DPI cantiere: i dispositivi di protezione nell’edilizia

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Ogni anno l’INAIL nella relazione sull’andamento infortunistico e tecnopatico individua nell’edilizia uno dei settori a maggior rischio infortunistico.
E’ importante individuare i principali rischi, le cause più frequenti di infortunio e/o di malattia professionale così da poter indicare le misure di prevenzione e protezione più idonee per tutelare i lavoratori.
Accanto alle misure generali di prevenzione e protezione ed alle prescrizioni individuate nell’Allegato XIII del D. Lgs. 81/08, in edilizia sono obbligatori i dispositivi di protezione individuale che devono proteggere dai numerosi rischi presenti in un cantiere.

I DPI da utilizzare in cantiere

Come sappiamo si definisce DPI un’attrezzatura che protegge da uno o più rischi e che deve essere indossata.
Il DPI deve avere peculiarità tali da ridurre, attenuare, eliminare l’esposizione ad uno o più rischi e deve possedere le caratteristiche tecniche ed ergonomiche di adattabilità al lavoratore o lavoratrice.

I DPI sono suddivisi in funzione delle parti del corpo da proteggere:

La protezione del capo

La protezione del capo viene richiesta quando sussiste il rischio di cadute dall’alto di materiale.
A seconda del tipo di rischio possono essere utilizzati due diversi tipi di dispositivi:
elmetti: destinati a proteggere la parte superiore della testa contro lesioni che possono essere provocate da oggetti in caduta;
copricapo: destinati a proteggere da urti della testa contro un oggetto duro e immobile la cui gravità sia tale da causare una lacerazione o altre ferite superficiali.

In edilizia la protezione del capo è garantita dagli elmetti.
Le caratteristiche costruttive ed i requisiti essenziali di resistenza degli elmetti al fine della protezione da alcuni rischi specifici presenti in edilizia sono:
– assorbimento degli urti;
– resistenza alla penetrazione (dei solidi);
– resistenza alla fiamma;
– ancoraggi del sottogola.

Ogni dispositivo deve avere l’etichetta che ne indica la classificazione e le caratteristiche.
– numero della norma;
– nome o marchio del fabbricante;
– anno e trimestre di fabbricazione;
– tipo di elmetto sia sulla calotta sia sulla bardatura;
– taglia o gamma di taglie, in centimetri, sia sulla calotta sia sulla bardatura

La protezione delle mani

La protezione delle mani e degli arti superiori sono garantite da:
guanti di protezione contro i rischi meccanici vengono utilizzati nelle lavorazioni che possono causare abrasioni, tagli da lama, foratura, strappi e tagli da urti. Possono essere realizzati con materiali diversi (cuoio, tela, materiali sintetici o una combinazione degli stessi) e con forme e caratteristiche mirate.
guanti e i proteggi-braccia di metallo o plastica sono impiegati in quelle attività lavorative in cui un coltello viene avvicinato alla mano e all’avambraccio dell’utilizzatore particolarmente nel caso di utilizzo di coltelli a mano.
È molto importante che siano ben adattati all’operatore in quanto se risultano troppo piccoli sono scomodi e limitano i movimenti mentre se troppo larghi possono costituire un rischio.
Sulla base dei materiali con sui sono costruiti, i guanti di protezione si distinguono le seguenti tipologie:
– guanti di protezione di pelle/cuoio (per la protezione da agenti fisici nei lavori pesanti, ferraioli e carpentieri);
– guanti di protezione di fibre tessili (per la protezione da agenti fisici);
– guanti sintetici (per esempio in lattice di gomma, idonei per protezione elettrica o chimica).

La scelta del guanto di protezione deve mirare alla migliore combinazione possibile tra le due esigenze fondamentali richieste dalla legislazione vigente:
– l’idoneità a compiere normalmente l’attività che lo espone al pericolo;
– la protezione appropriata al massimo livello possibile.

