L’obiettivo di parità di genere è fondamentale per lo sviluppo equo e sostenibile di una società ed è uno dei 17 obiettivi dell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile, volta a risolvere le principali sfide a cui il mondo deve far fronte. Questo articolo esamina l’importanza della parità di genere e le iniziative intraprese dall’Italia per raggiungere questo obiettivo.
Nell'articolo
Parità di genere e Agenda 2030
Si è conclusa il 23 maggio l’edizione 2024 del Festival di ASviS, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, durante la quale per due settimane si sono alternati i maggiori esperti del settore per fare il punto della situazione sui 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU, facendo luce in particolare sull’obiettivo SDG 5 “Parità di Genere” e sulle migliori strategie da adottare per traguardare questo obiettivo in un contesto caratterizzato da una profonda trasformazione in ambito tecnologico e digitale.
Disparità di genere: politiche e azioni di contrasto
Le disparità di genere costituiscono uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile, alla crescita economica e alla lotta contro la povertà.
Nel corso dei dibattiti con esperti del mondo del lavoro ed esponenti del tessuto politico-istituzionale, imprenditoriale, economico e delle associazioni femminili, si è cercato di capire quali politiche e azioni concrete è necessario promuovere per garantire pari opportunità per le donne e per favorire la loro partecipazione attiva al mondo del lavoro e quali saranno le implicazioni sull’occupazione femminile delle trasformazioni in atto.
Disparità di genere nel lavoro: esempi
La crisi dovuta alla pandemia da Covid-19 ha segnato una forte discontinuità nel percorso verso la parità di genere.
Le donne hanno subito maggiormente l’impatto del Covid-19 in particolare perché:
- le donne lavorano prevalentemente nel settore dei servizi, che è stato particolarmente colpito
- per una questione di mancata tutela contrattuale: la percentuale di donne con contratti a tempo determinato o part-time è superiore rispetto a quella degli uomini
- per una questione legata all’assistenza e cura della famiglia, di cui le donne si fanno maggiormente carico.
Parità di genere: i dati degli indici internazionali
Secondo l’ultima previsione del “Global Gender Gap Report” del World Economic Forum, si raggiungerà la parità di genere a livello mondiale tra 131 anni.
L’Italia si posiziona al 79° posto su 146 nazioni nell’indice di parità di genere mondiale, dopo Kenia e Uganda, e anche nel nostro paese servirà più di un secolo per chiudere il divario di genere.
In Europa, l’Italia presenta un punteggio inferiore alla media europea nell’indice EIGE sulla parità di genere e, in particolare, figura all’ultimo posto fra 27 paesi nell’ambito lavoro.
In Italia, infatti, il divario fra donne e uomini è molto più ampio rispetto agli altri paesi europei in termini di tasso di occupazione, tasso di inattività, ore lavorate, qualità dell’occupazione, tempo dedicato al lavoro di cura.
Parità di genere come fattore trainante della crescita economica
La parità di genere è riconosciuta dall’UE come un fattore trainante della crescita economica e la questione femminile è diventata centrale nell’agenda europea. In base a uno studio dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere EIGE del 2017, la parità di genere potrebbe portare a un aumento del PIL pro capite dell’UE compreso tra il 6,1 per cento e il 9,6 per cento entro il 2050.
La strategia nazionale per la Parità di Genere 2021-2026
È in questo contesto che l’Italia ha varato la Strategia Nazionale per la parità di genere 2021-2026, in linea con l’Agenda ONU 2030 e con la Strategia di parità genere adottata dalla Commissione europea nel marzo 2020, con l’obiettivo di rimuovere gli ostacoli che impediscono l’effettiva partecipazione delle donne all’organizzazione politica, economica e sociale e di raggiungere, entro il 2026, l’incremento di cinque punti nella classifica dell’Indice sull’uguaglianza di genere elaborato dall’Istituto europeo EIGE.
Le direttrici della Strategia Nazionale per la parità di genere toccano le aree in cui l’Italia registra un punteggio inferiore negli indicatori di parità rispetto ad altri paesi dell’Unione Europea:
- lavoro
- reddito
- competenze
- tempo dedicato alla famiglia e alla casa
- potere.
Parità di genere e PNRR
La Strategia nazionale per la parità di genere si attua anche attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che è attraversato da tre “priorità trasversali” relative alle pari opportunità di genere, generazionali e territoriali.
Inoltre, nella Missione 5 “Inclusione e Coesione”, Componente 1 “Politiche attive del lavoro e sostegno all’occupazione” del PNRR è stato inserito uno specifico progetto, il cui obiettivo è la definizione di un Sistema nazionale di certificazione della parità di genere, differenziato in base alle dimensioni/fatturato delle aziende, che accompagni e incentivi le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il divario di genere in tutte le aree maggiormente critiche per la vita lavorativa e la crescita professionale delle donne.
Con la legge n. 162/2021 (cd. Legge Gribaudo) è stato introdotto l’art. 46-bis (“Certificazione della parità di genere”) nel D.Lgs. n. 198/2006 (Codice delle Pari Opportunità), che può essere considerato la prima fonte normativa italiana in merito alla parità di genere.
