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Dati INAIL 2021: Massera, la comunicazione della sicurezza sia più capillare e incisiva-INTERVISTA

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“In una società in continua trasformazione c’è bisogno di una formazione di qualità per tutti gli attori coinvolti, affinché il pilastro della sicurezza dei lavoratori rimanga sempre ben ancorato, pur adeguandosi ai cambiamenti del mondo del lavoro.”
Lo ha detto il Presidente INAIL Franco Bettoni durante la presentazione della Relazione annuale INAIL 2021 che ha fatto il punto, fra l’altro sui dati di infortuni e malattie professionali in Italia. I dati diffusi segnalano un aumento del fenomeno infortunistico “non covid” subito dopo la fine dell’emergenza pandemica.

Ne parliamo con Stefano Massera, direttore tecnico di EPC – Informa, che sarà fra i protagonisti di Safety Expo (21 e 22 settembre 2022 a Bergamo Fiera), durante il quale si affronterà anche l’analisi dei dati sull’andamento infortunistico e tecnopatico fra 2021 e 2022.

In questa intervista alcune considerazioni su:

  • l’andamento dei dati diffusi da INAIL e i trend emergenti;
  • il ruolo della normativa di sicurezza e della sua iperproliferazione;
  • gli strumenti utili per arginare il fenomeno: il ruolo della formazione e informazione e dei sistemi di gestione.

Infortuni e tecnopatie: il commento ai dati INAIL

Alla luce dei dati diffusi da INAIL, c’è stato un cambiamento nell’approccio alla sicurezza da parte delle imprese?

Non più di 30 anni fa l’idea che il rischio di infortunio su una grande opera fosse “parte del gioco” era ancora radicata, mentre ora nessuno è disposto ad accettare la possibilità di una tragedia evitabile.

Quello delle imprese è un contenitore variegato. L’approccio generale delle aziende rispetto alla sicurezza è cresciuto, tuttavia occorre considerare le inevitabili differenze tra imprese organizzate e piccole organizzazioni nelle quali la gestione della sicurezza è più complicata.

Fra i tanti Dati della Relazione INAIL 2021 sugli infortuni/malattie professionale c’è un aspetto che l’ha maggiormente sorpresa?

Nei dati degli ultimi tempi non vedo aspetti di particolare soddisfazione. C’è un lento calo degli eventi infortunistici in termini assoluti che conferma un trend ormai consolidato. Ci sono due dati che ritengo preoccupanti: tutto ciò che perdiamo come numero di eventi nel terziario ce lo riprendiamo negli altri settori, e inoltre il numero degli infortuni mortali aumenta in modo sensibile rispetto al periodo antecedente alla pandemia.
Premesso che l’analisi di tali dati offre diverse chiavi di lettura, tutto questo sembra confermare la difficoltà dei settori produttivi tradizionali nella gestione degli aspetti legati alla sicurezza. In ogni caso occorre ancora considerare i dati infortunistici legati alla pandemia. I numeri sui quali fare un ragionamento più articolato li potremo vedere appena quel contributo si ridurrà al minimo.

I dati INAIL segnalano anche l’aumento dei tecnopatici (erano 31mila nel 2020, sono 38mila nel 2021) e salgono anche da 923 a 948 le malattie da esposizione ad amianto. Quest’ultimo dato continua a salire negli anni. Che cosa occorre fare per arginare questa terribile tecnopatia?

I dati delle malattie professionali a mio avviso non andrebbero letti negativamente. Le denunce di malattie professionali sono in quasi costante incremento da anni: questo non significa che il fenomeno sia in aumento ma che stiamo lentamente migliorando la nostra capacità di individuarle.

Quanto all’amianto il discorso è molto più complesso. Premesso che un aumento tra il 2 e il 3 % del fenomeno potrebbe rientrare in una normale variabilità statistica, dobbiamo ammettere che il trend non accenna a diminuire. Con le malattie da amianto legate al massiccio utilizzo dell’amianto nel secolo scorso ci si aspettava un’inversione di tendenza che, a oggi, ancora non risulta visibile. Tutte le previsioni lasciano intendere un calo di questo fenomeno quando si inizieranno a “vedere” gli effetti della messa al bando del 1992. Questi effetti, a 30 anni dalla messa al bando, ancora non sono visibili.

Infortuni e tecnopatie: gli interventi normativi

Dopo una prima lettura dei Dati INAIL, quali interventi, a suo parere, sono maggiormente urgenti: su cosa dovrebbe intervenire il prossimo legislatore?

In Italia abbiamo la massima incidenza infortunistica nelle microimprese e nel settore dell’edilizia e dei trasporti. Se vogliamo affrontare il fenomeno dobbiamo mirare ai settori critici e trovare soluzioni che non siano generali ma specifiche per questi settori. Ma il discorso è molto, molto ampio e richiederebbe uno spazio a parte. Quello infortunistico è un problema complesso e le azioni da mettere in campo devono essere concertate in modo da tenere conto dei tanti fattori che compongono questo problema.

La normativa di sicurezza non è più sufficiente?

