Carcinoma orale/lavoro-correlato: intervistiamo la Dott.ssa Polimeni

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Nei giorni scorsi abbiamo dato notizia dello studio INAIL-La Sapienza sui fattori di rischio legati all’insorgenza del carcinoma del cavo orale presso i lavoratori dell’edilizia. Si tratta di una patologia con alto tasso di mortalità: approfondiamo con Dott.ssa Antonella Polimeni, Direttore Dipartimento Testa Collo Policlinico Umberto I Roma e Professore Ordinario Sapienza Università di Roma, che ha condotto lo studio, i fattori di rischio e le possibili misure di prevenzione nel mondo dei cantieri

Antonio Mazzuca (coord.editoriale InSic)
Dottoressa, come è nata l’idea di questo studio e la collaborazione con l’INAIL: ci può fare una sintesi dei risultati condotti sulla diffusione di questa patologia nei cantieri edili?

Dott.ssa Antonella Polimeni:
L’idea è nata per tre motivi ben precisi, il primo dovuto alla constatazione che negli ultimi anni, nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione, la diagnosi di carcinoma orale è ancora tardiva e la prognosi infausta, il secondo è che si sta registrando un trend in continuo aumento dell’incidenza di questa patologia, con abbassamento dell’età media e un riscontro nelle donne che sta quasi equiparando il sesso maschile e il terzo, più specifico dovuto alla mancanza di dati, registrati in tempo reale, riferiti alle varie categorie di lavoratori che potenzialmente potrebbero essere esposti maggiormente al rischio di contrarre questa patologia. L’INAIL, nella persona del suo Direttore Generale, si è mostrato subito disponibile ad avviare una collaborazione che fosse mirata alla tutela dei lavoratori non solo sul piano informativo/formativo ma soprattutto interventistico avvallando la presenza dei nostri operatori per abbinare le visite odontoiatriche alle visite obbligatorie del medico del lavoro.
Infine, la scelta di iniziare dal settore edile per poi proseguire nelle altre categorie (restauratori, tecnici di laboratorio, agricoltori, falegnami, parrucchieri, ect.) è stata dettata dalla volontà di iniziare questa massiccia campagna di prevenzione (primaria e secondaria) in modo capillare e selettivo sia per evitare la dispersione di dati epidemiologici sia per permettere di effettuare una “istantanea” dello stato di salute orale dei lavoratori dei vari comparti.
I risultati di questo progetto pilota sono molto interessanti perché ci permette anche di tracciare le linee di intervento future. Da questa indagine preliminare, infatti, sono emersi dati interessanti: su un campione di 677 individui (43.8% fumatori, 57% consumatori di alcool), più del 50% era rappresentato da individui di origine europea (albanesi e rumeni) con un livello di istruzione superiore a quello dei lavoratori italiani e con un’età anagrafica e di anzianità lavorativa inferiore. Le abitudini riguardo alla salute orale ha evidenziato una buona cura giornaliera come il lavarsi i denti 1 /2 volte al dì a fronte però di una scarsa propensione a sottoporsi a visite odontoiatriche di controllo, il 43.6% degli individui non aveva effettuato visite/trattamenti nell’ultimo anno.
Nonostante la notevole percentuale di individui con abitudini a rischio, quali il consumo di alcool e di sigarette, la categoria dei lavoratori edili non ha mostrato una significativa incidenza di patologie orali (18%) e in nessun caso è stata rilevata la presenza di carcinoma orale.
Per quanto riguarda l’incidenza di condizioni potenzialmente neoplastiche i dati sono in linea con quanto riportato in letteratura in tema di associazione tra fumo e insorgenza di queste patologie.

A.M.: In che modo il luogo di lavoro e dei comportamenti/stili di vita individuali dei lavoratori influiscono sull’insorgenza della patologia?

