Stabilimenti industriali: come si articola il Modello in intervento del Piano di Emergenza?

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Con riferimento alle aziende che rientrano nell’applicazione della Direttiva Seveso, il Dipartimento della Protezione Civile ha emanato delle linee guida per la pianificazione dell’emergenza esterna, il cui ultimo aggiornamento è stato promulgato con D.P.C.M. 25/02/2005.
Abbiamo già visto in passato come si articola il Piano di Emergenza esterna di uno stabilimento industriale che voglia rispondere ad una emergenza esterna. Ora ci concentriamo sul Piano di Emergenza: come si compone? Cos’è il Modello di intervento e quali sono gli organi coinvolti nella gestione emergenziale?

L’articolo è tratto da: R. Bonfiglio, “La pianificazione delle emergenze esterne industriali e l’informazione alla popolazione”, Antincendio n.8/2020 – SFOGLIA L’INDICE fornisce interessanti spunti.

Pianificazione Esterna: le variabili da considerare

La redazione del piano d’emergenza esterna e delle relative procedure di emergenza da adottare al verificarsi di un incidente in un complesso industriale, richiede la preventiva conoscenza di alcune informazioni essenziali:
  • chi decide cosa e sulla base di quali presupposti o previsioni;
  • chi fa cosa e come (per quanto prevedibile);
  • oltre ovviamente ad indicare gli elementi caratterizzanti l’azienda oggetto del piano ed il territorio
  • circostante, in particolare in seguito alle prevedibili tipologie di incidenti.
  • Piano di Emergenza esterno: come si struttura?

Piano di Emergenza esterno: a quali finalità si redige?

Il Piano di Emergenza è dunque il progetto di tutte le attività e delle procedure di protezione civile necessarie
ed utili per fronteggiare qualsiasi evento calamitoso che abbia probabilità di avvenire in un dato territorio comunale, consentendo l’impiego razionale e immediato delle risorse.

Il contenuto del piano d’emergenza deve rispondere ai seguenti basilari quesiti:

chi decide cosa e sulla base di quali presupposti o previsioni;
chi fa cosa e come (per quanto prevedibile);
oltre ovviamente ad indicare gli elementi caratterizzanti l’azienda oggetto del piano ed il territorio
circostante, in particolare in seguito alle prevedibili tipologie di incidenti.

Piano di Emergenza esterno: come si struttura?

Il piano è strutturato sulla base di due elementi principali:
A) Il Modello di intervento che consiste nell’individuazione dei soggetti, delle competenze, delle
procedure operative necessarie all’organizzazione e l’attivazione delle azioni corrispondenti alle necessità di superamento dell’emergenza.
B) I Dati di base e gli Scenari consistono nella raccolta ed organizzazione di tutte le informazioni
relative alla conoscenza del territorio, della distribuzione della popolazione e dei servizi, dei fattori di pericolosità, di rischio, della vulnerabilità e dei conseguenti scenari al fine di disporre di tutte le informazioni antropico-territoriali utili alla gestione dell’emergenza.

A. Il modello di intervento

Il modello di intervento consiste nell’assegnazione delle responsabilità e dei compiti, nei vari livelli di comando e controllo, per la gestione delle emergenze.
Tale modello riporta il complesso delle procedure per la realizzazione del costante scambio di
informazioni tra il sistema centrale e periferico di protezione civile, in modo da consentire l’utilizzazione
razionale delle risorse con il coordinamento di tutti i Centri Operativi dislocati sul territorio, in
relazione al tipo di evento. La catena operativa in sede locale prevede la sequenza discendente C.C.S., C.O.M. e C.O.C:

A1) Il centro coordinamento soccorsi (C.C.S.)

Il C.C.S. rappresenta il massimo organo di gestione delle attività di Protezione Civile a livello provinciale
e si identifica in una struttura operativa che elabora il quadro determinato dalla calamità, riceve le richieste
di intervento e soccorso provenienti da altre strutture operative ed ancora, elabora le strategie
di intervento operativo e supporto logistico necessarie al superamento dell’emergenza in corso.
Nell’ambito dell’attività svolta dal C.C.S. si distinguono: una “area strategia”; alla quale afferiscono i
soggetti preposti a prendere decisioni, ed una “area operativa” nella quale operano 14 funzioni di supporto
che, in coordinamento con l’area strategica ed il responsabile dell’emergenza, determinano gli
interventi di settore e globali necessari al superamento dell’emergenza.

A2) Il centro operativo misto (C.O.M.)

Il C.O.M. è una struttura operativa decentrata che coordina le attività in emergenza di più Comuni, in
supporto alle attività dei Sindaci dei Comuni colpiti dalle calamità svolgendo, su una base territoriale
più ristretta rispetto al C.C.S., analoghi compiti di determinazione del quadro di evento, di riscontro
delle necessità rappresentate dai Comuni di riferimento e di intervento logistico operativo, svolto direttamente o tramite C.C.S., per il superamento dell’emergenza.
Il C.O.M. si struttura quale luogo di riferimento, per un numero (preordinato e già conosciuto) di Comuni. L’ ubicazione del C.O.M. è di norma baricentrica rispetto ai Comuni afferenti ed è opportuno sia localizzata in strutture antisismiche, non vulnerabili a qualsiasi tipo di rischio; in casi particolari, riferiti ad eventi non prevedibili come collocazione spaziale, il C.O.M. può essere istituito in altre sedi ritenute più opportune.

A3) Il centro operativo comunale (C.O.C.)

Il Sindaco, per assicurare nell’ambito del proprio territorio comunale la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione, si avvale del Centro Operativo Comunale (C.O.C.).
La scelta dell’ubicazione di tale Centro dovrà essere in strutture antisismiche, in aree di facile accesso e non vulnerabili a qualsiasi tipo di rischio. Tali strutture devono essere dotate di un piazzale attiguo che abbia dimensioni sufficienti ad accogliere mezzi pesanti e quanto altro occorra in stato di emergenza. Il C.O.C. opera in un luogo di coordinamento detto “sala operativa” in cui convergono tutte le notizie collegate all’evento e nella quale vengono prese le decisioni relative al suo superamento; il C.O.C. è attivato dal Sindaco in previsione di un evento o in immediata conseguenza dello stesso e rimane operativo fino alla risoluzione delle problematiche generate dell’evento stesso. Al Sindaco viene imputata la responsabilità di gestione dell’emergenza dal momento in cui la medesima è stata prevista o si è manifestata. Importante aiuto alle attività sindacali può essere reso dall’attivazione di Funzioni di supporto. Le Funzioni di supporto si identificano essenzialmente in azioni e responsabili che hanno il compito di supportare il Sindaco nelle decisioni da prendere e nell’assunzione di iniziative a carattere operativo per settori funzionali specifici.
Tali Funzioni potranno essere attivate tutte o solo in parte, in ragione delle necessità dettate dall’emergenza.

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Roma, 9 ottobre 2020

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