Avv. Lorenzo Fantini

Meno “pezzi di carta” e più App per la sicurezza italiana

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Un maggiore impegno politico e più fiducia verso la tecnologia: sono questi, secondo Lorenzo Fantini, avvocato giuslavorista e noto esperto di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, gli ingredienti giusti da cui ripartire per migliorare la cultura italiana della sicurezza.

Leggi di seguito la sua intervista rilasciata a Quentic nell’ambito del Safety Management Trend Report 2022 e scarica il Report!

Un cambio di prospettiva necessario

Quali sono, secondo lei, i trend più importanti nella gestione della sicurezza sul lavoro e perché?

A mio parere, il trend principale, o meglio quello che è emerso nell’ultimo decennio e che è stato ulteriormente potenziato dalla pandemia, è la consapevolezza della necessità di dover gestire la sicurezza come un tema di natura organizzativa.

È chiaro che l’organizzazione del lavoro è una questione assolutamente centrale per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali.

Durante questi ultimi due anni di pandemia alcune grandi aziende ne hanno subito colto l’importanza anche da un punto di vista economico, mentre le realtà più piccole sembrano aver avuto qualche difficoltà in più nel comprendere a fondo questo concetto.

Dal suo punto di vista, cosa renderebbe più efficace la gestione della SSL nelle aziende italiane?

In primis ci vuole una volontà politica.

In Italia nessuno schieramento politico parla di sicurezza sul lavoro.

Gli articoli di giornale solitamente si limitano alla mera notizia di morte di un lavoratore, ma poi questo tema il giorno dopo già non si discute più.

Nella storia della Repubblica Italiana c’è stato soltanto in un breve periodo in cui si è affrontato seriamente il tema della sicurezza sul lavoro, che poi è culminato con la redazione del decreto legislativo 81 del 2008.

Ma successivamente tutti i governi, di qualsiasi colore, non si sono mai occupati di sicurezza sul lavoro.

Ciò che manca è quindi una politica nazionale che faccia della sicurezza una priorità e degli interventi pubblici che aiutino le aziende in questo senso.

Qualche segnale l’attuale Governo lo ha dato annunciando misure immediate di contrasto al fenomeno infortunistico, anche attraverso il potenziamento di strumenti già nella vigente legislazione (sospensione dell’attività imprenditoriale, banca dati nazionale sugli infortuni, vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro) e questo è un buon inizio.

Parlando del merito di possibili misure, il credito di imposta per le attività di sicurezza sul lavoro potrebbe essere ad esempio un buon incentivo per quelle realtà italiane che decidono di innovare le proprie tecnologie sulla sicurezza.

Oltre alla politica, in Italia c’è bisogno di sfruttare di più la tecnologia.

Meno “pezzi di carta” e più App per la sicurezza italiana

A proposito di tecnologia, fino a che punto pensa che la digitalizzazione della SSL sia già stata realizzata in Italia?

Alcune aziende hanno già optato per strumenti di gestione HSE che non sono solo cartacei, altre invece si sono limitate alla dematerializzazione del singolo documento (mi riferisco ad esempio al documento di valutazione del rischio) ma per il resto, soprattutto nel settore pubblico si tende ancora a preferire il cosiddetto “pezzo di carta”.

Pensa che il COVID-19 abbia modificato gli sviluppi o le priorità della digitalizzazione in ambito HSE?

Il Covid-19 ha sicuramente contribuito a dare un forte impulso alla transizione tecnologica e alla dematerializzazione del cartaceo ma si potrebbe verificare una reazione contraria quando torneremo alla normalità.

Personalmente spero che gli insegnamenti che la pandemia ha lasciato non vengano dimenticati e soprattutto che le aziende non si lascino prendere dalla rincorsa dei nuovi picchi di produzione senza organizzarsi preventivamente.

Il rischio è che si ripartirà con una produzione selvaggia e che questa finisca per alzare il rischio di infortuni e malattie professionali.

Dove vede il maggior potenziale per le aziende italiane o per i responsabili della sicurezza per far sì che questo contraccolpo non avvenga?

Pensando al futuro e alla tecnologia ad esempio vedo una grande possibilità di sviluppo delle App.

Le App possono essere usate per finalità che finora sono sfuggite come il controllo dei lavoratori (sempre nei limiti consentiti dalla legge), la fornitura di informazioni e di procedure specifiche ai lavoratori.

D’altronde il nostro cellulare è tutto tranne che un telefono!

C’è una battuta molto bella di un film italiano “Perfetti sconosciuti” in cui Marco Giallini spiega che il cellulare è la scatola nera della nostra vita.

Non si tratta solo di un telefono ma di qualcosa di più.

Ora, se il nostro smart phone è la scatola nera della nostra vita, se nel cellulare troviamo documenti anche fondamentali per la nostra circolazione, perché non può essere uno strumento utilizzabile per la sicurezza sul lavoro?

Le App sono molto economiche e allo stesso tempo permettono di fare grandi cose e molte aziende lo hanno già capito.

Rivedere il concetto di formazione

Quali aree di apprendimento e formazione ritiene più importanti per i responsabili della sicurezza nei prossimi anni?

Non parlerei tanto di formazione, ma piuttosto di addestramento.

Bisogna concentrarsi cioè sullo spiegare l’utilizzo delle attrezzature di lavoro.

In Italia abbiamo avuto negli ultimi mesi una particolare attenzione mediatica a incidenti che sono accaduti soprattutto a causa del cattivo utilizzo delle attrezzature di lavoro.

Ai lavoratori va spiegato esattamente cosa fare e cosa non fare rispetto ad una determinata attività, va spiegata la combinazione degli agenti chimici, l’utilizzo delle attrezzature, ecc.

