Gestione stress lavoro correlato: i risultati dell’indagine Esener

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INAIL commenta i dati europei che mostrano un’attenzione maggiore della media UE al fenomeno stress (nel 50% delle aziende rispetto al 30% europeo), superando anche le rilevazione della prima indagine Esener del 2008.



INAIL commenta i risultati della seconda indagine Esener sulle imprese e sui rischi nuovi ed emergenti condotta dall’Agenzia europea per la sicurezza sul lavoro. Analizzate circa 50 000 imprese in tutta l’Europa, in particolare puntando l’attenzione sui rischi psicosociali e sulla gestione della SSL attraverso alcune domande sui principali fattori di rischio, cercando di investigare su come e perché li gestiscono nonché identificando le barriere che ostacolano la prevenzione.

Rischio Stress: in Italia il 50% delle aziende si attiva
INAIL sottolinea che, in base ai dati riportati, l’Italia si posiziona tra i primi cinque per la percentuale di aziende – pari al 50% – che si sono attivate per affrontare il problema della gestione del rischio stress correlato.
L’indagine ha riguardato 2.254 aziende e la percentuale di quelle che hanno avviato iniziative per affrontare il fenomeno dello stress lavoro correlato è risultata essere pari quasi al 50%, rispetto alla media europea di poco superiore al 30%. Invece, nella prima indagine Esener del 2008 il nostro Paese si collocava al 16esimo posto con una percentuale del 20%, leggermente al di sotto della media europea calcolata su 31 Stati. Sempre dall’indagine Esener risulta che l’Italia spicca per il dato relativo alla regolarità della valutazione dei rischi, che ha riguardato il 94% delle aziende del campione nazionale – a fronte di una media del 76% nei 28 Paesi dell’Ue – e la pone al primo posto, insieme alla Slovenia, a livello europeo. Oltre alla volontà di evitare sanzioni da parte degli ispettori del lavoro (96%), il successo della gestione del rischio stress andrebbe ricercata, secondo INAIL anche nel maggiore rispetto delle esigenze dei lavoratori e dei loro rappresentanti (93%) e sul mantenimento della reputazione aziendale (92%).

Le ragioni dell’interesse per il rischio stress
Tale miglioramento, scrive l’INAIL conferma l’efficacia degli adeguamenti normativi proposti dal Testo unico in materia di salute e sicurezza del 2008, delle azioni di coordinamento tra le istituzioni e del contributo offerto dalla metodologia dell’Inail per la valutazione e la gestione dello stress lavoro correlato, che insieme ad altri rischi psicosociali si stima sia il motivo all’origine di più della metà dei giorni di assenza per malattia.
Il risultato positivo riscontrato a livello europeo, cade proprio al centro della campagna biennale 2014-2015 “Lavori sani e sicuri” dell’Eu-Osha e a riguardo Ester Rotoli sottolinea come “La campagna attuale ha rappresentato un volano per sensibilizzare sull’argomento e diffondere informazioni e conoscenze utili alle imprese. Le molteplici iniziative sul territorio, i numerosi esempi di buona pratica raccolti dal Focal Point Italia e l’impegno dei partner nazionali a promuovere la campagna, ne sono un significativa testimonianza”.

Gli altri risultati italiani
Fra gli altri settori in cui l’Italia, poi, raggiunge risultati promettenti, ci sono l’adozione di documenti sulle responsabilità e procedure per la salute e la sicurezza sul lavoro, disponibile nel 98% delle imprese del campione nazionale, la formazione dei manager sulla prevenzione, attuata nel 90% delle aziende, e la presenza dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza nell’87% delle imprese, che rappresenta la quota più elevata registrata a livello europeo.

Una squadra di professionisti editoriali ed esperti nelle tematiche della salute e sicurezza sul lavoro, prevenzione incendi, tutela dell’ambiente, edilizia, security e privacy. Da oltre 20 anni alla guida del canale di informazione online di EPC Editore

Redazione InSic

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