Ambienti confinati: quali sono gli obblighi del datore di lavoro e i rischi da considerare?

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Abbiamo in precedenza analizzato cosa si intende per Ambiente Confinato/sospetto di inquinamento alla luce della normativa di riferimento: il D.Lgs. n.81/2008 ed il Regolamento n.177/2011.

In questa scheda passiamo in rassegna le procedure che deve seguire il datore di lavoro committente al momento dello svolgimento di un’attività in uno spazio confinato. Come valutare il rischio da spazio confinato? Come organizzare la valutazione del rischio in questi contesti e quali sono i principali rischi che possono essere presenti in ambienti confinati?

Il contributo che segue è tratto dall’articolo: “Ambienti confinati. Un rischio da non sottovalutare” di Adolfo Antonio Faletra, Giusto Tamigio su Ambiente&Sicurezza sul lavoro.

Ambienti confinati: valutazione dei rischi

Prima di effettuare i lavori è dunque necessaria una preliminare e approfondita analisi per individuare i rischi connessi all’accesso in ambiente confinato e definire di conseguenza le idonee misure di prevenzione e protezione da mettere in atto.
Volendo prevedere la riduzione del rischio alla fonte, è necessario inizialmente verificare la possibilità di non accedere all’ambiente confinato operando, ad esempio, con dispositivi, sistemi automatizzati e robot che possano sostituirsi all’uomo nell’effettuare la lavorazione richiesta all’interno di questo ambiente. Qualora non fosse possibile, si deve effettuare una accurata valutazione dei rischi connessi all’accesso in ambiente confinato e predisporre quindi una specifica procedura di lavoro per garantire l’esecuzione dei lavori in condizioni di sicurezza.

Qual è il rischio più frequente che si incontra in un ambiente confinato?

I rischi presenti in un ambiente confinato sono:

  • rischio asfissia: carenza di ossigeno a causa della presenza di anidride carbonica, ammoniaca, acido cianidrico, acido solfidrico o di gas che si sostituiscono all’ossigeno (azoto, monossido di carbonio, anidride solforosa, ecc.)
  •  rischio incendio ed esplosione: eccesso di ossigeno (superiore al 21% che rappresenta la concentrazione normale nell’aria), evaporazione di liquidi infiammabili, gas e vapori infiammabili, polveri disperse e presenza di fonti di innesco (ad esempio lavorazioni che producono scintille quali taglio, saldatura ecc.)
  •  rischio di intossicazione: gas, fumi o vapori tossici già presenti o prodotti da reazioni di decomposizione o biologiche o provenienti, per infiltrazione, da ambienti circostanti
  •  condizioni microclimatiche: elevata umidità, alta o bassa temperatura che provocano affaticamento (heat stress o cold stress) soprattutto in presenza di abbigliamento e/o DPI non idonei
  •  seppellimento/annegamento: operazioni su materiali instabili, tracimazioni ed eventi meteorici improvvisi
  •  caduta/scivolamento: impiego di attrezzature non adeguate (scala troppo corta o non vincolata), mancato utilizzo di DPI anticaduta, superfici bagnate o scivolose
  •  investimento/schiacciamento : accesso da aree stradali, caduta di gravi, errori di manovra attrezzature/veicoli, mancato coordinamento in fase di ingresso/uscita
  •  ustioni/congelamento: presenza di parti ad elevata/bassa temperatura, ingresso in macchine termiche non sufficientemente raffreddate o riscaldate
  • elettrocuzione: impianti e apparecchi non adeguati alla classificazione dell’area, mancato isolamento termico o danneggiamento dello stesso, mancato sezionamento/scollegamento elettrico specie all’interno di lunghi conduttori
  •  contatto con organi in movimento: parti meccaniche in moto non adeguatamente protette
  •  rumore: attività lavorative svolte all’interno dell’ambiente confinato
  •  rischio biologico: contaminazione con agenti biologici di varia natura a seconda delle caratteristiche dell’ambiente confinato (es. fogna ecc.)
  • altri rischi: interferenza derivante dall’intervento di una ditta esterna
  • ergonomici in presenza di configurazione geometriche ridotte in una o più direzioni: di natura psicologica (claustrofobia, ecc.).

Procedure di lavoro in ambienti confinati

Ogni procedura deve individuare la tipologia di lavoro:

  • meccanico
  • verniciatura
  • pulizia
  • manutenzione
  • elettrico
  • edile
  • altro

che deve essere effettuato ed una descrizione dettagliata dell’ambiente di lavoro.

Procedura di lavoro in spazio confinato: cosa individuare 

La procedura, deve individuare

  • tutti i lavoratori che accedono all’ambiente confinato, valutando le loro specifiche competenze, la formazione e specializzazione obbligatorie per eseguire il lavoro e deve essere previsto anche l’addestramento all’utilizzazione dei dispositivi di sicurezza in modo da poter svolgere ogni singola fase di lavoro in tutta sicurezza.
  • le singole fasi dell’intervento, che devono essere descritte minuziosamente ed in ordine cronologico.
  • le attrezzature di lavoro, dei dispositivi di protezione collettiva e individuali; 
  • Infine, la cartellonistica da adottare: deve essere posizionata in modo visibile al fine di ridurre i rischi precedentemente valutati.

Permesso di lavoro per spazi confinati: cosa contiene

Prima dell’inizio dei lavori in ambienti confinati il datore di lavoro deve redigere e firmare il permesso di lavoro. Il documento deve essere controfirmato dal datore di lavoro dell’impresa committente e, per presa visione, dai lavoratori che accedono allo spazio confinato.

