Andamento infortunistico 2020: fra vecchi e nuovi rischi, i dati del rapporto ANPAL sul Mercato del Lavoro

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I primi nove mesi del 2020 evidenziano un quadro infortunistico fortemente in calo (-15,8% rispetto allo stesso periodo del 2019), indotto dalla pandemia che ha ridimensionato l’esposizione al rischio di infortunio. Si registra ancheuna forte flessione delle malattie professionali denunciate (poco meno del 30%), conseguenza dell’epidemia da SARS-Cov-2 che ha influito sia per la sospensione temporanea o la chiusura nel corso dell’anno di molte attività economiche, sia per la difficoltà oggettiva dei lavoratori di effettuare di persona la denuncia di malattia

Ma se da una parte il lockdown e lo smart working hanno agito da calmiere sugli infortuni sul lavoro, la pandemia ha creato anche una nuova generazione di infortuni, quelli da contagio da Covid19, che hanno in parte compensato la riduzione delle denunce tradizionali nel complesso e, per l’importante letalità dell’evento, aggravato il confronto del numero di denunce mortali rispetto ai primi nove mesi del 2019 (+18,6%).

Sono i dati sull’andamento infortunistico riportato dal Rapporto sul Mercato del Lavoro 2020, diffuso da ANPAL. La parte dedicata nello specifico al settore salute e sicurezza è il ” Capitolo 7 – Lavoro e salute: infortuni sul lavoro e malattie professionali nell’ultimo quinquennio”.

Estrapoliamo i dati del 2020 e quelli del 2019 per un confronto diretto.

Rapporto sul Mercato del lavoro – il dato infortunistico nel 2020

I dati infortunistici con cadenza mensile relativi al periodo gennaio-settembre 2020 rilevano un calo importante delle denunce in complesso rispetto al pari periodo del 2019: sono passate dalle 414 mila dei primi 9 mesi del 2019 alle 348 mila del 2020 (-15,8%). La riduzione degli infortuni del 2020 è influenzata dall’epidemia da COVID-19. Infatti l’Inail tutela i lavoratori che hanno contratto l’infezione SARS-CoV-2 in occasione di lavoro, inquadrando per l’aspetto assicurativo tale affezione morbosa nella categoria degli infortuni sul lavoro, secondo il consolidato principio giuridico che equipara la causa virulenta alla causa violenta propria dell’infortunio.

Andamento infortunistico 2020: quali fattori hanno influenzato i dati?

Ll’impatto delle “nuove” denunce di infortunio da COVID-19 e il contenimento delle “tradizionali” denunce di infortunio dall’altra, hanno avuto un notevole impatto sull’andamento infortunistico dell’anno 2020, sia in termini di consistenza numerica che di distribuzione nei vari comparti produttivi.

Secondo gli autori del Rapporto, i fattori che hanno influenzato il quadro infortunistico del 2020 sono stati la sospensione delle attività produttive non necessarie, la contemporanea chiusura degli istituti scolastici e la difficoltà incontrata dalle imprese nel riprendere la produzione a pieno regime nel periodo post-lockdown.Va poi considerato il blocco della circolazione stradale durante il lockdown e il massiccio ricorso allo smart working hanno rappresentato il vero freno al fenomeno, facendo registrare cali significativi negli infortuni in itinere.

Infortuni 2020: il crollo del numero dei casi (-11,3%)

I dati rilevati al 30 settembre di ciascun anno evidenziano a livello nazionale un decremento sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro (-11,3%) sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il luogo di lavoro, che registrano un calo in termini relativi più sostenuto, pari al -37,7%.

Già a partire da aprile 2020, le denunce di infortunio sul lavoro siano state sistematicamente e sensibilmente inferiori a quelle del 2019.

Le denunce da COVID-19 nel 2020: 131 mila casi denunciati

Le denunce per infortunio da COVID-19 pervenute all’Inail alla data del 30 settembre 2020 sono state 54.128, concentrate soprattutto nei mesi di marzo e aprile (dove hanno addirittura superato quelle tradizionali). Dopo l’attenuazione delle denunce da COVID-19 nei mesi estivi (e viceversa un aumento delle denunce tradizionali, in concomitanza della ripresa di alcune attività) si è registrata a partire dal mese di settembre una sensibile ripresa dei contagi e, secondo i primi dati disponibili, un forte aumento delle relative denunce nei mesi di ottobre, novembre (in particolare) e dicembre, facendo lievitare a 131 mila i casi complessivamente denunciati dall’inizio dell’anno.

Denunce da COVID-19: età e dislocazione geografica

Tra gli infortunati da COVID-19, più donne (70,7%) che uomini, 47 anni l’età media e per oltre tre quarti localizzate nel Nord-Italia; il 70% di tali denunce è concentrato nel settore della sanità e assistenza sociale, seguito dall’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità, Asl, e amministrazioni regionali, provinciali e comunali) con il 9%. Il confronto gennaio-settembre 2019-2020 evidenzia come il calo infortunistico del 15,8% sia una media del -37,7% delle denunce in itinere e del -11,3% di quelle in occasione di lavoro, un calo quest’ultimo che se depurato dalle denunce per COVID-19 (non presenti nel 2019) salirebbe al -27% (al -29% quello complessivo anche dei casi in itinere). L’analisi per gestione assicurativa evidenzia cali maggiori degli infortuni tra i dipendenti del conto Stato (quasi dimezzati) e dell’agricoltura (-18,7%) rispetto all’industria e servizi (-13,9%).

