È un impegno straordinario il loro, sorretto da una professionalità e da un coraggio che spesso si spinge fino all’estremo sacrificio per tutelare l’incolumità di tutti.
Sono sempre i primi a correre per mettere in sicurezza persone e luoghi e lavorano a testa bassa in quei posti dai quali tutti scappano e da cui, la notte dello scorso 5 novembre, tre di loro non sono potuti fuggire.
Eppure, si trattava di una segnalazione come tante altre, per un maledetto intervento su un incendio in una cascina generato da una lieve esplosione.
Avevano spento le fiamme, avevano messo in sicurezza le bombole e poi si erano spinti all’interno dell’edificio e da lì, Matteo, Marco, Antonino non sono più usciti, investiti da una seconda e devastante deflagrazione, che produrrà il crollo totale della struttura.
Durante le indagini, attualmente ancora in corso, il proprietario della cascina, avrebbe confessato di aver provocato l’esplosione simulando un attentato, per riscuotere il premio dall’assicurazione.
Matteo, Marco, Antonino, non torneranno mai più nelle loro case, dalle loro famiglie, dai loro affetti, come è accaduto nel passato ad altri colleghi, ma noi vedremo ancora decine di squadre di pompieri, su camion rossi che corrono a sirene spiegate, quotidianamente impegnati in ogni tipo di emergenza.
E continueranno ad arrivare ovunque, anche dove sembra impossibile e con un sorriso, a volte con gli occhi stanchi, si prodigheranno per mettere al sicuro persone, animali, cose e luoghi.
Però oggi, a differenza di altre volte, non possiamo prendercela con le misure di sicurezza che non hanno funzionato, con lo stabile non a norma o con il mancato rispetto di regole o disposizioni, questa volta bastava avere il coraggio di non tacere, di assumersi la responsabilità di un gesto assurdo, perché tra la prima e la seconda esplosione è trascorsa mezz’ora, trenta preziosi minuti che avrebbero potuto salvare la vita di questi tre pompieri eroi… e questo, probabilmente, fa ancora più male.
E quando tutti i riflettori inevitabilmente si abbasseranno, ricordiamoci che i tre Vigili del fuoco erano pubblici ufficiali morti nel compimento del loro lavoro, le cosiddette “vittime del dovere”, che dovrebbero aver diritto, insieme ai loro familiari, agli stessi benefici concessi alle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata.
Perché non è accettabile che in uno Stato che riconosce la vita umana come valore supremo, senza non vengano considerati tutti coloro i quali, in nome di quel valore, si sacrificano ed esistano invece status normativi trattati in modo differente a seconda di come la vittima perde la vita.
E mentre in Parlamento si continua a discutere da tempo su una legge capace di estendergli queste tutele, i Vigili del fuoco, in silenzio, continuano a salvare vite umane e a garantire a tutti noi l’incolumità.
Un aiuto alle famiglie dei Vigili del fuoco Matteo Gastaldo, Marco Triches, Antonino Candido
Associazione Vigili del Fuoco di Alessandria
UBI Banca Regionale Europea (filiale di Alessandria)
IBAN: IT49B0311110400000000005382
Causale: A supporto delle famiglie dei deceduti
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