio

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Nonostante le norme per l’edilizia antisismica siano state introdotte nel 1984, “il 90% delle costruzioni in muratura in Italia non rispetta le norme antisismiche”, ha rilevato il direttore del Centro Nazionale Terremoti, Giulio Selvaggi.
In generale, ha proseguito, si continua a spendere di più per ricostruire che per prevenire. Basti pensare che negli ultimi 40 anni, ossia dal terremoto del 1968 in Belice ad oggi, l’Italia ha speso più di 130 miliardi per ricostruire e riparare i danni provocati dai terremoti (nella cifra non rientra il terremoto del 2009 a L’Aquila), a fronte di 2 miliardi spesi finora per la prevenzione antisismica.

Terremoto e difese possibili
L’unica difesa che abbiamo per convivere con i terremoti, che inevitabilmente accadranno, è quella della prevenzione: preparazione al terremoto, rinforzo degli edifici antichi, nuove costruzioni antisismiche. Per fare una buona prevenzione, è necessario studiare la pericolosità sismica a lungo termine.

Queste le riflessioni tratte dall’articolo “Come nascono i terremoti e come proteggersi” di Giancarlo Accoto, pubblicato sulla rivista Antincendio di maggio.
L’articolo, che chiude il focus sui terremoti e rischio antincendio introdotto dall’articolo di Roberta Lala e Marianovella Leone, sulla normativa antincendio sul comportamento sismico degli impianti, aggiunge un nuovo tassello di approfondimento sul rischio delle costruzioni collegato agli eventi sismici.
Rischio sismico e definizioni

L’articolo si apre con una spiegazione sommaria del fenomeno sismico, l’origine dei terremoti, il grado di intensità determinato dalle due diverse scale (Richter e Mercalli) e poi si concentra sulla definizione di rischio sismico.
“Cos’è il rischio sismico? ” si domanda Accoto: “È la stima del danno atteso come conseguenza dei terremoti che potrebbero verificarsi in una data area e dipende da:
• pericolosità dell’area, cioè lo scuotimento sismico che è ragionevole attendersi in un dato intervallo di tempo;
• esposizione, cioè la presenza di persone e cose che potrebbero essere danneggiate (edifici, infrastrutture, attività economiche…);
• vulnerabilità degli edifici e delle infrastrutture dell’area, cioè la loro maggiore o minore propensione a essere danneggiati dai terremoti.
L’unione di questi tre elementi porta alla stima del rischio sismico.
Quindi:
Rischio sismico = Pericolosità dell’area * Esposizione * Vulnerabilità.
Come migliorare la vulnerabilità sismica delle costruzioni

Segue quindi una disamina di iniziative da intraprendere per migliorare la invulnerabilità sismica delle costruzioni.
Riporta Accoto anche le stime dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv): ci vorrebbero almeno 100 miliardi di euro per risanare il patrimonio edilizio in Italia e renderlo a prova di terremoto. Nel periodo 2010 – 2016, invece, è stato stanziato per l’edilizia antisismica solo un miliardo di Euro. Pensare di risolvere i problemi de Se ad oggi non è possibile prevedere i terremoti a breve termine, si può comunque lavorare per prevenire i danni, rendendo scuole, uffici e case piu’ sicuri.
Bisogna poi fare i conti, ha aggiunto, con “una diffusa illegalità, ristrutturazioni errate e una generale mancanza di consapevolezza”. Da un’indagine fatta nelle tendopoli dell’Aquila è emerso, per esempio, che il 79% delle persone era convinto di vivere in una casa sicura.

Riferimenti bibliografici:
Come nascono i terremoti e come proteggersi
Giancarlo Accoto
Antincendio 5/2018

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Redazione InSic

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