Tipologie di impianti antincendio e norme di riferimento

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Vediamo quali sono le tipologie di impianti antincendio attualmente disponibili sul mercato e le norme di riferimento aggiornate

di Luciano Nigro

Cosa si intende per impianti antincendio

I sistemi antincendio in genere sono costituiti dagli impianti antincendio e dai sistemi destinati a coadiuvare le squadre di emergenza nella lotta contro gli incendi.

Fra gli impianti antincendio i più importanti sono tradizionalmente i sistemi che impiegano l’acqua come agente estinguente.

Si possono identificare tre tipologie di sistemi antincendio:

  1. Gli impianti antincendio, che possono suddividersi poi in:
    1. sistemi semifissi;
    2. sistemi fissi;
    3. sistemi speciali
  2. sistemi di evacuazione fumi;
  3. sistemi di rivelazione e di allarme.

Quali sono gli impianti antincendio

Sistemi antincendio semifissi

Gli impianti antincendio semifissi sono composti da una parte fissa: formata dalle tubazioni e dai dispositivi di erogazione dell’agente antincendio (estinguente o raffreddante) e da una parte mobile: costituita dalle manichette che collegano la parte fissa alle fonti di alimentazione (idranti o autopompa).

Sistemi antincendio fissi

Gli impianti antincendio fissi, invece, sono collegati direttamente alla rete antincendio e possono essere ad azionamento automatico o manuale.

Alcuni di essi prevedono anche la possibilità di un’alimentazione alternativa con manichette.

Esaminiamo tre tipici sistemi fissi idrici che erogano getti d’acqua suddivisa:

– impianti automatici a pioggia (o impianti sprinkler);

– impianti a diluvio.

– impianti di raffreddamento di serbatoi.

Come funziona un sistema antincendio

Impianti automatici a pioggia

Gli impianti automatici a pioggia, o impianti sprinkler, vengono installati con lo scopo di scoprire e tentare di spegnere l’incendio nelle sue fasi iniziali oppure di controllarne lo sviluppo e consentirne l’estinzione con mezzi manuali.

Gli impianti a pioggia sono installati negli edifici a più piani (alberghi, grandi magazzini), nelle aree con elevate concentrazioni di persone, nei depositi di merci di valore e, in genere, nei luoghi dove un incendio può svilupparsi rapidamente e intensamente, mettendo a rischio vite e beni prima che il servizio antincendio pubblico o privato possa intervenire in tempo utile a domarlo o tenerlo sotto controllo in modo efficace.

Per questi impianti devono essere previsti gli attacchi per le autopompe dei Vigili del fuoco.

Impianti antincendio a diluvio

Gli impianti a diluvio sono simili a quelli a pioggia.

La differenza consiste nel fatto che gli erogatori sono di tipo aperto (cioè privi del dispositivo di chiusura) e la tubazione a valle della valvola di controllo e allarme è vuota.

L’apertura della valvola di controllo e allarme avviene su comando di un dispositivo automatico indipendente di rivelazione d’incendio.

Inoltre, mentre gli erogatori sprinkler entrano in azione individualmente quando il loro dispositivo di chiusura si apre, gli erogatori dell’impianto a diluvio entrano in azione tutti insieme quando si apre la valvola automatica.

Impianti antincendio di raffreddamento

Tali impianti hanno lo scopo di raffreddare. Ciò avviene attraverso l’applicazione di acqua sulle superfici esposte, sui recipienti, sulle apparecchiature e sulle strutture avvolte dalle fiamme o esposte all’irraggiamento da esse prodotto.

L’irrorazione con acqua viene fatta per mezzo di dispositivi di erogazione, quali ad esempio gli ugelli erogatori, montati su tubazioni.

Per assicurare un pronto ed efficace intervento si ricorre ad impianti fissi automatizzati.

Sistemi antincendio speciali

I sistemi speciali sono sistemi completamente indipendenti dall’esterno, sia per l’agente estinguente/raffreddante, sia per l’energia necessaria ad erogarlo.

Questi sistemi possono essere ad azionamento automatico o manuale.

Tra i sistemi di estinzione speciali troviamo i sistemi di estinzione a gas (Impianti a saturazione totale con anidride carbonica o con sostituti degli halon), i sistemi a nebbia d’acqua (water mist, water fog), e gli impianti ad aerosol condensati.

Impianti antincendio a saturazione totale con anidride carbonica o con sostituti degli halon

Servono a proteggere ambienti chiusi quali cabine elettriche, gruppi elettrogeni, cunicoli di cavi, centri di elaborazione dati e simili.

Gli impianti di estinzione sono, in genere, azionati automaticamente da un sistema di rivelazione d’incendio, che invia un segnale alla stazione di controllo, dalla quale poi parte il comando che aziona l’apertura delle bombole di gas che funge da agente estinguente.

