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Danno catastrofale: il riconoscimento dalla Cassazione

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Nella sentenza della Corte di Cassazione n. 16602 del 2019, che riguarda un incendio avvenuto il 13 marzo del 2010, presso un locale pubblico romano in cui persero la vita quattro giovani, a seguito di un incendio e delle esalazioni tossiche sprigionatesi.
La Corte ha ritenuto infondato il motivo di ricorso inerente alla determinazione del danno non patrimoniale riconosciuto dalla Corte di Appello di Roma, e ha ritenuto sussistente il cd. “danno catastrofale” in quanto “il lasso temporale tra le lesioni e la morte, che ha consentito al giovane intrappolato nel locale, investito dal fumo e dalle fiamme, di apprezzare la portata progressivamente disastrosa e letale dell’occorso, tanto da assumere su di sé la consapevolezza di un fine imminente e catastrofica”.

In cosa consiste il danno catastrofale

Il danno catastrofale si configura nelle ipotesi in cui la vittima maturi la percezione della morte incombente, cioè quando sia in grado in maniera lucida di rendersi conto che, in un breve intervallo di tempo, avverrà la cessazione della propria esistenza.
Si deve evidenziare che si tratta di una tipologia di danno non patrimoniale jure hereditatis, in quanto riconosciuto agli eredi della vittima.

Le tesi giurisprudenziali sul danno catastrofale

Particolarmente discussa in giurisprudenza è la natura che deve avere tale pregiudizio; in merito sono state elaborate due tesi.
Secondo un primo orientamento, da considerarsi prevalente, il pregiudizio in questione ha natura morale; invero, il danno arrecato alla vittima è da ricondurre al senso di disperazione e sconforto che attanaglia un individuo di fronte la certezza dell’imminente morte.
In base a quanto affermato, invece, dall’orientamento minoritario il danno catastrofale è sussumibile entro i confini del danno biologico terminale , pur mancando il requisito di un significativo lasso temporale entro cui collocare il pregiudizio alla salute psichica della vittima, si ritiene che “la particolare intensità del dolore della stessa provato è idonea ex se a sopperire alla brevità della durata della vita residua”.

Il Danno biologico terminale

Giova evidenziare che per danno biologico terminale si fa riferimento al pregiudizio causato alla salute della vittima, in relazione al periodo intercorrente tra il momento della lesione e il verificarsi dell’evento morte. Differente dal danno biologico terminale è il danno tanatologico , il quale ha ad oggetto il bene giuridico vita della persona deceduta immediatamente, in conseguenza di un fatto illecito provocato da un terzo.
Nel tentativo di fare chiarezza tra le varie figure di danno non patrimoniale da uccisione, la Corte di Cassazione ha stabilito che le espressioni quali “danno terminale”, “danno catastrofale” o “danno tanatologico” non hanno alcun valore dal punto di vista scientifico.
Secondo i giudici della Suprema corte, “la persona che, ferita, non muoia immediatamente, può acquistare e trasmettere agli eredi il diritto al risarcimento di due pregiudizi: il danno biologico temporaneo, che di norma sussisterà solo per sopravvenienze superiori alle 24 ore (tale essendo la durata minima, per convenzione medico legale, di apprezzabilità dell’invalidità temporanea), che andrà accertato senza riguardo alla circostanza se la vittima sia rimasta cosciente; ed il danno non patrimoniale consistito nella formido mortis, che andrà accertato caso per caso, e potrà sussistere solo nel caso in cui la vittima abbia avuta la consapevolezza della propria sorte e della morte imminente” .
Nel 2018 il Tribunale di Milano ha elaborato delle tabelle risarcitorie per il danno terminale e ciò al fine di garantire l’uniformità di giudizio sull’intero territorio nazionale .

Per approfondire sul danno Catastrofale

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Morte da incendio: la Cassazione conferma il risarcimento da danno catastrofale
Clemente Davide La Porta
Antincendio n.11/2019

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