La protezione dei piedi

Tra i dispositivi di protezione dei piedi si possono distinguere calzature di sicurezza, calzature protettive e calzature da lavoro per uso professionale:

  1. scarpe di sicurezza, categoria (S) calzatura con massimo livello di protezione dal rischio di schiacciamento delle dita, con puntale fino a 200 joule di energia d’impatto;
  2. scarpe di protezione, categoria (P) calzatura con livello medio di copertura dal rischio di schiacciamento delle dita, con puntale resistente fino a 100 joule di energia d’impatto;
  3. scarpe da lavoro, categoria (O) calzatura con nessuna copertura dal rischio.

A seconda della forma si deve scegliere il modello più adatto alle esigenze dell’utilizzatore tra calzature basse o alla caviglia, stivali al polpaccio, al ginocchio o alla coscia al fine di prevenire il rischio presente.

Nell’ambito delle calzature di sicurezza ne esistono poi due tipologie (codice I o II) a seconda se si tratta di calzature di cuoio o altri materiali o calzature interamente di gomma o materiali polimerici.
Oltre alla protezione da schiacciamento le calzature possono offrire altri tipi di protezione indicate da simboli (A, E ecc.). Tali protezioni possono proteggere dalla corrente, dalle vibrazioni, dallo sfaldamento, dalla temperatura. Possono anche coesistere più tipologie di protezioni contemporaneamente.
A Calzatura antistatica
E Assorbimento di energia nel tallone
WRU Impermeabilità dinamica del tomaio
P Lamina antiforo
CI Isolamento antifreddo
HI Isolamento dal calore
C Calzatura conduttiva
HRO Resistenza al calore per contatto

In cantiere è consigliabile usare scarpe con protezioni multiple. La combinazione di più tipologie di protezioni può essere necessaria quando il lavoratore opera in situazioni non strettamente controllabili ove possono essere presenti più rischi contemporaneamente:
A seguire sono indicate Categoria, Requisito di base e Requisito supplementare
SB I oppure II nessun requisito supplementare
S1 I Zona del tallone chiusa, proprietà antistatiche, assorbimento di energia al tallone
S2 I S1 + impermeabilità dinamica del tomaio
S3 I S2 + lamina antiforo
S4 II Proprietà antistatiche, assorbimento di energia del tallone
S5 II S4 + lamina antiforo

Nel settore edile i requisiti di base da soddisfare sono:

  1. puntale in acciaio per la resistenza allo schiacciamento delle dita (calzatura SB);
  2. lamina di acciaio contro la perforazione della suola (1100 N);
  3. suola resistente allo scivolamento (coeff. d’attrito superiore a 15);
  4. suola con punta rialzata contro la caduta per inciampo;
  5. sfilamento rapido contro la penetrazione di liquidi caldi o incandescenti.

Per quanto riguarda la protezione delle gambe questa può essere offerta da pantaloni, salopette, gambali. Spesso è necessario proteggere gli arti inferiori da perforazioni, schiacciamenti, abrasioni ecc. ad esempio nel disboscamento. Anche in questo caso, in genere, aumentando la protezione peggiora la vestibilità.
Vi sono tre modelli di indumenti a seconda dell’area di protezione (Modello A, Modello B, Modello C); il requisito più importante per individuare il dispositivo idoneo è la resistenza al taglio con sega a catena in funzione della velocità della catena stessa:
Classe 1 = 20 m//s
Classe 2 = 24 m/s
Classe 3 = 28 m/s

La protezione dell’udito

Suono e rumore sono, dal punto di vista fisico, perfettamente equivalenti in quanto possono essere descritti mediante le stesse grandezze, ma al rumore si attribuisce normalmente il significato di suono non desiderato.
La scelta dei DPI per il rischio analizzato è indirizzata alla protezione dell’udito.