Nei casi in cui l’estinguente viene inviato in ambienti dove può accedere o è normalmente presente del personale (cabine elettriche, scantinati, sale quadri, locali di lavorazione e deposito ecc.), il comando di apertura prevede un ritardo automatico prefissato per consentire alle persone presenti di abbandonare il locale.

L’azionamento del comando fa intervenire una segnalazione sonora e luminosa che avverte il personale che all’interno del locale sta per venire scaricato l’estinguente.

Le segnalazioni sono riportate anche all’esterno per evitare che delle persone possano inavvertitamente entrare nel locale mentre o dopo che lo scarico delle bombole è avvenuto. I segnali permangono finché non verranno esclusi manualmente quando le condizioni di sicurezza saranno state ripristinate.

Impianti antincendio a nebbia d’acqua

Tra i sistemi speciali rientrano i sistemi a nebbia d’acqua (water mist, water fog).

Sono realizzati in modo analogo ai sistemi sprinkler.

I sistemi a nebbia d’acqua possono essere impiegati per interventi localizzati, per saturare in intero compartimento, o per coprire delle zone.

Questi sistemi sono efficaci per un’ampia gamma di fuochi: ad esempio, getti di gas, liquidi infiammabili e combustibili, combustibili solidi quali schiume di materiale plastico e, naturalmente, i comuni combustibili di classe “A”.

Sono risultati efficaci per incendi di apparecchiature elettriche ed elettroniche, oltre che di trasformatori elettrici. Peraltro, l’impiego di acqua atomizzata nel caso dei trasformatori e adottato da tempo con impianti di tipo tradizionale.

Impianti antincendio ad aerosol condensati

Gli impianti ad aerosol condensati sono ammessi solo per ambienti nei quali non è prevista la presenza abituale di persone.

Gli impianti fissi sono in genere a saturazione totale senza però escludere casi di applicazione locale.

Esempi in cui può essere preferibile l’impiego di aerosol condensati sono: cofani che contengono parti di macchinari suscettibili surriscaldamenti e con possibilità di incendio di materie combustibili, armadi di dispositivi elettrici e/o elettronici e simili.

Gli impianti a saturazione totale con aerosol condensati si prestano alla protezione di edifici, magazzini, impianti industriali e altre applicazioni specifiche. Hanno il vantaggio di evitare l’installazione di sprinkler ad acqua, il cui intervento anche se efficace potrebbe danneggiare merci delicate ancorché imballate.

Cosa sono gli evacuatori di fumo e calore

Gli impianti di evacuazione di fumo e calore sono sistemi automatici o manuali da installare su soffitti o coperture di fabbricati ad un piano; oppure, nel caso di edifici a più piani, vengono posizionati all’ultimo piano.

In caso di incendio, intervengono aprendo delle luci di sfogo nei soffitti o nelle coperture che permettono lo sfogo naturale all’atmosfera dei fumi d’incendio. Trovano applicazione in edifici industriali e commerciali.

Impianti di rivelazione e allarme incendi

I sistemi di rivelazione e allarme sono sistemi automatici che continuamente o ad intervalli tengono sotto controllo una determinata area e segnalano mediante dispositivi di allarme acustici e visivi, opportunamente ubicati, il verificarsi di un incendio. Questi sistemi prevedono anche “punti di allarme” ad azionamento manuale distribuiti nell’area sorvegliata.

La norma europea UNI EN 54-1 distingue tra sistemi di rivelazione incendio e sistemi di allarme incendio, le funzioni dei quali possono comunque essere combinate in un solo sistema.

Ai sistemi di rivelazione assegna la funzione di «rivelare un incendio nel minor tempo possibile e di fornire indicazioni affinché possano essere intraprese adeguate azioni». Ai sistemi di allarme incendio assegna invece la funzione di segnalare con mezzi ottici e/o acustici, agli occupanti di un edificio la possibilità di “trovarsi soggetti a rischio d’incendio”.

La manutenzione degli impianti antincendio

Un buon impianto, correttamente installato e messo in servizio, richiede una manutenzione accurata da due punti di vista importanti: la manutenzione ordinaria dell’impianto e la verifica di congruità dell’installazione rispetto al locale protetto.

La manutenzione ordinaria dell’impianto deve essere eseguita articolandola nelle fasi di sorveglianza, pressoché continua, che è quella attuata dall’utente stesso tramite il controllo del sistema a livello di pressione nei contenitori ma soprattutto tramite i controlli elettronici normalmente inseriti in tutti i sistemi che consentono di avere una relativa certezza di buona funzionalità del sistema sia per la parte di rilevazione sia per la parte di spegnimento.