A.P.: Il ruolo dei fattori occupazionali nell’insorgenza delle neoplasie del cavo orale è stato messo in evidenza da numerosi studi epidemiologici in un numero elevato di categorie di lavoratori, compresa quella dei lavoratori edili. Le cause di questo fenomeno sono ancora sconosciute, sebbene sia stato sospettato l’uso o l’inalazione di sostanze potenzialmente cancerogene, quali fumi di scarico diesel, asbesto, polveri di legno, silice cristallina, piombo e composti inorganici, benzene, cromo esavalente e un gruppo molto importante di idrocarburi policiclici aromatici tutti raggruppati sotto la dizione IPA. Da non sottovalutare anche l’esposizione alle radiazioni solari, di particolare importanza nelle attività lavorative svolte all’aperto.

A.M.: Dalla ricerca condotta è emersa una discreta conoscenza da parte dei lavoratori intervistati dei tumori maligni della bocca, dei fattori di rischio e delle misure di prevenzione da adottare, e su quali sono le possibili forme di prevenzione protezione da adottare in cantiere…

A.P.:
Riguardo alla conoscenza e alla prevenzione del carcinoma orale, più del 50% dei lavoratori ha manifestato di avere una discreta cultura in proposito ma meno della metà sapeva quali fossero i segni iniziali di questa neoplasia.
Le informazioni raccolte con il presente progetto e la mancanza di rilevazione di cancri orali, pur nella limitata numerosità del campione analizzato, forniscono informazioni incoraggianti sulla condizione dei lavoratori edili e sulle misure di prevenzione e rappresentano un contributo alla conoscenza della possibile correlazione tra attività lavorativa nell’edilizia e insorgenza del carcinoma orale, anche alla luce del fatto che non esistono ricerche simili condotte in Italia.

A.M.: Durante la presentazione della ricerca si è fatto riferimento ad uno studio del 1991 sulla possibile associazione tra carcinoma orale ed esposizioni professionali; in letteratura scientifica internazionale ci sono studi analoghi?

A.P.: La ricerca del 1991 condotta in Italia, unico precedente disponibile in letteratura sul tema della possibile associazione tra carcinoma orale ed esposizioni professionali ha preso in esame i diversi agenti carcinogeni trovando un’associazione statisticamente significativa solo per l’asbesto e la formaldeide probabilmente perché il campione era composto da un esiguo numero dei casi valutati (n 103), che non ha reso possibile evidenziare altre probabili correlazioni messe in risalto da diversi studi, come ad esempio quella tra carcinogenesi orale e polveri di legno.
Negli Stati uniti nel 1981 fu effettuato uno studio epidemiologico circa la possibile associazione tra fattori di rischio occupazionali, esposizioni professionali e cancro in generale soprattutto quello al polmone. Riguardo invece alla specificità del carcinoma orale/lavoro-correlato pochi, e a volte con risultati contraddittori, sono gli studi scientifici che si propongono di comprendere meglio i fattori implicati nell’incidenza di questo tumore in ambito occupazionale e di identificare le classi lavorative a maggior rischio di sviluppare il cancro.

A.M.:Quali sono i prossimi progetti di ricerca in materia, o sempre nell’ambito del settore edile?
A.P.
Questo progetto è uno studio pilota condotto sui lavoratori edili di Roma e provincia, cioè il primo step di una serie di ricerche finalizzate a: fornire una campagna informativa e formativa, rivolta inizialmente ai lavoratori edili per poi essere estesa agli altri comparti e su territorio nazionale, sui fattori di rischio del carcinoma orale, con particolare riferimento all’importanza degli stili di vita e dei follow-up odontoiatrici periodici; effettuare un’istantanea dello stato di salute del cavo orale nei lavoratori esposti ad agenti potenzialmente cancerogeni, studiando di volta in volta le varie categorie a rischi, e di formulare un’eventuale diagnosi precoce; valutare l’incidenza di condizioni potenzialmente neoplastiche del cavo orale.

Redazione InSic

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