Spazi confinati

Lavori in ambienti confinati: una proposta operativa per un soccorso rapido ed efficace ed una pianificazione semplificata

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Articolo di:

  • Massimo Selmi (Ingegnere, Ordine ingegneri di Pistoia, già Direttore Unità Funzionale Complessa Prevenzione Igiene Sicurezza Luoghi di Lavoro di Pistoia)
  • Fabrizio Vestrucci (Ingegnere, Funzionario Dipartimento dei Vigili del Fuoco – in servizio presso il Comando Vigili del Fuoco di Pistoia)

La questione del lavoro in ambiente confinato sale all’attenzione delle istituzioni, delle parti sociali e dei media ogni qualvolta si verifica un evento infortunistico tragico, per poi ricadere nell’oblio nel giro di pochi giorni.

Terminato il lavoro dei soccorritori, spente le luci delle fotoelettriche, rimane solo il lavoro della polizia giudiziaria dei VVF, delle USL e della magistratura, con il compito di individuare eventuali responsabilità correlate all’evento.
Nessuno, né le istituzioni, né le parti sociali, né il legislatore, si prende cura di attivare e promuovere un percorso che, prendendo le mosse dal feedback dell’evento, si prefigga di intervenire in modo strutturale sui fattori determinanti, costruendo per il futuro le condizioni per una prevenzione efficace.

Per citare Churchill:

“Se non approfittiamo dell’emergenza per costruire su questa, non abbiamo appreso niente”.

Da questo punto di vista si potrebbe dire che alcuni primati abbiano un processo di apprendimento finalizzato alla modifica del comportamento più efficace di quello degli esseri umani. Così la storia si ripete, fino all’evento successivo. Purtroppo nel nostro Paese questa regola vale in molte occasioni di emergenza, sia questa ambientale, di salute, di sicurezza del lavoro.

Spazi confinati: la normativa di riferimento

Il DPR 177/2011

Nel 2011 il legislatore è intervenuto, con il DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 14 settembre 2011, n. 177. La norma però è debole, poco più che una cornice, contiene imprecisioni, non ha avuto seguito con atti necessari al suo completamento (es. i requisiti formativi minimi per gli addetti, i requisiti organizzativi e di dotazione funzionale per le imprese), fra i quali un miglior coordinamento con la legislazione in materia di sicurezza del lavoro e la normativa tecnica: in sostanza è poco efficace.

Molte voci critiche e molte proposte si sono susseguite in questi anni, ma per adesso niente è cambiato.

Una prima esigenza sarebbe quella di allineare alla normativa tecnica internazionale la definizione di ambiente confinato, in tutti i testi legislativi nazionali. Ciò costituirebbe un primo passo per la razionalizzazione delle prescrizioni normative in relazione ai vari contesti di lavoro ed ai rischi a questi correlati.

Gli infortuni negli spazi confinati

I dati INAIL

Una scheda informativa INAIL – Sistema di sorveglianza sugli infortuni mortali lavoro: “Gli ambienti confinati, Scheda 11 INAIL 2017 – Sistema di sorveglianza degli infortuni sul lavoro”, sebbene ormai datata (è del 2017 e si riferisce a 69 eventi monitorati nel periodo 2002 -2014) ci offre uno spaccato analitico sul fenomeno infortunistico correlato al lavoro in ambiente confinato.

L’analisi mostra che i settori maggiormente interessati dal fenomeno sono agricoltura e costruzioni, seguiti dalla metalmeccanica, prevalentemente in aziende di modeste dimensioni (microimprese).

La causa di morte di gran lunga prevalente è stata l’asfissia; gli eventi hanno riguardato in misura preponderante soggetti potenzialmente “esperti” (con più di tre anni di anzianità di lavoro). La tipologia di luogo più frequente è stata la cisterna/serbatoio, seguita dalla vasca. Il 40% dei decessi è avvenuto in infortuni collettivi (1/4 dei casi totali esaminati).

Incidenti negli spazi confinati: perchè accadono?

Pur senza intraprendere valutazioni analitiche raffinate, possiamo individuare fra i determinanti prevalenti:

  1. Scarsa o assente formazione;
  2. Scarsa o assente conoscenza dei rischi (analisi di rischio);
  3. Scarsa o assente percezione del rischio;
  4. Scarsa o assente pianificazione ed organizzazione (procedure);
  5. Scarsa conoscenza delle attrezzature di lavoro e delle strumentazioni di analisi e di rilievo, verifica e controllo, necessari per operare in tali contesti;
  6. Dispositivi di protezione collettiva ed individuale assenti o inadeguati, sia per il lavoro in sicurezza sia per il salvataggio in emergenza.

Soccorso negli spazi confinati: uno strumento operativo

In questo articolo:

  • obiettivo primario è quello di presentare uno strumento operativo semplice ed efficace che possa consentire di rendere più tempestivo e sicuro l’intervento di soccorso;
  • obiettivo secondario, non meno importante, è quello di imporre a colui che lo usa, l’effettuazione di una analisi di rischio preliminare, condizione necessaria per effettuare gli approfondimenti che consentono di sviluppare i punti 2, 3, 4 dell’elenco precedente, e predisporre gli apprestamenti ed i DPI idonei. E’ scontato infatti che adeguata pianificazione, messa a disposizione di idonee attrezzature di lavoro e strumenti di misura e controllo, nonché idonei apprestamenti e DPI possono scaturire solo da un’adeguata analisi di rischio.