Poiché esistono diversi tipi di protettori in grado di coprire diverse situazioni lavorative, è auspicabile scegliere i protettori appropriati. La selezione dovrebbe tener conto dei seguenti punti:
– marcatura di certificazione;
– ambiente di lavoro e attività lavorativa;
– requisito di attenuazione sonora;
– disturbi medici;
– confortevolezza del portatore;
– compatibilità con altri dispositivi di protezione della testa quali elmetti, occhiali…

Cuffie: devono aderire perfettamente all’orecchio (ad esempio non ci devono essere capelli); devono essere regolarmente pulite e occorre sostituire le parti danneggiate o usurate con il tempo. Tra gli svantaggi che presenta questo tipo di dispositivo si possono considerare il fastidio dovuto alla pressione sulle orecchie e il peso del dispositivo.
Cuffie con archetto di sostegno sopra la testa: sono progettate per essere indossate con l’archetto di sostegno che passa sopra la testa.
Cuffie con archetto di sostegno dietro la nuca: sono progettate per essere indossate con l’archetto di sostegno che passa dietro la nuca.
Cuffie con archetto di sostegno sotto il mento: sono progettate per essere indossate con l’archetto di sostegno che passa sotto il mento.
Cuffie universali: sono progettate per essere indossate con l’archetto di sostegno che passa sopra la testa, dietro la nuca e sotto il mento.
Inserti auricolari: comunemente chiamati tappi vengono inseriti nel canale auricolare ed è per questo che è molto importante scegliere la misura esatta per l’orecchio: se troppo grossi possono creare delle irritazioni mentre se troppo piccoli non proteggono completamente. Bisogna maneggiarli con le mani pulite ed essere sicuri, nel caso di inserti riutilizzabili, delle loro condizioni igieniche.
Caschi: vengono utilizzati per emissioni sonore molte elevate; proteggono tutta la testa e possono avere una ricetrasmittente incorporata per effettuare le comunicazioni verbali. Il disagio è dovuto essenzialmente al peso e all’ingombro del dispositivo stesso.

La protezione di occhi e viso

Si può ottenere sia con dispositivi appositamente dedicati come occhiali o visiere oppure con dispositivi integrati in altri sistemi quali ad esempio le maschere.
Gli occhiali provvedono alla sola protezione degli occhi mentre le visiere e le maschere proteggono anche il viso.
Le lenti non devono presentare aberrazioni ottiche tali da non compromettere la visione.
Per individuare il protettore adatto è necessario seguire i seguenti punti:
– tipo di filtro e classe ottica del protettore;
– resistenza meccanica;
– campi di utilizzo;
– eventuali richieste di trattamenti antiappannamenti.
La marcatura definisce le caratteristiche del DPI ed è necessaria per orientarsi nella vasta gamma di questi tipi di protettori.
Anche la resistenza meccanica è un criterio importante da considerare per la scelta delle protezioni degli occhi in quanto alcune lavorazioni possono esporre a spruzzi, urti, liquidi, gas, archi elettrici ecc.
Sia le lenti che le montature devono riportare la marcatura CE ed i codici specifici che esplicitano il tipo di protezione.
Per proteggere gli occhi e il viso nelle attività di saldatura e necessario scegliere sia il tipo di equipaggiamento che le tipologie di filtri. La montatura della lente deve riportare, oltre alle norme tecniche di riferimento, tutti i dati tecnici e i campi di utilizzo.
Per poter scegliere la classe del filtro è necessario farlo in base al tipo di saldatura, al modo di utilizzo, all’intensità della corrente utilizzata o all’intensità del flusso di ossigeno.
Per quanto riguarda la protezione degli occhi in caso di rischio chimico, questa viene offerta dagli occhiali, visiere ecc. Gli occhiali devono avere schermi laterali per impedire schizzi o contatti dai lati. Le lenti a contatto devono essere fortemente vietate durante l’uso di agenti chimici che possono disperdersi nell’ambiente e venire a contatto alterando o danneggiando anche l’occhio.