La prassi di riferimento UNI PdR 125:2022
Il 16 marzo 2022 è stata pubblicata la Prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022 recante “Linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere che prevede l’adozione di specifici KPI (Key Performance Indicator – Indicatori chiave di prestazione) inerenti alle Politiche di parità di genere nelle organizzazioni”.
Requisiti per ottenere la Certificazione di parità di genere
Con il DPCM 29 aprile 2022 è stato stabilito (art. 1) che i parametri minimi per il conseguimento della certificazione di parità di genere da parte delle aziende, di cui all’art. 46-bis del Codice delle pari opportunità (D.Lgs. n. 198/2006) sono quelli di cui alla Prassi di riferimento UNI/PdR125:2022 e successive modifiche e integrazioni.
Chi rilascia la certificazione di parità di genere?
Il DPCM 29 aprile 2022 prevede, inoltre, che (art. 2) al rilascio della certificazione di parità di genere alle imprese in conformità alla UNI/PdR 125:2022 provvedono gli organismi di valutazione della conformità accreditati in questo ambito ai sensi del regolamento (CE) n. 765/2008 e che il certificato di accreditamento degli organismi che certificano la parità di genere viene rilasciato specificamente per la UNI/PdR 125:2022.
Qual è la finalità della Certificazione per la parità di genere?
La Prassi UNI/PdR 125:2022 definisce le linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere e prevede l’adozione di specifici KPI inerenti le politiche di parità di genere nelle organizzazioni, sia pubbliche che private, che permettano la misura, la rendicontazione e la valutazione dei dati relativi al genere. L’obiettivo è colmare i divari esistenti e integrare stabilmente la parità di genere nelle organizzazioni, promuovendo un cambiamento sostenibile nel tempo.
Richieste di certificazione di parità di genere: dati statistici
A due anni dalla pubblicazione, lo scenario nazionale si è mosso molto rapidamente e la UNI/PdR125:2022 è già una delle certificazioni più richieste, con una domanda in forte aumento.
Qualche dato estratto dalle banche dati di Accredia, l’Ente italiano di accreditamento, può aiutare a comprendere a che punto siamo.
Nelle banche dati di Accredia, liberamente accessibili online, è possibile, tra l’altro, effettuare la ricerca degli organismi che operano in tutti gli schemi e settori gestiti da Accredia e verificare la validità dei certificati di accreditamento rilasciati da Accredia, nonché effettuare la ricerca delle organizzazioni con sistema di gestione certificato.
- Nella sezione “Certificazioni” è possibile visualizzare i certificati rilasciati, con l’elenco e il numero dei siti (sedi, filiali, stabilimenti, ecc.) coperti da certificazione ai sensi di una specifica Norma o Prassi, anche con riferimento a uno specifico intervallo di date.
- Nella sezione “Accreditamenti” è possibile effettuare la ricerca degli organismi che operano in tutti gli schemi e settori gestiti da Accredia e visualizzare il numero complessivo di organismi accreditati, anche con riferimento a un intervallo di date.
Alla data del presente articolo sono quasi 12mila i siti aziendali che hanno ottenuto la certificazione del sistema di gestione per la parità di genere, e sono ben 51 gli organismi accreditati per certificare secondo lo schema della UNI/PdR 125:2022.
Un confronto con le certificazioni Qualità, Sicurezza e Ambiente
La rapida affermazione di questa Prassi risulta evidente se confrontiamo questi risultati con quelli relativi alle certificazioni più diffuse (UNI EN ISO 9001:2015, UNI EN ISO 14001:2015, UNI ISO 45001:2018).
Risultano infatti accreditati:
- n. 51 organismi per la UNI ISO 45001:2018
- n. 53 organismi per la UNI EN ISO 14001:2015
- oltre n. 100 organismi per la UNI EN ISO 9001:2015
Con riferimento ai siti certificati, per la UNI EN ISO 9001:2015 ne risultano 136 mila, mentre la ricerca per la UNI ISO 45001:2018 e la UNI EN ISO 14001:2015 restituisce un risultato di circa 35 mila e 38 mila siti, rispettivamente.
Certificazione della parità di genere: i vantaggi per le aziende private
La rapida affermazione della UNI/PdR 125:2022 è stata favorita da una serie di vantaggi.
Le aziende private che hanno ottenuto la certificazione della parità di genere in applicazione della prassi UNI/PdR 125:2022 possono, infatti, usufruire dei seguenti incentivi:
- esoneri contributivi: è previsto un esonero dal versamento di una percentuale dei complessivi contributi previdenziali a carico del datore di lavoro in misura non superiore all’1% e nel limite massimo di 50.000 euro annui per ciascuna impresa (misura strutturale finanziata dal Ministero del Lavoro con 50 milioni di euro annui);
- misure premiali previste dal D.Lgs. n. 36/2023 (nuovo Codice degli appalti): è previsto un maggiore punteggio legato al possesso della certificazione di parità di genere (art. 108, comma 7) e una diminuzione della garanzia del 20%, cumulabile con tutte le altre riduzioni previste dalla legge (art. 106, comma 8 e nell’allegato II. 13 al Codice).