Per approfondire il tema della manutenzione degli impianti antincendio leggi anche

Impianti antincendio normativa

Il Decreto Impianti

Nella legislazione vigente, per le sole attività soggette ai controlli di prevenzione incendi, la specificazione dei sistemi antincendio ha trovato un riconoscimento formale nel cosiddetto Decreto Impianti (D.M. 20/12/2012), tuttora vigente per le attività soggette in generale e comunque ripreso quasi integralmente dal Codice di Prevenzione Incendi (D.M. 3/8/2015).

La libertà del progettista

Si è dovuta aspettare la pubblicazione del D.M. 20/12/2012 per vedere finalmente ufficializzata la condizione che “è facoltà” del progettista scegliere se fare riferimento alla normativa nazionale (praticamente in gran parte Europea) per la progettazione di un sistema di protezione contro l’incendio, oppure ad uno standard internazionale riconosciuto.

La progettazione dei sistemi di lotta contro l’incendio nel nostro paese quindi è ammessa, nell’ambito delle attività soggette ai controlli di prevenzione incendi identificate dal D.P.R. 151/2011, sia con diretto riferimento alla normativa nazionale pubblicata dall’UNI sia facendo ricorso alle normative tecniche internazionali, purché di tipo “riconosciuto”.

Il rimando alle regole tecniche esistenti

Il Decreto, per la determinazione della necessità o meno di realizzare un sistema di protezione attiva, rimanda a tutte le regole tecniche esistenti al momento della sua pubblicazione .

E, salvo alcune eccezioni, cancella ciò che si diceva nelle regole tecniche di prevenzione incendi sui sistemi di protezione attiva, a livello di parametri di progettazione e/o installazione, che meglio vengono indicati dalle norme tecniche applicabili.

Ovviamente, laddove una regola tecnica verticale non sia disponibile, la decisione di realizzare o meno un sistema di protezione contro l’incendio deriverà direttamente dall’analisi dei rischi condotta dal professionista.

Chi fa l’impianto antincendio

L’impianto deve essere realizzato dopo aver redatto un progetto a firma di un tecnico abilitato, se di impianto a norme nazionali o europee si tratta, ovvero da un professionista antincendio se di tipo conforme a norme tecniche di carattere internazionale (tipicamente NFPA, FM GLOBAL).

Il progetto completo dell’impianto deve essere reso disponibile al titolare dell’attività, che lo dovrà conservare per ogni eventuale controllo da parte dei Vigili del fuoco: entra a far parte del cosiddetto fascicolo tecnico.

In ottemperanza a quanto disposto dal D.M. 37/2008 tale progetto deve essere in versione “come costruito” e non di tipo preliminare, magari con sostanziali discrepanze rispetto a quanto si troverà in opera, ed il progettista che lo ha redatto chiaramente indicato nella Dichiarazione di Conformità che deve essere resa dall’Impresa Installatrice.

Dichiarazione di conformità degli impianti alla regola dell’arte

L’impianto così come realizzato dovrà essere dichiarato conforme alla regola dell’arte ed al progetto redatto dal tecnico (con nome, cognome e no. di iscrizione all’albo professionale di appartenenza) da parte dell’impresa installatrice, così come previsto dal D.M. 37 del 2008, per tutti gli impianti rientranti nel campo di applicazione del D.M. stesso, oppure dichiarato correttamente installato tramite il modello DICH IMP sempre dall’impresa installatrice, se l’impianto non ricade nel campo di applicazione del D.M. 37/08, tipicamente gli impianti di controllo del fumo e del calore.

Per approfondire la tematica progettazione antincendio della protezione attiva leggi anche

Quali sono le norme tecniche applicabili agli impianti di protezione attiva?

Sono state pubblicate una serie di norme tecniche, parte come norme UNI, emesse cioè a livello nazionale e parte come norme UNI/EN, che sono edizioni nazionali delle normative pubblicate a livello comunitario.

Le norme tecniche si distinguono in due gruppi fondamentali a seconda della materia trattata: le norme di sistema e le norme di costruzione e prova dei componenti.

Le norme di sistema

Esiste una serie di norme di sistema, che regolano la progettazione, installazione ed esercizio degli impianti automatici a pioggia e delle alimentazioni idriche (UNI/EN 12845), dei sistemi di evacuazione fumo e calore (UNI 9494), dei sistemi di rivelazione ed allarme incendio (UNI 9795), delle reti di idranti (UNI 10779), dei sistemi di estinzione a gas (UNI/EN 15004) già nota internazionalmente come ISO 14520, dei sistemi a polvere UNI/EN 12416-2 e dei sistemi a schiuma UNI/EN 13565-2.

È stata pubblicata recentemente (febbraio 2021) la norma tecnica, UNI EN 14972-1 per i sistemi Water mist, mentre è ancora una specifica tecnica la UNI CEN/TS 14818 per i sistemi spray a diluvio. I sistemi ad aerosol condensato sono regolamentati dalla norma tecnica UNI EN 15276-2.

Per approfondire sugli impianti antincendio con Istituto Informa e Epc Editore:


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Redazione InSic

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