La protezione delle vie respiratorie

L’identificazione del dispositivo di protezione delle vie respiratorie più idoneo è strettamente correlata ai seguenti elementi:

  1. Conoscenza delle caratteristiche dell’aria dove si opera
  2. Conoscenza della durata prevista dell’intervento
  3. Conoscenza delle caratteristiche del luogo di lavoro e del raggio d’azione
  4. Conoscenza della gravosità del tipo di lavoro
  5. Adattabilità del dispositivo di protezione al lavoratore
  6. Eventuali limitazioni dei movimenti
  7. Necessità di impiego di altri DPI (compatibilità)
  8. Necessità degli operatori di comunicare tra loro

Per la scelta del dispositivo di protezione delle vie respiratorie inizialmente occorre rispondere alle seguenti domande:

    1. la percentuale di ossigeno è inferiore al 17%?
    2. la concentrazione dei contaminanti è superiore ai limiti di utilizzo dei respiratori a filtro?
    3. il contaminante ha una soglia olfattiva superiore al TLV?

Se almeno una risposta è positiva, è necessario utilizzare un respiratore isolante.
Se tutte le risposte sono negative, è possibile utilizzare un respiratore a filtro.

Tra i respiratori a filtro distinguiamo: respiratori antipolvere, antigas o combinati; i respiratori antipolvere sono idonei per le protezioni da polveri, fibre, fumi e nebbie mentre i respiratori antigas proteggono da gas e vapori.
I respiratori a filtro si dividono in:
respiratori antipolvere per la protezione da polveri, fibre, fumi e nebbie;
respiratori antigas per la protezione da gas e vapori.

Devono essere usati i respiratori isolanti quando non è possibile usare DPI provvisti di filtri in quanto non sono applicabili le condizioni precedentemente indicate.
I respiratori isolanti si dividono in:
non autonomi (a presa d’aria esterna o ad adduzione di aria compressa)
autonomi (autorespiratori) a circuito aperto o a circuito chiuso (bombole).

Tutti i DPI per la protezione delle vie respiratorie sono di categoria III in quanto proteggono da rischi gravi ed è necessario l’addestramento.
La norma prevede la tenuta di un registro per tutti i dispositivi di protezione delle vie respiratorie che richiedono la manutenzione in cui annotare il corretto immagazzinamento e la manutenzione stessa del dispositivo.
Riassumendo i vari tipi di DPI delle vie respiratorie sono:

  1. Facciale (o mascherina): dispositivo che copre naso e bocca.
  2. Semimaschera: dispositivo che copre naso, bocca e possibilmente mento.
  3. Maschera a pieno facciale: dispositivo che copre occhi, naso, bocca e possibilmente mento.
  4. Respiratori a pressione negativa: respiratori che sfruttano la potenza polmonare per prelevare aria contaminata dall’atmosfera e depurarla attraverso un filtro.
  5. Sistemi a ventilazione assistita: sistemi che utilizzano un motore elettrico ventilato per prelevare aria contaminata dall’atmosfera, farla passare attraverso un filtro e insufflarla pulita all’interno del facciale.
  6. Sistemi ad aria compressa: sistemi che forniscono aria pulita di qualità respirabile da una fonte indipendente direttamente al facciale.

La protezione di altre parti del corpo

Per quanto concerne la protezione del corpo vengono utilizzati indumenti di vario tipo e caratteristiche.
Si possono trovare:
– indumenti a protezione localizzata: impiegati quando il rischio specifico è limitato ad una parte del corpo (ad esempio grembiule, guanti, stivali,…); se vengono utilizzati più DPI contemporaneamente è necessario che offrano tutti un’adeguata protezione e che non vi sia pericolo nelle parti di congiunzione
– indumenti a copertura limitata: utilizzati in caso di basse probabilità di accadimento e quando i pericoli non sono gravi come ad esempio camici e giacconi
Anche nel caso della protezione del corpo esistono DPI con protezioni molto diverse tra loro che consentono o meno la permeabilità dell’aria.
Si possono trovare:
– indumenti a copertura totale: sono indumenti permeabili all’aria ma sono penetrati da gas, liquidi o particelle fini; un tipico insieme permeabile all’aria consiste in una tuta in PVC;
– indumenti alimentati con aria: sono indumenti a copertura totale pressurizzati e che presentano una doppia barriera contro l’entrata di agenti chimici.