Spazi confinati e lacune normative

Viceversa, in conseguenza di una interpretazione burocratica e non sostanziale degli adempimenti in materia di sicurezza del lavoro, spesso si approfitta dei vuoti e delle imprecisioni normative per non fare niente, perché ”l’imposizione” normativa non è chiara o non è chiaramente cogente.

Si leggono e si interpretano le norme con lo scopo prevalente di escluderne l’applicazione, magari per scopi meramente economici o per evitare ritardi nelle lavorazioni, piuttosto che seguirne le indicazioni, anche quando non cogenti, per porre in atto una strategia di prevenzione efficace.

Il fatto che il legislatore sia intervenuto in modo parziale o impreciso non autorizza alcuno a sottovalutare i gravi rischi per la vita spesso correlati al lavoro in ambiente confinato.

Percorsi formative specifici per I lavoratori che operano in spazi confinati

Sicuramente è necessario un percorso formativo specifico, che anche se tutt’ora indefinito dal punto di vista normativo (non esiste accordo stato-regioni in materia) è del tutto definito dal punto di vista della normativa tecnica e dei contenuti. Perciò l’omissione di una adeguata formazione per tutte le figure in campo (dal supervisore all’addetto) non può essere assolutamente giustificata con le carenze normative in merito.

La predisposizione dell’analisi dei rischi

Un adeguato percorso formativo è la premessa necessaria per una corretta analisi dei rischi, una adeguata pianificazione e la redazione di procedure di lavoro e d’emergenza efficaci e concretamente applicabili.

Per la predisposizione di una corretta analisi e pianificazione sono disponibili a livello nazionale vari documenti. Uno dei più esaustivi è senz’altro quello costituito dalle “Linee di indirizzo per la gestione dei rischi derivanti dai lavori in ambienti confinati o a rischio di inquinamento”approvate dal CNI il 29/01/2020 e pubblicate sul sito web.

L’allegato 5 delle linee di indirizzo riporta, come esempio di “comunicazione preventiva” ai fini del coordinamento con gli enti di soccorso, il documento presentato di seguito (vedi PDF allegato).

Come organizzare il soccorso negli Spazi confinati

Il coordinamento con il sistema di emergenza del Sistema Sanitario e dei Vigili del Fuoco

Parte fondamentale di questa azione di pianificazione, per quanto riguarda la gestione dell’emergenza, è il coordinamento con il sistema di emergenza del Sistema Sanitario e dei Vigili del Fuoco. Tale coordinamento è esplicitamente previsto dal comma 3 dell’art. 3 del DPR 177/2011 e dalla lettera a) del comma 1 dell’art. 43 del Dlgs 81/2008, quest’ultima penalmente sanzionata. Tali norme però non definiscono “come” deve essere organizzato questo coordinamento.

Il soccorso deve essere tempestivo

Il soccorso di una persona in pericolo in un ambiente confinato, per essere efficace, deve essere prima di tutto tempestivo. Sappiamo che nel caso di atmosfere con carenza d’ossigeno il tempo disponibile, prima che si determinino danni gravi e permanenti, è di pochi minuti. Un intervento tardivo molto spesso determina il recupero di una salma invece di un salvataggio.

Accade infatti che i soccorritori, una volta intervenuti sul luogo dell’evento, siano costretti ad una valutazione estemporanea dei rischi presenti e delle cause dell’evento, perché questa non è stata precedentemente effettuata.

Ciò per evitare rischi per la vita degli stessi soccorritori, ma determina inevitabili ritardi nell’accesso e nell’intervento, incomprensibili per chi assiste dall’esterno, ma non eludibili; questi ritardi purtroppo rischiano di vanificare l’azione stessa di soccorso. Questo è frustrante per i soccorritori, tragico per colleghi e parenti che assistono alle operazioni.

Soccorso e  corretta informazione

Per questi motivi, il coordinamento non può limitarsi semplicemente nell’affissione di un cartello riportante i numeri di emergenza dei vari enti di soccorso e nel rispondere all’operatore chiamato circa le circostanze dell’evento.

Viceversa deve essere tale da consentire agli organi di soccorso di conoscere preventivamente dati ed informazioni circa l’analisi di rischio e la pianificazione dell’attività, con un atto formale e tracciabile, in modo da poter pre-pianificare l’intervento di soccorso.

Coordinare significa evitare sovrapposizioni ed interferenze, ottimizzare in modo sinergico risorse umane ed attrezzature in modo che ciascun componente non sia esposto a rischi per la vita e possa svolgere in modo efficace la sua azione; in stretta relazione con le scelte aziendali di pianificazione e svolgimento dell’attività, nonché con il piano aziendale di gestione delle emergenze. Si tratta, quindi, di ridurre al minimo, se possibile azzerare i tempi di indagine conoscitiva sul posto, e disporre immediatamente delle attrezzature e dei DPI corretti per l’intervento nello specifico teatro operativo.