Oggi la legislazione è decisamente abbondante in materia, ma non è sufficiente, da sola, a risolvere il problema degli infortuni ancora troppo numerosi. E infatti, se è vero che il fenomeno è vistosamente calato negli ultimi trent’anni, il risultato non può essere ancora ritenuto soddisfacente, se si considera che non sono diminuiti proporzionalmente gli indici di frequenza e che, a fronte di tale calo, sono anche diminuite le attività industriali più pericolose a favore di nuove imprese spostate sul terziario.

La nostra normativa di sicurezza ci ha fatto fare enormi passi avanti ma sembra segnare il passo. Bisogna vere il coraggio di cambiare gli aspetti che non riescono a dare effetti positivi e che appesantiscono solamente la componente gestionale.

Si tratta di un problema di percezione del valore della sicurezza?

Sappiamo tutti che le norme ci sono e vanno rispettate, ma non basta. L’opera di formazione e di comunicazione in materia di prevenzione e sicurezza sul lavoro deve essere ancora più capillare e incisiva, deve penetrare, a tutti i livelli, tra le maglie del sistema lavoro nel suo insieme per semplificare la gestione a favore dei piccoli imprenditori e per superare difetti strutturali come burocrazia, gare di appalto troppo al ribasso, subappalti, estrema parcellizzazione del tessuto produttivo…

Per far passare il messaggio che la sicurezza non è un costo, bensì uno dei più importanti investimenti per la società che le aziende possano fare. Questo vale dalla multinazionale alla microimpresa, tutti gli operatori del settore, i professionisti e i responsabili in azienda sono chiamati a confrontarsi e ad aggiornarsi su tematiche in costante evoluzione sul piano tecnico e normativo.

Riduzione infortuni e malattie professionali: quali strumenti utilizzare?

Aggiornamento e formazione sembrano dunque le carte vincenti. Ma che tipo di formazione va disegnata dal prossimo legislatore?

A mio avviso occorre il coraggio di semplificare e tornare ai concetti essenziali di una formazione adeguata e sufficiente. Occorre gestire la progettazione didattica e snellire tutta la parte amministrativa. Abbiamo nel nostro ordinamento oltre 150 diversi percorsi formativi obbligatori nel solo campo della sicurezza sul lavoro. Basterebbe questo dato a dare risposta al quesito. La formazione che abbiamo fatto finora è stata utile da vari punti di vista, ma se il fenomeno infortunistico non cala bisogna correre ai ripari a cambiare.

Qual è il ruolo che possono giocare i sistemi di gestione per la sicurezza nel contrasto al fenomeno infortunistico e tecnopatico?

A mio avviso fondamentale. Ma i sistemi di gestione sono strumenti che si sposano con realtà mature e strutturate mentre la maggior parte del nostro tessuto produttivo è costituito da micropimprese che non riescono a gestire processi complessi come quelli di cui parliamo in questa intervista. Forse il vero problema è proprio quello: le aziende sono troppo frammentate per gestire le sfide del lavoro di questi tempi.

I sistemi di gestione funzionano bene laddove applicati; ormai questo dato è ampiamente dimostrato. Secondo il mio punto di vista ora la responsabilità è anche sui grandi committenti che devono estendere alle proprie filiere e catene di approvvigionamento i requisiti stringenti dei sistemi. In questo modo creeremmo valore in termini gestionali e premieremmo le imprese più capaci dal punto di vista organizzativo. Credo che questo sia uno degli strumenti da mettere in campo.

Alla luce dei dati della Relazione, ci sono rischi emergenti che meriterebbero maggiore attenzione?

Tutto sommato non direi. Dopo decenni di norme e di interventi di ogni tipo, buona parte del fenomeno infortunistico è ancora generato da cause che conoscevamo fin dagli anni ‘50 del secolo scorso. I fattori emergenti sono fondamentali per estendere le tutele a fattispecie che precedentemente non venivano prese in considerazione, ma a quanto pare dobbiamo ancora puntare l’attenzione e il dito sui fattori di rischio tradizionali.

Safety Expo 2022: eventi in agenda. Come prevenire gli infortuni?

Il 21 e 22 settembre, al Safety Expo, manifestazione nazionale dedicata alla salute e sicurezza sul lavoro e alla prevenzione incendi, si parlerà anche di infortuni, casi reali e strategie per la riduzione del fenomeno infortunistico e tecnopatico nei numerosi corsi di formazione organizzati da Istituto Informa e nei momenti congressuali in presenza delle Istituzioni e dei maggiori esperti.

Scopri tutti i corsi di formazione ed i convegni nella nostra agenda e registrati gratuitamente all’evento!

Safety Expo è un evento organizzato da EPC Periodici in collaborazione con Istituto Informa.

Antonio Mazzuca

Coordinamento editoriale Portale InSic.it -redattore giuridico Laurea in Giurisprudenza in Diritto europeo (LUISS Guido Carli 2006) e Master in "Gestione integrata di salute e sicurezza nell'evoluzione del mondo del lavoro" INAIL-Sapienza (I° Ed. 2018-19). Formatore certificato in salute e sicurezza sul lavoro dal 2017 per Istituto Informa e RLS per EPC Editore. Esperto in sicurezza sul lavoro e amministratore del Gruppo Linkedin Ambiente&Sicurezza sul Lavoro. Content editor e Social media per InSic.it su Linkedin e X (ex Twitter). Contatti: Linkedin Mail: a.mazzuca@insic.it