Per il particolare rischio di impigliamento e trascinamento è opportuno l’uso di indumenti specifici.
Le funzioni di sicurezza di tali indumenti sono rese possibili solo se tutti gli indumenti sono ben chiusi e aderiscono bene al corpo dell’operatore.
Tutti gli indumenti devono essere dotati di un sistema di chiusura che permetta un’apertura rapida in caso di emergenza.
I requisiti base di tali indumenti sono:
– giubbotto e tuta con pettorina e bretelle;
– giubbotto con tuta senza maniche;
– tuta con maniche.
La norma che regola questi indumenti è la UNI EN 510.

DPI ad alta visibilità

Per alcuni rischi specifici è obbligatorio adottare DPI ad alta visibilità.
Obbligo all’uso dei DPI: D.Lgs. 81/08 e s.m.i. Art. 75
Tipologia di DPI da usare nei lavori stradali: D.I. 22/01/2019 Art. 4
Caratteristiche dei DPI ad alta visibilità: UNI EN ISO 20471:2017
Coloro che operano in prossimità della delimitazione di un cantiere o che comunque sono esposti al traffico dei veicoli nello svolgimento della loro attività lavorativa, devono essere visibili sia di giorno sia di notte mediante indumenti di lavoro fluorescenti e rifrangenti.
Ci sono tre categorie di DPI ad alta visibilità:
– classe 1: livello di visibilità più debole (bretelle, tute solo arancio o gialle senza bande, ecc);
– classe 2: livello intermedio di visibilità (gilet, casacche);
– classe 3: grado di visibilità più elevato (giacche con maniche lunghe, parka, completo giacca/pantaloni).

Nella scelta del colore da adottare si dovrebbe considerare lo sfondo ambientale prevalente nel quale è richiesta la protezione e selezionare il colore che fornisce il migliore contrasto.
Eventuali protezioni per il freddo andrebbero incorporate nel DPI o indossate al di sotto del DPI (non sopra, altrimenti perderebbe la sua efficacia!).

Con particolare riferimento alle strade:
A seconda della tipologia di strada è prescritta una classe di protezione minima.
Nelle strade identificate come A – Autostrade, B – Strade extraurbane principali, C – Strade extraurbane secondarie e D – Strade urbane di scorrimento, sono richiesti DPI di Classe 3;
nelle strade identificate come E – Strade urbane di quartiere, sono richiesti DPI di Classe 2
Non sono ammessi indumenti ad alta visibilità di classe 1, su nessuna tipologia di strada e nemmeno per lavori di breve durata!

La protezione per cadute dall’alto

Nel caso di rischi di caduta dall’alto sono richieste le imbracature che fasciando il corpo intero ne trattengono la caduta.
Questo particolare DPI appartiene alla categoria III ed è quindi obbligatorio l’addestramento ad indossarlo e ad usarlo.
I dispositivi di imbracatura dell’utilizzatore sono di due tipi:
– con attacco dorsale (sul retro della persona)
– con attacco sternale (sul davanti della persona).
Le imbracature vengono trattenute da dispositivi di collegamento detti cordini (cordino statico o con assorbimento di energia o retrattile).
I cordini devono possedere caratteristiche di resistenza ben definite dalle norme tecniche; devono inoltre essere verificati costantemente per controllare se conservano tali requisiti nel tempo.
L’ancoraggio invece viene realizzato da elementi quali moschettoni e pinze di collegamento. Tali ancoraggi devono essere ben stabili, resistenti e rispondere alle norme tecniche di riferimento.
La cintura di sicurezza non può essere utilizzata in sostituzione di imbracature in quanto non è in grado di garantire lo stesso grado di protezione: è adoperata solo come dispositivo di trattenuta (per esempio lavori sui pali).

Redazione InSic

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