Impianti di essiccazione cereali: quali rischi antincendio?

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Sulla rivista Antincendio, l’Ing. Corrado Romano (Comandante Vigili del fuoco di Imperia) illustra diversi aspetti di prevenzione incendi nelle attività agricole che in anni recenti sono state interessate dagli incendi concentrandosi in particolare sulla problematica della conservazione dei cereali, contraddistinto da una serie di aspetti tipici delle attività agricole. Ai fini di un adeguato mantenimento nel tempo di tali prodotti occorre conoscere le specificità chimico-fisiche per poter attuare gli interventi atti a garantire un’apposita conservazione.

Immagazzinamento di Cereali e autoriscaldamento

L’apparente semplicità degli impianti di stoccaggio ed essiccazione nasconde le teorie, gli esperimenti e i risultati ottenuti dagli innumerevoli studi tenuti sul tema. Uno dei fenomeni principali che interessa i cereali è quello dell’autoriscaldamento. Nell’immagazzinamento eseguito senza rispettare opportune regole si verifica un aumento di temperatura provocato dall’intensa respirazione del cereale, favorita dall’attività di parassiti e microrganismi.
L’autoriscaldamento dipende dall’intensa respirazione che si verifica quando si immagazzina cereale con elevato tenore d’umidità, ammassandolo in quantità troppo elevate.
Questo fenomeno rappresenta il pericolo più frequente con effetti sullo stato e sull’idoneità del cereale, che può essere ostacolato con opportuni interventi.

Caratteristiche del deperimento del cereale

Il chicco di cereale è un essere vivente che ha bisogno di respirare. Il deperimento può aver luogo per soffocamento nella propria anidride carbonica di respirazione, se non ha la possibilità di sprigionarsi e di venire eliminata mediante travaso e ventilazione. Mancando però la respirazione il cereale muore diventando preda di funghi, muffe e batteri che possono così penetrare più facilmente nelle cellule. Indipendentemente dalla perdita di materiale che ovviamente si verificherebbe in questi casi, il cereale diverrebbe inadatto per l’alimentazione dell’uomo e del bestiame.

Come riconoscere il fenomeno dell’autoriscaldamento

Quando il cereale entra in fase d’intensa respirazione, viene emesso del calore che deve poter essere ceduto all’esterno per non contribuire all’incremento della temperatura. Nei depositi si riconosce l’auroriscaldamento dal forte innalzamento della temperatura e dalla presenza di odore di stantio. Inoltre, in seguito a tale fenomeno, i chicchi assumono una colorazione brunastra più o meno intensa.
Al fine di prevenire le alterazioni i cereali vengono sottoposti a trattamenti di essiccazione che ne garantiscono nel tempo una adeguata conservazione.

Essiccazione dei cereali: in cosa consiste?

L’essiccazione rappresenta il processo di asportazione dai prodotti agricoli del contenuto d’acqua in eccesso, la cui presenza favorisce l’insorgere di fenomeni fermentativi e degenerativi che impediscono la conservabilità nel tempo dei prodotti e a volte ne compromettono ogni possibilità di utilizzo alimentare. il processo di essiccazione è normalmente artificiale e non naturale in quanto la radiazione solare nel periodo di maturazione e di raccolta non è sufficiente a far evaporare l’eccesso d’acqua. Tale effetto radiante si traduce infatti in un riscaldamento dell’aria ambiente e quindi in una riduzione della sua umidità relativa.

Essiccazione di cereali: quale normativa antincendio?

La nuova disciplina normativa scaturisce dalle esigenze di semplificazione introdotte dai provvedimenti normativi pregressi in particolare:

  • la Legge n. 241/90 – art. 19
  • D.P.R. n. 160 del 7/09/2010 (SUAP),
  • la Legge n. 122 del 31/07/2010 (SCIA), e
  • la Legge n. 133 del 6/08/08 (decreto taglia oneri).

La semplificazione per le procedure di prevenzione incendi è entrata in vigore il 7 ottobre 2011 con il D.P.R. 1° agosto 2011 n. 151.
Per la prima volta in Italia, è stato concretamente adottato il principio di proporzionalità: gli adempimenti amministrativi sono diversificati sulla base della complessità del rischio.
Inoltre, è stata snellita la documentazione tecnica richiesta e sono stati eliminati gli adempimenti ridondanti, determinando un risparmio stimato pari circa al 46% dei costi.
Le nuove semplificazioni sono state realizzate nell’ambito dell’attuazione del tagli a oneri e del “Piano per la semplificazione amministrativa 2010-2012“, in vista dell’obiettivo di ridurre, di almeno il 25%, gli oneri burocratici a carico di cittadini e imprese.
La disciplina è stata predisposta con il coinvolgimento delle associazioni di categoria.
Il nuovo Regolamento semplifica gli adempimenti assicurando, per tutti, tempi certi e prevedendo procedure diverse sulla base del rischio, per questo, le attività vengono distinte in tre categorie.

  • Categoria “A”, attività a basso rischio e standardizzate
    Appartengono alla Categoria A le attività che non sono suscettibili di provocare rischi significativi per l’incolumità
    pubblica e che sono contraddistinte da un limitato livello di complessità e da norme tecniche di riferimento.
  • Categoria “B”, attività a medio rischio
    Rientrano nella Categoria B le attività caratterizzate da una media complessità e da un medio rischio, nonché le attività che non hanno normativa tecnica di riferimento e non sono da ritenersi ad alto rischio.
  • Categoria “C”, attività a elevato rischio
    Nella Categoria C rientrano tutte le attività ad alto rischio e ad alta complessità tecnico-gestionale

Per approfondire la tematica leggi l’articolo “La prevenzione incendi nelle attività agricole” di C. Romano su rivista Antincendio n.2/2021

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Redazione InSic

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