Il Codice di Prevenzione Incendi (COPI) nell’anno 2019 ha concluso la importante fase di revisione e aggiornamento sfociata nella versione 250 pubblicata con il D.M. 18 ottobre 2019. Il sostantivo che meglio rappresenta la metodologia di progettazione del Codice è “flessibilità”: il COPI nasce proprio per offrire le soluzioni più versatili per l’attività in esame restituendo lo stesso livello di sicurezza nei confronti del rischio incendio.
In questo articolo:
• Codice Antincendio e revisione 2019
• La progettazione alternativa al Codice
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Codice Antincendio e revisione 2019
La revisione del 2019 ha sottolineato l’importanza di stabilire l’obiettivo della progettazione della sicurezza antincendi, punto G.2.5 “Obiettivi della progettazione della sicurezza antincendio” e, in maniera ancora più esplicita, come sia necessario conoscere “i carichi antincendio” attraverso l’unico strumento possibile: la valutazione del rischio incendio (punto G.2.6.1 “Valutazione del rischio d’incendio per l’attività”).È appena il caso di sottolineale che la determinazione dei profili di rischio, Rvita, Rbeni ed Rambiente (punto G.2.6.2 “Attribuzione dei profili di rischio”) può essere effettata solo dopo aver valutato il rischio di incendio per l’attività e rappresenta il risultato ultimo della valutazione del rischio, quale passaggio necessario ad individuare indicatori speditivi da impiegare per la selezione dei livelli di prestazione delle misure di sicurezza richieste dalla strategia antincendi del COPI: una sola strategia “S” di sicurezza antincendi che si articola nella 10 misure S.1 “Reazione al fuoco”, S.2 “Resistenza al fuoco”, S.3 “Compartimentazione”, S.4 “Esodo”, S.5 “Gestione della sicurezza antincendio”, S.6 “Controllo dell’incendio”, S.7 “Rivelazione ed allarme”, S.8 “Controllo di fumi e calore”, S.9 “Operatività antincendio” e S.10 “Sicurezza degli impianti tecnologici e di servizio”.
La progettazione alternativa al Codice
La metodologia di progettazione di sicurezza antincendi del COPI consente sempre il ricorso alla soluzione alternativa, anche per attività soggetta dotata di propria regola tecnica verticale (RTV). Le RTV, infatti, vanno a stabilire previsioni sostitutive o complementari rispetto alle soluzioni conformi fissate dalla regola tecnica orizzontale (RTO), lasciando sempre aperta la porta alle soluzioni alternative.La progettazione in soluzione alternativa richiede un considerevole sforzo di responsabilità sia da parte del titolare dell’attività sia, in maniera ancora più marcata, del progettista della sicurezza antincendio. Il titolare dovrà stabilire lo scopo della propria attività dettagliando i processi presenti e i limiti di utilizzo (quantità massime dei materiali e delle merci in deposito o lavorazione, presenza di lavorazioni pericolose ai fini antincendio o con rischio di esplosione, caratteristiche di occupanti presenti, tipologia delle opere da costruzione ove si effettuano le lavorazioni pericolose, opere da costruzione ed attività limitrofe, …).
Il progettista, sulla base delle indicazioni del titolare, dovrà sviluppare la soluzione alternativa dimostrando di aver raggiunto il collegato livello di sicurezza che sarebbe stato soddisfatto dalla soluzione conforme prevista per la specifica misura oggetto della progettazione in soluzione alternativa. Progettare in soluzione alternativa, pertanto, non significa poter fare quello che si vuole, ma significa poter dimostrare il collegato livello di sicurezza per ciascun livello di prestazione della misura antincendio: “non vi sono catene più forti che quelle della libertà”. Il COPI, al fine di consentire al progettista la dimostrazione dell’adeguatezza della soluzione alternativa, offre, nella Tabella G.2-1 i “Metodi di progettazione della sicurezza antincendio, le metodologie di progettazione ordinarie”.
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Progettare con la Fire Safety Engineering: un confronto tra le normative italiane e stranierePiergiacomo Cancelliere
Antincendio n.2/2020
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