Vantaggi per le PMI
Per le realtà più piccole, che costituiscono una componente essenziale del tessuto produttivo italiano, è più difficile dedicare risorse ed energie alla definizione di nuove procedure. Per questo motivo, oltre agli incentivi validi per tutte le imprese, sono stati stanziati nella Missione 5 del PNRR contributi per 8 milioni di euro per accompagnare le PMI alla certificazione di parità di genere. Di questi 8 milioni, 2,5 milioni saranno erogati sotto forma di voucher per servizi di assistenza tecnica e accompagnamento alla certificazione, e i residui 5,5 milioni sotto forma di servizi di certificazione.
Una prima tranche da 4 milioni di euro è stata oggetto di un avviso pubblico chiuso il 28 marzo 2024, che prevedeva due linee di contributi alle PMI, in corso di erogazione in collaborazione con Unioncamere in qualità di soggetto attuatore:
- contributi fino a 2.500 euro per impresa sotto forma di servizi per l’assistenza tecnica erogati da esperti iscritti in apposito elenco (affiancamento per il monitoraggio degli indicatori di performance e la definizione degli obiettivi strategici e per la pre-verifica della conformità del Sistema di Gestione);
- contributi fino a 12.500 euro per impresa, in relazione alla dimensione, sotto forma di servizi per il rilascio della certificazione della parità di genere erogati dagli Organismi di certificazione accreditati.
Vantaggi trasversali
Per le aziende non ci sono solo incentivi economici e premialità, ma anche altri vantaggi quali:
- la crescita della reputazione aziendale,
- il miglioramento del clima aziendale,
- un complessivo aumento della competitività.
Certificazione della parità di genere: prospettive future
L’introduzione dell’istituto della Certificazione di Parità di Genere nell’ordinamento italiano consentirà di promuovere un cambiamento culturale fondamentale per l’affermazione delle pari opportunità tra uomo e donna e per una piena partecipazione delle donne alla vita economica e sociale del Paese.
La certificazione della parità di genere per le imprese ha le potenzialità per raggiungere l’obiettivo di una maggiore occupazione femminile ma, soprattutto, di una migliore qualità del lavoro femminile attraverso pratiche aziendali più trasparenti, etiche e sostenibili, l’aumento delle opportunità di crescita in azienda e la riduzione del divario retributivo.
Ci vorrà tempo, ma grazie al pieno coinvolgimento delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e delle organizzazioni pubbliche e private le donne potranno cogliere le migliori opportunità per esprimere il loro potenziale e partecipare pienamente allo sviluppo economico del paese.
Per saperne di più: definizioni, obiettivi, strumenti
Qual è lo scopo della Certificazione di parità di genere per le aziende?
L’istituto della certificazione della parità di genere nasce al fine di attestare le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale a parità di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità.
A cosa serve la UNI/PdR 125:2022?
La PdR 125:2022 gioca un ruolo cruciale come strumento di diffusione delle buone pratiche e serve a supportare le organizzazioni nel promuovere la parità di genere al loro interno. Ad oggi, la certificazione ha ottenuto un’ampia accettazione, fungendo da catalizzatore per il cambiamento culturale necessario a garantire la piena partecipazione delle donne al mondo del lavoro e allo sviluppo economico e sociale del paese.
Quando si raggiungerà la parità di genere a livello mondiale?
L’ultima previsione del Global Gender Gap Report del World Economic Forum, indica che si raggiungerà la parità di genere a livello mondiale tra 131 anni.
Cosa sono le Prassi di Riferimento (PdR)?
Le Prassi di Riferimento sono documenti pubblicati dall’UNI, in grado di rispondere alla rapida evoluzione del mercato, che definiscono prescrizioni tecniche e danno in tempi brevi un primo riferimento volontario su nuovi temi non ancora consolidati dalla normazione tecnica.
Sono documenti elaborati sulla base di specifiche esigenze ed esperienze di parti economiche e sociali, caratterizzati da un rapido processo di condivisione tra i soli autori, sotto il coordinamento dell’UNI.
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Dottore Commercialista e Revisore Legale.
Consulente Tecnico del Tribunale di Roma in materia bancaria e societaria (Albo Civile dei Consulenti tecnici e Periti del Tribunale di Roma).
Esperta in normativa dei mercati finanziari, corporate governance e politiche di genere. Dopo la laurea con lode in Economia e Commercio presso l’Università Sapienza di Roma, ha maturato esperienza nel campo della revisione legale e ha ricoperto diversi ruoli manageriali nei settori Amministrazione, Finanza e Corporate Governance.
Impegnata in campo sociale per le pari opportunità, dal 2014 è fondatrice e Presidente della community femminile Lean In Network, Italy (Rome), affiliata al network internazionale Leanin.org presente in 180 nazioni nel mondo con oltre 80 mila Circles. È membro del Comitato Direttivo e coordinatrice del Tavolo Economico-Giuridico della rete femminile Inclusione Donna, che ha visto nascere nel 2018, e ha partecipato in qualità di esperta al Tavolo UNI per la definizione della Prassi di Riferimento “Linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere” UNI/PdR 125:2022.