Denunce in occasione di lavoro

Tra le denunce in occasione di lavoro, nel 2020 si distingue per numerosità la sanità e assistenza sociale che – per effetto dei contagi da COVID-19 tra il personale sanitario – vede più che raddoppiate le denunce (dai 20 mila casi dei primi nove mesi del 2019 ai quasi 43 mila del 2020), rappresentando praticamente l’unico settore (insieme a quello dell’amministrazione pubblica per gli organismi preposti alla sanità come le Asl) a registrare un incremento. Gli altri comparti produttivi, tradizionalmente più interessati (almeno in valore assoluto) dagli infortuni, come le attività manifatturiere, il commercio, le costruzioni, i trasporti, i servizi di alloggio e ristorazione e i servizi di supporto alle imprese, mostrano tutti cali importanti, superiori al 25%.

Tra i casi mortali, il contagio da COVID-19 ha avuto un impatto ancora più significativo e una vittima su tre nel 2020 è correlata all’infezione: l’incremento del 18,6% dei decessi denunciati nel 2020 rispetto ai primi nove mesi del 2019 è influenzato dalle 319 denunce con esito mortale a causa dell’infezione da COVID-19 pervenute all’Inail al 30 settembre 2020.

Malattie professionali nel 2020: 13.457 denunce in meno

Le malattie professionali protocollate nel 2019 e accertate positivamente alla data di aggiornamento del 31 ottobre 2020 sono state 24.095

Le malattie professionali denunciate all’Inail nei primi nove mesi dell’anno sono state 31.701, in calo rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente del 29,8% (13.457 denunce in meno). A determinare la significativa contrazione ha inciso fortemente l’epidemia da nuovo coronavirus che da un lato ha determinato la chiusura e sospensione di molte attività ritenute non necessarie nei mesi di lockdown, riducendo di conseguenza l’esposizione al rischio di contrarre una malattia professionale, dall’altro ha reso difficoltoso il ricorso oggettivo ai presidi sanitari e amministrativi correlabili all’invio delle denunce di malattia professionale.

A influenzare l’eccezionale flessione è stato soprattutto il calo del numero di denunce che sono pervenute nei mesi compresi tra marzo e luglio 2020: il decremento più forte si è registrato nel mese di aprile con l’86,8% di casi in meno (702 malattie denunciate nel 2020 rispetto alle 5.305 del 2019), a seguire maggio con il -69,1%, marzo con il -40,3% e giugno con il -29,4%. Solo nel mese di agosto si registra rispetto all’analogo mese del 2019 una leggera ripresa pari all’1,2% (quantificabile in circa 30 denunce in più), unico mese che chiude in positivo se si esclude febbraio (+17,1% rispetto a febbraio 2019) quando il coronavirus non era ancora dilagato sul territorio nazionale con tutti i suoi effetti sanitari ed economici.

Quali sono state le patologie più diffuse nel 2020 e in quali parti di Italia?

Le patologie secondo la classificazione ICD-X cui afferiscono più denunce sono le stesse già rilevate nell’analisi quinquennale: le più diffuse sono quelle del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo, 19.291 nei primi nove mesi del 2020, in contrazione del 30,9% rispetto al pari periodo dell’anno precedente. A seguire le malattie del sistema nervoso (3.493 casi, in calo del 28,6%), le malattie dell’orecchio (2.017 denunce, in calo del 36,1%), quelle del sistema respiratorio (1.280, – 36,5%) e i tumori (1.149, -35,7%). Per tutte le patologie si registrano comunque cali diffusi.

Rispetto al territorio si rileva che i cali maggiori hanno interessato il Nord Italia, nello specifico si registra il -43,3% nel Nord-ovest e il -32,9% nel Nord-est (Tavola 7.15); le regioni che in termini relativi hanno visto diminuire in maniera significativa le denunce di malattia professionale sono state il Piemonte (-48,4%), la Lombardia (-42,4%), la Calabria (-42,3%) e l’Emilia Romagna (-42,1%).

Rapporto sul Mercato del lavoro – il dato infortunistico nel 2019

Nel 2019 sono stati denunciati 561 mila infortuni sul lavoro, in lieve flessione rispetto al 2018 (-0,3%), confermando, dopo un’interruzione nel 2016 e 2017, la ripresa di un trend in decremento, ormai in atto da circa un ventennio.

Quanti sono stati gli infortuni sul lavoro riconosciuti nel 2019?

Gli infortuni riconosciuti sul lavoro per il 2019 sono stati oltre 369 mila, di cui più del 21% “fuori dell’azienda” (cioè “in occasione di lavoro con mezzo di trasporto coinvolto” e “in itinere”).

Quanti i casi mortali sul lavoro nel 2019?

I casi mortali denunciati per infortunio sul lavoro e avvenuti nel 2019 sono stati 1.179, 85 decessi in meno rispetto al 2018 e 122 in meno rispetto al 2015. I casi accertati positivamente sono stati 677 (di cui 389, pari a oltre il 57%, “fuori dell’azienda”).

Qual è l’incidenza delle denunce nel 2019?

Nel periodo 2015-2019, si riduce l’incidenza delle denunce di infortunio sul numero degli occupati: si passa dalle 27,0 denunce ogni 1.000 lavoratori del 2015 alle 26,2 del 2019 (per la modalità in occasione di lavoro l’incidenza passa da 22,5 a 21,4); per i casi mortali, caratterizzati da maggiore variabilità, l’incidenza nel 2019 si riposiziona sui livelli del 2017 (5,5 denunce mortali ogni 100.000 lavoratori) ai minimi del quinquennio osservato.

Nel 2019 sono state denunciate 61.195 malattie professionali, in aumento sia rispetto all’anno precedente (+2,9%) sia al 2015 (+3,9%); le malattie riconosciute positivamente sono state oltre 24 mila: circa sette su dieci interessano il sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo, per lo più affezioni a carico della colonna vertebrale e della spalla. Sono mediamente 1.500 i lavoratori che decedono ogni anno per malattia professionale.

Redazione InSic

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