La Reazione al fuoco: perché è importante?

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La reazione al fuoco, sulla base dell’esperienza maturata in campo, rappresenta, tra le misure antincendio, quella che meno incide durante la fase progettuale di concept e preliminare, in cui si definisce la geometria dell’edificio, l’organizzazione degli spazi, la distribuzione dei percorsi d’esodo e di contro una tra le più significative e controverse nella fase della progettazione esecutiva ed in particolare durante la costruzione dell’opera.

Reazione al fuoco e certificazione della sostenibilità ambientale

Oggi la materia stessa della reazione al fuoco si trova a dover interagire e confrontarsi con altri temi emergenti e sempre più preminenti nello sviluppo di quelle progettazioni che hanno fra gli obiettivi il raggiungimento di elevati standard di certificazione sulla sostenibilità ambientale ove, per raggiungere alcune delle prestazioni in materia di contenimento energetico, si richiede l’utilizzo di prodotti ben definiti e in alcuni casi anche di tipo naturale; trattasi pertanto, di prodotti che, in alcuni casi, per garantire la prestazione di reazione al fuoco, non possono subire trattamenti siano essi superficiali o riguardanti la massa. Circostanza questa che comporta la previsione di attente valutazioni per contemperare il raggiungimento sia delle prestazioni di reazione al fuoco sia di quelle legate al punteggio legato alle certificazioni.

Il rispetto dei livelli di prestazione

Il rispetto, infatti, dei livelli di prestazione previsti dal Codice e inizialmente attribuiti comporta, nelle fasi progettuali successive, la scelta dei materiali e dei prodotti da costruzione che, fra l’altro, hanno implicazioni di carattere estetico, prestazionale in termici acustici, di comfort termico e infine economico.
È qui, come in altri aspetti della progettazione, che emerge l’importanza della partecipazione del professionista antincendio in tutte le fasi del progetto con un ruolo proattivo all’interno del Team, rivolto alla ricerca delle soluzioni che possano soddisfare le richieste provenienti da più fronti, la committenza, gli impiantisti e gli architetti spesso coinvolti anche nella progettazione degli interni, arredi compresi.

L’importanza della misura “reazione al fuoco”

Emerge, seppur da queste semplici considerazioni, quale sia l’importanza della misura “reazione al fuoco” in seno alla progettazione per le implicazioni che ne determina; è evidente che ciò derivi anche dal ruolo rilevante che la stessa copre durante l’evento “incendio”.
Essa, riferendosi al comportamento al fuoco dei materiali nelle condizioni d’uso finali, ovvero al grado di partecipazione all’incendio, ed esplicando i suoi effetti proprio nella fase iniziale di quest’ultimo, rappresenta una tra le più importanti “misure di protezione passiva”, con lo scopo di limitare l’innesco dei materiali e la successiva propagazione.

Non a caso, a rafforzare quanto detto, tra i cinque “Requisiti di base” previsti dal Regolamento CE Prodotti da Costruzione (305/2011/UE) in riferimento alla Sicurezza in caso di incendio, è riassunto nel secondo punto il chiaro riferimento alla reazione al fuoco, indicando che la generazione e la propagazione del fuoco e del fumo debbano essere limitate.

La norma UNI EN 13501-1

Altro riferimento normativo cui riferirsi è sicuramente la UNI EN 13501-1 (vedi gli ultimi aggiornamenti sulle uscite delle diverse parti che la compongono), le cui influenze si rintracciano sin dalla descrizione dei livelli di prestazione attribuibili alla misura della “reazione al fuoco”, Tabella S.1-1. Infatti, la descrizione dei livelli stessi si basa sul loro contributo all’incendio e la definizione di “contributo all’incendio” è esattamente ricondotta alla UNI EN 13501-1: “Energia rilasciata da un prodotto che influenza la crescita dell’incendio, sia nelle situazioni di pre che di post incendio generalizzato (flashover).”
Tale contributo non dipende solo dalle proprietà intrinseche del prodotto e dall’attacco termico, ma anche in grande misura dalla sua condizione di utilizzo finale, pertanto ne deriva che lo stesso prodotto può avere classificazioni diverse a seconda di ciascuna applicazione [orizzontale, pavimento – soffitto, verticale], tipologia di posa, supporto, modalità di collegamento fra supporto e materiale.

Le condizioni d’uso finale

Sempre dalla suddetta norma quindi discende la precisazione, nella premessa del Capitolo S.1 sulla reazione al fuoco, relativa alle “condizioni d’uso finale”, come le successive classificazioni riportate nelle tabelle S.1-6, S.1-7, S.1-8, distinte per pavimenti, prodotti di forma lineare destinati all’isolamento termico di condotte e prodotti da costruzioni, fatta eccezione dei primi due menzionati.
Come noto, per ciascun livello di prestazione sono attribuibili soluzioni conformi riferite ai gruppi di materiali GM0, GM1, GM2, GM3, GM4 con la precisazione, riportata nel medesimo paragrafo S.1.4, che per i rivestimenti sono comunque ammessi materiali, installati a parete o a pavimento, compresi nel gruppo di materiali GM4, per una superficie minore o uguale al 5 % della superficie lorda interna delle vie di esodo o dei locali dell’attività. Il primo esempio progettuale che tratteremo nel seguito riguarda proprio questa precisazione del Codice.

I 5 criteri della sicurezza antincendio del Regolamento (UE) n. 305/2011

1. La capacità portante dell’edificio possa essere garantita per un periodo di tempo determinato.
2. La produzione e la propagazione del fuoco e del fumo all’interno delle opere siano limitate.
3. La propagazione del fuoco ad opere vicine sia limitata.
4. Gli occupanti possano lasciare l’opera od essere soccorsi altrimenti.
5. Sia presa in considerazione la sicurezza delle squadre di soccorso.

Approfondisci sulla rivista Antincendio.

Il presente contributo è tratto dall’articolo pubblicato su rivista Antincendio n.2/2021 – “Il Codice di Prevenzione Incendi: applicazione delle Sezioni a casi studio reali – Capitolo S.1 – Reazione al fuoco
A cura di Ing. Giuseppe Gaspare Amaro, libero professionista, Ing. Elena Vultaggio, libero professionista

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