La Scheda di “Comunicazione preventiva” usata nella Provincia di Pistoia

Partendo da questo obiettivo, nel territorio della Provincia di Pistoia a fine 2019 è stata predisposta, a seguito di un lungo lavoro di concertazione fra enti, parti sociali ed ordini professionali, una scheda di “Comunicazione Preventiva” dei lavori, qui allegata, di facile compilazione, contenente tutti gli elementi necessari per eliminare il debito informativo e consentire un rapido accesso sicuro da parte dei soccorritori.

Genesi del progetto

Questo lavoro è scaturito in un Protocollo d’intesa sottoscritto da Enti di controllo, parti sociali ed Ordini professionali, (anche questo presente in allegato).

Nell’ambito del protocollo gli enti pubblici di controllo, VVF ed USL, conferiscono alla scheda, correttamente compilata e trasmessa tempestivamente, validità quale strumento di coordinamento dell’emergenza, come richiesto dal DPR 177/2011 e dal Dlgs 81/2008; le parti sociali e gli ordini si impegnano a promuoverne la diffusione e l’utilizzo, anche attraverso l’effettuazione di interventi di informazione/formazione.

La presentazione del Progetto al Convegno nazionale sugli Ambienti confinati

Il 13 novembre 2019 il lavoro è stato presentato al “IX Convegno nazionale sugli spazi confinati” che si è tenuto presso l’università di Modena. Purtroppo, dopo due mesi dalla sottoscrizione del protocollo l’Italia si è trovata immersa, e tuttora lo è, nella crisi sanitaria, sociale ed economica derivata dalla pandemia da COVID-19.

Il percorso prospettato, finalizzato alla sperimentazione della scheda, ha risentito e sta tuttora risentendo di inevitabili ritardi e necessita di essere rilanciato.

Lo scopo del Progetto

Lo scopo primario dello strumento, come già detto, è quello di consentire un soccorso rapido ed efficace; ma c’è un’altra ricaduta, altrettanto e forse anche più importante: la compilazione della scheda, per quanto semplificata e guidata, è possibile solo se si procede ad una analisi di rischio sul contesto e sulle lavorazioni previste, come possiamo vedere di seguito. In sostanza, stimola e consente di avviare il percorso necessario di pianificazione dell’intervento e delle azioni necessarie in condizioni di emergenza.

Analizziamolo brevemente nelle sue varie parti.

Le parti del progetto

  • La prima parte, individuata come sezione A, richiede l’indicazione dei soggetti (committente, esecutore), della localizzazione e tipizzazione del sito, della scansione temporale dell’intervento, del numero di addetti previsto, ed una breve descrizione del tipo di intervento.
  • La sezione B richiede tutte le informazioni circa l’accesso e la morfologia dell’ambiente, con caselle a risposta obbligata.
  • La sezione C apre il gruppo delle sezioni dedicate alla individuazione e classificazioni dei rischi presenti, richiedendo prima di tutto di classificare l’ambiente secondo la classificazione NIOSH (NIOSH 80-106); le alternative considerate sono solo le classi A e B, considerando la C scarsamente rilevante in relazione agli scopi prefissati.
  • La sezione D richiede l’indicazione delle sostanze o miscele pericolose prima della bonifica dell’ambiente.
  • Le sezioni E, F, G, richiedono informazioni sulle attività preliminari di messa in sicurezza.
  • Le sezioni H, I, J, richiedono di indicare le informazioni minime necessarie per la gestione dell’emergenza. La quasi totalità delle richieste è realizzata con risposte bloccate alternative, al fine di consentire una compilazione essenziale, che non comporti aggravi burocratici.
  • Una sezione finale, K, nella quale il soggetto che effettua la comunicazione può riportare come testo libero qualsiasi informazione utile integrativa.

La scheda è infine corredata di istruzioni puntuali.

E’ auspicabile che, una volta allentata l’attuale emergenza sanitaria, il percorso delineato con il Protocollo d’intesa possa riprendere sia per quanto riguarda la sperimentazione che per le attività formative, puntando ad un ampliamento dell’utilizzo ed al suo eventuale inserimento in una linea guida, se non addirittura in uno strumento normativo vero e proprio.

Bibliografia

Allegati

  • PROTOCOLLO D’INTESA per la diffusione e la sperimentazione della Comunicazione preventiva di lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati
  • SVOLGIMENTO DI ATTIVITA’ ALL’INTERNO DI AMBIENTE SOSPETTO DI INQUINAMENTO O CONFINATO
  • GUIDA ALLA COMPILAZIONE DEL MODELLO

Allegati

Ingegnere, ex direttore della Struttura complessa di Prevenzione Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro nel territorio della Provincia di Pistoia – USL Toscana Centro

Massimo Selmi

Ingegnere, ex direttore della Struttura complessa di Prevenzione Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro nel territorio della Provincia di Pistoia – USL Toscana Centro