Il permesso di lavoro deve contenere almeno:

  • le caratteristiche dell’ambiente confinato e degli interventi che devono essere effettuati
  • il nominativo del preposto e degli addetti all’intervento
  • l’esito di controlli/verifiche effettuate prima dell’accesso
  • i DPI e le attrezzature da utilizzare durante i lavori
  • le misure di prevenzione e protezione da applicare

Gli allegati 1-a e 1-b al manuale INAIL forniscono un modello di autorizzazione per l’ingresso in ambienti confinati.

Procedure di emergenza in spazi confinati

Il rischio residuo può essere fronteggiato con un piano di emergenza, che deve essere portato a conoscenza di tutti i lavoratori coinvolti a vario titolo (addetti all’accesso, addetti al soccorso, preposto, ecc.) e messo a disposizione delle squadre di soccorso esterno (addetti del Servizio Sanitario Nazionale e Vigili del Fuoco).

Cosa contiene il piano di emergenza negli ambienti confinati?

La procedura di emergenza deve contenere almeno:

  • le caratteristiche dei luoghi di lavoro
  • i nominativi dei responsabili della gestione dell’emergenza
  • una sintesi della valutazione del rischio
  • modalità di chiamata e assistenza agli addetti del Servizio Sanitario Nazionale e dei Vigili del Fuoco
  • planimetria riportante la geometria del luogo di lavoro, l’ubicazione del materiale di soccorso e l’indicazione delle vie di accesso
  • modalità di informazione e formazione del personale addetto all’emergenza
  • modalità e periodicità di addestramento alle procedure di emergenza
  • l’elenco delle attrezzature e dei DPI messi a disposizione per le operazioni di soccorso
  • l’individuazione di un percorso di accesso dei mezzi di soccorso tenendo conto della viabilità interna ed esterna.

Il piano di emergenza deve individuare singole fasi operative secondo una determinata gerarchia (chi fa che cosa) e deve essere periodicamente aggiornato.

Dispositivi di protezione individuale, attrezzature e strumentazioni

I lavoratori devono utilizzare DPI idonei ai rischi e alla tipologia di lavoro da eseguire all’interno dello spazio confinato.

Quali DPI usare negli ambienti confinati?

Tra i DPI più importanti vi sono quelli per la protezione delle vie respiratorie e per la protezione delle cadute dall’alto.

  • A seconda del tipo di agenti chimici presenti e della concentrazione di ossigeno è possibile scegliere tra i DPI a filtro e quelli isolanti (autorespiratori).
  • In presenza di rischio di caduta il lavoratore deve utilizzare un’imbracatura collegata a un dispositivo di recupero (treppiede, verricello, ecc.).

Quale strumenti portare in uno spazio confinato?

Per verificare l’eventuale presenza di sostanze tossiche, esplosive o la carenza di ossigeno nello spazio confinato si possono utilizzare strumenti in grado di rilevarle, eseguire prove di esplosività e misurare la temperatura.

Nei casi in cui il lavoro in ambienti confinati impedisca il contatto visivo o la comunicazione diretta tra chi sta dentro e chi sta fuori l’area di lavoro, possono essere utilizzati trasmittenti radio portatili e/o localizzatore GPS (sistema uomo a terra) indispensabile per rintracciare e soccorrere il lavoratore in pericolo che non è in grado di rispondere alla radio.

In presenza di atmosfere esplosive dovranno essere utilizzate attrezzature rispondenti ai requisiti della direttiva ATEX.

Infortuni in ambienti confinati: la cronaca

Dal 2002 al 2014 si sono verificati 69 incidenti in spazi confinati (esclusi gli scavi) che hanno provocato complessivamente 90 decessi.
Anche di recente sono venuti alla ribalta della cronaca alcuni gravi incidenti, spesso mortali, in ambienti confinati o sospetti di inquinamento. Tra questi ricordiamo quelli di:
– Bomporto (Modena) – agosto 2017 – un operaio muore durante la pulizia di una cisterna utilizzata per il trasporto di vino
– Milano – gennaio 2018 – quattro operai muoiono soffocati dall’argon durante le operazioni di pulizia di un forno di una azienda di laminati
– Arena Po (Pavia) – settembre 2019 – quattro operai annegano nella vasca di liquami di una azienda agricola.
Pur non escludendo che per alcuni si sia trattato di eventi accidentali, bisogna ragionevolmente ammettere che, per la maggior parte, le cause di tali incidenti possano essere riferibili ad una sottovalutazione dei rischi in questi ambienti di lavoro particolarmente pericolosi.

Approfondisci su Ambiente&Sicurezza sul Lavoro

Ambienti confinati. Un rischio da non sottovalutare
Adolfo Antonio Faletra, Giusto Tamigio
Ambiente&Sicurezza sul lavoro n.3/2020

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Spazi confinati e lavori in quota
Il seminario intende fornire nozioni sulle fonti giuridiche/tecniche per:
– effettuare una efficace valutazione dei rischi, partendo dall’analisi dei più importanti eventi incidentali accaduti negli ultimi anni;
– avere una panoramica dei dispositivi di protezione individuale e delle attrezzature maggiormente in uso e necessarie alla specifica tipologia/conformazione degli ambienti confinati e delle aree di lavoro in quota;
– conoscere aspetti tecnico-pratici al fine di effettuare un corretto controllo sull’utilizzo dei dispositivi e delle attrezzature in dotazione al personale, specie per i DPI di III° cat. e visionandone alcuni dei più significativi;
– essere in grado di elaborare idonee procedure di lavoro per l’effettuazione in sicurezza delle attività, sia in fase ordinaria che in fase emergenziale (es.: recupero di personale intrappolato in ambienti confinati o di personale in sospensione a seguito di caduta dall’alto), definendo ruoli/responsabilità/competenze delle figure di controllo, delle figure operative e dei componenti della squadra di emergenza.

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Redazione InSic

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