Probabilmente nei prossimi anni avremo degli strumenti in grado di riprodurre in 3D le condizioni di rischio che per ovvie ragioni non si possono riprodurre dal vivo.

Questo potrebbe essere molto utile per fare un buon addestramento.

Il problema è che la maggior parte degli infortuni gravi e mortali ancora oggi si verifica nelle attività manuali quindi è su queste che bisogna concentrarsi.

Tra l’altro, la stragrande maggioranza degli infortuni, soprattutto sui cantieri, avviene nelle aziende piccole e piccolissime e questo non è un caso…

Crede che ci sia quindi un nesso tra la dimensione aziendale e il verificarsi degli infortuni?

Sì, c’è un notevole scarto tra la virtuosità delle aziende più organizzate e quelle delle aziende più piccole, che non percepiscono proprio il tema dell’importanza della prevenzione e vedono la prevenzione come un costo, quando invece è un investimento.

Più piccola è la dimensione aziendale e maggiore è la difficoltà a convincere gli imprenditori a fare sicurezza.

Lo stesso accade quando i lavori vengono affidati in appalto.

Se l’appalto viene gestito da aziende grandi, allora gli infortuni sono bassi, ma più diventa lunga la catena degli appalti, maggiore sarà l’indice infortunistico.

L’approccio alla sicurezza

Quale approccio alla SSL sostiene e perché?

Tra i vari approcci quello che condivido maggiormente è Vision Zero.

Mi piace l’idea di poter andare tendenzialmente verso lo zero ed è la prospettiva che maggiormente supportiamo anche come AIFoS (Associazione Italiana Formatori Sicurezza) per cui dirigo i “Quaderni della sicurezza”.

Va detto anche che la sicurezza è un fenomeno complesso con tantissime variabili per cui non credo che una singola prospettiva possa essere da sola completa.

Inoltre, credo che la scienza comportamentale americana (BBS per intenderci) sia molto interessante, ma che in Italia necessiti di un accomodamento rispetto a come viene fatta ad esempio negli Stati Uniti o in Giappone.

Purtroppo da noi funziona molto meno, per cui vanno considerate anche le differenze culturali tra i paesi.

Scarica ora il report completo!

Cosa dice il Safety Management Trend Report 2022

La gestione dell’emergenza legata al COVID-19 ha attirato l’attenzione su altri temi strategici, come la digitalizzazione e la sostenibilità

L’ultimo Safety Management Trend Report pubblicato da Quentic presenta le opinioni dei principali esperti internazionali e raccoglie i punti di vista di oltre 500 professionisti della sicurezza sul lavoro.

Si conferma la percezione positiva della salute e della sicurezza sul lavoro: 3 professionisti su 4 confermano che oggi vi è un maggiore supporto ed apprezzamento generale verso la sicurezza rispetto al passato.

Gli esperti evidenziano la necessità di prestare particolare attenzione alla salute mentale.

Una gestione integrata della responsabilità richiede maggiori investimenti in salute e sicurezza sul lavoro: il 40% degli intervistati afferma che i criteri ESG sono un fattore trainante fondamentale.

HSE, più pressioni e maggiore apprezzamento

Negli ultimi due anni, la salute e la sicurezza sul lavoro sono state al centro di un’attenzione senza precedenti.

I professionisti del settore sono stati costretti a confrontarsi con una pandemia globale.

La costante oscillazione tra precauzioni rigorose e cauti ritorni alla “normalità” ha aumentato inevitabilmente la pressione sui manager HSE e il loro carico di lavoro, ma al contempo è cresciuto anche l’apprezzamento per i loro sforzi quotidiani.

Questo è stato uno dei risultati chiave rivelati dal Safety Management Trend Report già lo scorso anno.

Tale report viene infatti pubblicato ogni anno da Quentic, azienda fornitrice di software SaaS per la salute, la sicurezza sul lavoro, l’ambiente, la sostenibilità e la gestione della qualità.

Nell’analizzare le tendenze del 2022, Quentic ha esaminato la misura in cui questi sviluppi continueranno ad influenzare i professionisti ed il settore in generale.

Nell’edizione del Safety Management Trend Report di quest’anno si affronta anche la questione legata alle influenze strategiche determinate dai criteri ambientali, sociali e di corporate governance (ESG) e si spiega come la digitalizzazione modellerà la sicurezza sul lavoro in futuro.

Gli esperti italiani coinvolti da Quentic

Il team di Quentic ha intervistato 11 esperti di fama internazionale.

Tra gli intervistati figurano gli italiani Davide Scotti, esperto HSE e segretario generale della Fondazione LHS (Leadership in Health and Safety), Antonio Terracina, capo delegazione italiana per la norma ISO 45001 e coordinatore del settore “tariffe e rischi” della CONTARP della Direzione Generale dell’INAIL e Lorenzo Fantini, avvocato giuslavorista e noto esperto in ambito H&S, nonché Direttore dei Quaderni della sicurezza di AiFOS.

A supporto delle evidenze emerse dalle interviste, Quentic ha inoltre raccolto il punto di vista di oltre 500 professionisti della sicurezza sul lavoro provenienti da tutta Europa circa le tendenze e gli sviluppi più importanti, che vanno dalla digitalizzazione alle conseguenze della pandemia di COVID-19, fino al ruolo crescente dei criteri ESG.

Il Safety Management Trend Report può essere scaricato gratuitamente.

Altri argomenti interessati trattati nel report:

  • Leadership nella sicurezza: Competenze in termini di leadership per il successo della SSL
  • Cultura della sicurezza: La comunicazione e l’attenzione come fattori determinanti
  • “La sicurezza non può essere uno stand alone ” – Intervista ad Antonio Terracina
  • E molto altro!

Clio Gargiulo

Responsabile Commerciale Divisione Periodici di EPC Editore