Gestione_emergenze

La leadership, formazione e cambiamento

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L’articolo del dott. Luigi De Luca, (CNVVF e sociologo dell’emergenza) affronta i passaggi da una gestione delle emergenze legata alla contingenza ad una logica del miglioramento continuo anche attraverso processi di formazione in divenire.

E come sviluppare questi percorsi formativi? E quale potrebbe essere il ruolo della leadership nel governare questi cambiamenti e trasformazioni socioculturali? Serve forse una nuova generazione di formatori-leader?

Crisi ed emergenze: tra cambiamenti sociali e Gestione dell’Emergenza

Nella storia degli umani, i cambiamenti sociali e le conseguenti trasformazioni (talvolta profonde) dei contesti sociali, sono stati anche (e spesso) avviati da momenti di crisi ed emergenze, da eventi catastrofici, da cambiamenti travolgenti, attesi o inaspettati.

Continua ad essere così.

Non è semplice leggerli o, anche solo, tratteggiarli nel momento in cui avvengono e manifestano i propri effetti. Oggi, tuttavia e a differenza del passato, abbiamo la possibilità di averne notizia e poterli quantomeno “apprendere” e commentare in tempo reale, attraverso le complesse reti di comunicazione e dei social media.

Riconoscere questi cambiamenti, veloci e talvolta traumatici, spesso improvvisi e inaspettati, risulta quanto mai necessario per provare a governarli e tentare di orientarli in una logica di miglioramento continuo e di gestione funzionale della crisi al fine di superare la cultura, lineare e stantia, della contingenza centrata sulla gestione dell’emergenza, ovvero di ciò che, di volta in volta “emerge”, in assenza di programmazione e di coscienza dei processi evolutivi.

La cultura della gestione delle emergenze: oltre la cultura della contingenza

Questi significativi processi di trasformazione culturale, con importanti riflessi antropologici a partire dalla rivoluzione digitale, riguardano anche il mondo del lavoro, la percezione del rischio, la cultura della sicurezza le fondanti logiche di prevenzione e la costruzione di organizzazioni resilienti.

La cultura della contingenza ispirata alla gestione di ciò che “emerge” è stata permeata da tratti disfunzionali radicati nel tempo in “sub culture”, più o meno striscianti e riconosciute, ispirate al primato della forza fisica, al machismo, allo “sprezzo del pericolo” e mascherate dall’attribuzione simbolica e ipertrofica dell’abnegazione e dell’ardimento.

Questo approccio, rigido e disfunzionale, portava ad una svalutazione della necessità di utilizzare i dispositivi di protezione individuale e, persino, alla derisione di chi (invece) li cercava e li richiedeva per poterli utilizzare e proteggersi. Dunque, generava una sorta di legittimazione, nella percezione del datore di lavoro, che alimentava la tentazione di non preoccuparsi oltremodo di dotarsene e metterli a disposizione dei propri dipendenti.

Dalla logica della contingenza al miglioramento continuo

Negli anni ’90, comincia, ad opera di quelle che sono state le “nuove” generazioni di quel periodo storico, un lento e progressivo processo di trasformazione con il tentativo (tutt’ora in corso) di sostituire la logica della contingenza con una logica del miglioramento continuo, di far progredire la cultura dell’emergenza e trasformarla in cultura della prevenzione, anche attraverso processi di formazione in divenire.

Ci troviamo, adesso, ad attraversare un momento estremamente delicato, poiché in questo lento e non sempre lineare processo di trasformazione si è innestato un processo di cambiamento ben più profondo e veloce che è stato generato dalla rivoluzione digitale e dall’approccio delle nuove generazioni, figlie di questa trasformazione dall’impatto antropologico.

Verso una nuova narrazione dei percorsi formativi

CI troviamo di fronte alla necessità, sempre più urgente, di definire una nuova “narrazione” per i percorsi ed i processi formativi, soprattutto, per quelli rivolti alle nuove generazioni nella consapevolezza di doversi ispirare a sistemi resilienti che siano in grado di interagire con fonti di rischio, naturale e antropico, oramai divenute strutturali.

La necessità di divulgare messaggi che accompagnino i giovani nella costruzione di una nuova coscienza dei rischi, quelli conosciuti e quelli emergenti, nella definizione di percezioni appropriate e funzionali a gesti e comportamenti consapevoli, ispirati all’autotutela per il raggiungimento di una sicurezza partecipata e di comunità lavorative resilienti a supporto di contesti sociali altrettanto resilienti.

Conoscenza dei rischi e ruolo della leadership

Elemento fondante di questa nuova narrazione potranno essere nuove forme di leadership in grado di riconoscere, accompagnare e gestire questi cambiamenti e le trasformazioni socioculturali che ne conseguiranno.

Nuove forme di “leadership resilienti” su più livelli:

  • leadership a livello strategico: le scelte “politiche” che stabiliscono priorità e assegnano risorse in funzione di queste e generano le conseguenti “vision” nelle organizzazioni, soprattutto quelle vitali e rappresentative per un sistema Paese
  • leadership a livello tattico: l’interpretazione delle “vision” e la conseguente generazione di “mission” da parte del top management delle Istituzioni/Organizzazioni/Enti/Aziende
  • leadership a livello operativo: la messa in atto di comportamenti (gesti e azioni) coerenti con le “vision” e le “mission” decise e delineate
  • leadership a livello informativo/formativo: la definizione di una nuova “narrazione” nei processi di divulgazione delle culture orientate alla prevenzione, al miglioramento continuo e alla costruzione di risposte e sistemi resilienti soprattutto, nei confronti delle nuove generazioni.

Una nuova generazione di Formatori-leader

Risulta, dunque, necessario definire e far crescere una nuova generazione di formatori-leader puntando inizialmente su coloro che, nonostante l’età matura, si sono impegnati a “percorrere tanti chilometri” rinunciando ad una visione “scrivanocentrica” del mondo, a utilizzare e trasformare l’esperienza, valorizzarla e attualizzarla, acquisendo la capacità di cogliere i cambiamenti, di non vedere i “cigni” sempre e solo bianchi, di riconoscere, accompagnare e governare i processi di trasformazione socioculturale.

Risulta, altresì evidente che, in questa delicata “partita”, i social media, svolgono un ruolo di fondamentale importanza e potranno essere utilizzati in maniera appropriata ed efficace per aprire canali di comunicazione autentica e funzionale con le giovani generazioni, per renderle partecipi e protagoniste di questo delicato e impegnativo processo di trasformazione, accompagnarle nel superamento della percezione dei propri limiti, alla ricerca di nuove prospettive e di nuovi orizzonti.

Luigi De Luca

Dal 1988 nel CNVVF e dal 2011 direttore del Centro di Formazione Catania dei Vigili del Fuoco. Sociologo dell’emergenza e counselor esperto nella relazione di aiuto, ha conseguito un master in Psicologia dell’emergenza e psico-traumatologia alla LUMSA di Roma. E’ referente nazionale per la formazione e l’utilizzo di strumenti, metodi e sistemi avanzati nella comunicazione nei momenti di crisi e nelle situazioni di emergenza