Impronta digitale: i dispositivi di riconoscimento a prova di hackers

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L’importanza crescente che viene attribuita alle tecniche di identificazione di un soggetto, grazie al riconoscimento di un’impronta digitale, ha attirato l’attenzione degli hackers. Questi hanno messo a punto tecniche di violazione degli applicativi.

Che cos’è l’impronta digitale e come si utilizza

Sempre più spesso si utilizza oggi l’impronta digitale come strumento di identificazione di un soggetto specifico. Si pensi ad esempio all’India, dove l’identificazione dell’impronta digitale è lo strumento che ha ormai sostituito la carta d’identità. Ogni cittadino indiano possiede un numero di identificazione unico, di 12 cifre, collegato alla sua fotografia, all’impronta digitale e alla scansione dell’iride. Ad oggi, 1,3 miliardi di cittadini indiani hanno applicato questa tecnica di riconoscimento, coprendo più del 99% della popolazione adulta indiana.

Impronte digitali clonate : il caso indiano

A febbraio 2021, la polizia indiana ha arrestato sei persone che avevano violato centinaia di conti correnti bancari, utilizzando impronte digitali clonate. La tecnica di violazione adottata è abbastanza semplice, perché si basa sull’utilizzo di gomma adesiva, con un investimento di 7/100 di dollari.

Gli attacchi degli hackers in genere sono diretti agli applicativi di gestione del riconoscimento, oppure utilizzano nuovi materiali, capaci di duplicare la pelle umana.

Impronte digitali : come rilevare le contraffazioni

Alcune aziende si sono concentrate sulle modalità di contrasto a queste ultime tecniche; hanno quindi messo a punto strumenti, cui anche le aziende italiane hanno dato un contributo. Ad esempio, un nuovo rivelatore impone all’utente di appoggiare il dito su un prisma illuminato da LED. Questi emettono due lunghezze d’onda diverse di luce ultravioletta che non viene rifratta dalla pelle.
I LED sono posizionati in modo tale che un algoritmo intelligente può individuare con relativa facilità un’impronta digitale, o meglio un dito contraffatto.

A tal fine l’applicativo dapprima acquisisce l’immagine dell’impronta digitale e successivamente misura le caratteristiche della pelle. La pelle umana ha un comportamento ben diverso da quello di una pelle artificiale. Questa tecnica, già utilizzata su larga scala dai governi provinciali della Cina e da istituzioni bancarie locali, migliora il livello di protezione da contraffazione.

I sensori di acquisizione dell’impronta digitale

Al proposito, è bene rilevare che molti sensori (capacitivi ed  ottici), utilizzati su larga scala, presentano delle limitazioni, soprattutto per le ridotte dimensioni. Queste rendono un poco più complessa l’operazione di acquisizione di un’intera impronta digitale. Il processo di aggregazione delle varie parti dell’impronta digitale rappresenta un punto di debolezza del dispositivo; l’utilizzo di sensori di grandi dimensioni comporta invece un significativo aumento del prezzo del sensore.

I sensori di temperatura

Ecco la ragione per la quale un’altra azienda ha sviluppato un prodotto che:
– non rivela gli aspetti ottici dell’impronta digitale,
– ma cattura la differenza di temperatura presente tra le creste e le valli dell’impronta digitale.
Il prezzo di questi dispositivi è più ragionevole; inoltre essi vengono oggi utilizzati su larga scala in sensori di tipo economico, come quelli utilizzati presso gli esercizi commerciali.
Altri vantaggi di questa tecnologia riguardano il fatto che:
– essa è resistente a varie temperature ambienti
– può funzionare anche se il sensore è esposto direttamente alla luce del sole.

È questo un aspetto che spesso viene trascurato dai progettisti dei lettori di impronta digitale. Essi infatti non tengono presente il fatto che questi lettori spesso sono esposti all’aria aperta; ad esempio quando sono installati sui cancelli di ingresso di infrastrutture a rischio.

La sicurezza dei sensori di impronte digitali

Un’altra tecnica che accresce la sicurezza dei dispositivi utilizzati in contesti ad alto rischio è basata sul fatto che il lettore non contiene alcun dato; tutti i dati infatti sono conservati in un server sicuro, all’interno del sito protetto, a distanze che possono raggiungere i 90 m. Il collegamento ovviamente è protetto con applicativi criptografici di alto livello.
Uno di questi sensori è stato recentemente approvato dal centro britannico per la protezione dell’infrastruttura nazionale; ha dimostrato infatti di comportarsi assai bene in condizioni ambientali estreme, compresa la presenza di olio, grasso, acqua e polvere.

La mappa tridimensionale dell’impronta digitale

Infine, una tecnica avanzatissima, in corso di sviluppo in California, è la tecnica della tomografia foto-acustica. Questa tecnica permette di scannerizzare i tessuti con un laser, scaldando i vasi sanguigni e creando di conseguenza delle onde d’urto ultrasoniche. Il dispositivo individua i segnali ultrasuonici ed usa un algoritmo per ricostruire l’area di provenienza. Aggregando tutti questi dati, è possibile creare una mappa tridimensionale dell’impronta digitale.

Il costo di questi dispositivi sembra diminuire nel tempo, soprattutto in funzione della produzione di massa, richiesta da molti utenti.

Il continuo miglioramento di queste tecniche fa sì che esse possano sostenere con vantaggio la concorrenza, sempre più vivace, da parte dei dispositivi di riconoscimento dell’impronta digitale ; al proposito, è bene ricordare che anche per questi dispositivi vi sono problemi di attacco cibernetico, di cui parleremo in un’altra occasione.

Una squadra di professionisti editoriali ed esperti nelle tematiche della salute e sicurezza sul lavoro, prevenzione incendi, tutela dell’ambiente, edilizia, security e privacy. Da oltre 20 anni alla guida del canale di informazione online di EPC Editore

Redazione InSic

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