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Ancora morti sul lavoro, una strage silenziosa in assenza di cultura

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Riceviamo e pubblichiamo una sentita riflessione del Dott. Marco SciarraRSPP del Servizio Prevenzione e Protezione Università Tor Vergata di Romache vuole rimarcare la priorità che la salute e la sicurezza sul lavoro rappresentano per il nostro Paese.

Nel nostro Paese si continua a morire di lavoro.

E mentre la Politica, da una parte − sotto la spinta emozionale delle ultime morti, in particolare quella della giovane “madre” Operaia di Prato − si pone l’ennesimo interrogativo sul perché, dall’altra tace su una condizione che nel tempo ha visto il susseguirsi, senza interruzione, di incidenti mortali.

Eppure, dal 1994 ad oggi, sono stati operati interventi di modifica e ammodernamento dell’organizzazione del lavoro; è stato pubblicato il D.Lgs. 81/08; sono state create le Rappresentanze dei lavoratori per la sicurezza; investiti fondi per la salvaguardia della vita, dell’incolumità e della salute dei lavoratori; istituiti corsi universitari per la sicurezza sui luoghi di lavoro e dell’ambiente.

Lo scoglio della cultura della sicurezza

Una scarsa cultura in materia di sicurezza, poco radicata, ha sicuramente favorito, da una parte, il proliferare di logiche interpretative delle norme in chiave burocratizzata; dall’altra la sovrapposizione degli attori chiamati a rispondere al dettame della norma. Una visione questa, che si è sommata alla sindacalizzazione eccessiva delle Rappresentanze dei lavoratori, ma anche e soprattutto alla percezione della sicurezza come costo, discostando, in questo modo, notevolmente il processo applicativo dei meta principi della direttiva quadro.

Il problema dei controlli

Così nel tempo, i soggetti della linea consultiva, figure di cui si avvale il Datore di Lavoro, per adempiere al meglio ai propri obblighi in materia di sicurezza, si sono sempre più confuse e sovrapposte con la linea operativa, cioè con quei soggetti che hanno obblighi in materia di sicurezza sul lavoro. Questa circostanza ha prodotto una situazione d’incompatibilità dei ruoli (controllore e controllato) che si è riflessa sulla capacità operativa e sul controllo incrociato.

Attività ispettiva e sanzioni

Come succede sempre in questi casi, oltre alle domande di rito sul perché, si rilancia in modo confuso l’esigenza di leggi nuove, tali da contenere le numerose morti sul lavoro. Nessuno si pronuncia sul vero problema che è quello della totale assenza di un sistema di controllo in grado di far rispettare le leggi esistenti.

Per diminuire i rischi e quindi i morti sul lavoro bisogna ripristinare una attività ispettiva e sanzionatoria efficiente ed efficace.

Cause generanti

Visto che, quali motivi apparenti, le cause degli infortuni sono sempre le stesse, cadute dall’alto, schiacciamenti e fumi tossici, è impensabile non riflettere sui motivi che li generano.

Formazione inidonea

Conseguenza sicura di scarsa cultura della sicurezza, ma anche e soprattutto di una manchevole idonea formazione dei lavoratori, sui rischi che corrono.

Rappresentanze dei lavoratori

Lo stesso vale e si amplia per i Rappresentanti dei lavoratori, previsti per controllare l’applicazione delle norme sulla prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali a tutela della salute e dell’integrità fisica, che erroneamente vengono designati nelle RSU e non eletti, e quindi, avulsi dai contesti lavorativi o cicli produttivi.

Ovviamente, a mio parere, la scelta da preferire è orientata alla elezione, da parte dei lavoratori, all’interno dei singoli settori e dei lavoratori coinvolti nel processo; in quanto soggetti interni meglio di chiunque altro conoscono le attività, i punti critici, le problematiche presenti in azienda. Sono convinto che una severa riflessione critica sul processo produttivo possa portare ad intraprendere azioni di miglioramento davvero significative.

La debolezza del Sistema Prevenzione

È chiaro che, nella debolezza complessiva del Sistema, ricade oggi la scarsa capacità dei valutatori, soprattutto di formazione universitaria, che generalmente non conoscono, alla fine del ciclo formativo, le procedure e i processi produttivi o le attività che li caratterizzano, elementi essenziali per una corretta valutazione del rischio.

La gestione di un sistema organizzativo, in parte o in toto mediata da procedure, ha come scopo la prevenzione degli errori e delle deviazioni; conservando però, il “sapere e la conoscenza dei lavoratori”, quale vissuto caratterizzante la specifica attività.

In altre parole, le procedure sono l’espressione di un modo di lavorare che rende riproducibile il metodo; e questo indipendentemente dalla persona che lo sta svolgendo, definendone le competenze e le tappe da percorrere per il raggiungimento della sicurezza.

Credo, che il non conoscerle, e il non insegnarle, sia sicuramente una debolezza ulteriore del Sistema prevenzionistico del Paese.

Come d’altronde la folle ricerca, da parte delle Associazioni di settore, poco rappresentative, ma dentro il gioco politico di vicinanza, di imporsi come Albi professionali a presidio costituzionale e di utilità pubblica, per tutto ciò che concerne la sicurezza sul lavoro.

I problemi sul tavolo

Il numero enorme di infortuni e di morti sul lavoro che sta accompagnando la “ripresa” è il risultato delle circostanze succitate; ma anche di un Sistema economico basato sul profitto che nessun politico di professione vuole mettere davvero in discussione.

Sicuramente, come già detto, per diminuire i rischi e quindi i morti sul lavoro bisogna approntare un sistema di costrizioni che faccia rispettare sempre, e non occasionalmente, le leggi.

È questione, in primo luogo, di attività ispettiva e sanzionatoria non burocratica ma puntuale, che ogni lavoratore deve pretendere. Ma vista la debolezza complessiva dei lavoratori in generale, diventa complicato pretendere tutto questo.

Per saperne di più

Segnaliamo di seguito una serie di contributi di approfondimento su alcuni dei temi citati nel testo.

Una squadra di professionisti editoriali ed esperti nelle tematiche della salute e sicurezza sul lavoro, prevenzione incendi, tutela dell’ambiente, edilizia, security e privacy. Da oltre 20 anni alla guida del canale di informazione online di EPC Editore

Redazione InSic

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