Tutto sui DPI per le Vie Respiratorie

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Un’analisi dei DPI vie respiratorie, più comunemente maschere DPI: facciali filtranti, semi maschere, maschere intere e filtri, sistemi di respirazione elettroventilati. Quali sono e quando usarli.

Facciali filtranti: come funzionano e norme di riferimento

Le semi-maschere filtranti antipolvere, conosciute anche come facciali filtranti, sono dispositivi di protezione delle vie respiratorie costituite prevalentemente da materiale filtrante in tessuto non tessuto e dotate di una bardatura del capo per garantire la tenuta sul viso, costituita da elastici.

Possono essere dotate di:

  • Valvola di espirazione che aiuta, attraverso una membrana, la fuoriuscita dell’aria espirata migliorandone il comfort di utilizzo e riducendo la sensazione di calore all’interno;
  • Ferretto stringinaso per aumentare l’aderenza intorno alla zona nasale;
  • Guarnizione facciale parziale o totale per migliorare la tenuta al viso ed aumentare il comfort;
  • Strato di carbone attivo per la riduzione degli odori sgradevoli.

Esistono forme differenti tra cui le più diffuse sono:

  • A coppa o conchiglia;
  • Pieghevoli a due lembi (orizzontali o verticali);
  • Pieghevoli a tre lembi (orizzontali).

Semimaschera filtrante: come indossarle

Figura 1 – Esempio di semi-maschera filtrante a conchiglia con valvola di espirazione

La semimaschera filtrante deve essere indossata in modo da coprire il naso la bocca ed il mento, al fine di proteggere l’utilizzatore dall’atmosfera esterna.

In tal modo l’aria entra nella semi-maschera forzatamente attraverso il materiale filtrante il quale ha un’azione meccanica ed elettrostatica che trattiene particelle, ed aerosol solidi e liquidi con diametro medio di 0,4 micron.

La norma di riferimento è la EN 149:2001+A1:2009 che classifica i dispositivi in funzione dell’efficienza filtrante e la tenuta sul viso.

Di seguito vengono riportate le perdite massime ammesse secondo la norma per le tre classi di protezione stabilite dalla normativa stessa:

  • FFP1: 25%;
  • FFP2: 11%;
  • FFP3: 5%.

Le semi-maschere possono essere certificate per essere utilizzate per un turno di lavoro con la marcatura NR o per più turni con la marcatura R. Inoltre è possibile verificare l’idoneità all’uso delle semi-maschere in ambienti particolarmente polverosi attraverso una prova di intasamento. I dispositivi che superano questa prova sono contraddistinti dalla marcatura D.

Dispositivi di protezione a filtro a pressione negativa: definizione, tipologie e caratteristiche specifiche

Si definiscono a pressione negativa i DPI che non utilizzano sistemi ausiliari alla respirazione, i quali creano una leggera sovra-pressione all’interno del facciale. Fanno parte di questa categoria: Facciali Filtranti, Semimaschere, Maschere Intere e Filtri.

Si considerano Semimaschere (EN140:1998) i dispositivi costituiti da:

  • un facciale generalmente in materiale polimerico che copre naso bocca e mento;
  • una bardatura del capo con cinghie regolabili che ne garantiscono la tenuta sul volto;
  • uno o due raccordi atti a collegare i filtri alla Semimaschera;
  • valvole di espirazione ed inspirazione.
Figura 2 – Esempio di maschera intera (sulla sinistra) e filtri amovibili (sulla destra)

Maschere interne DPI: caratteristiche

Le maschere intere (EN136:1998) oltre alla copertura di naso e mento garantiscono una protezione anche per gli occhi essendo dotate di visore.

Per questo tipo di maschere la norma di riferimento prevede 3 classi:

Classe 1 2 3, di cui la Classe 3 offre maggior resistenza al calore ed alla fiamma. Per garantire la filtrazione, i dispostivi sopra citati devono essere collegati al tipo corretto di filtro adatto alle sostanze da cui è necessario proteggersi.

Filtri per maschere DPI

I filtri possono essere di diversi tipi: Antipolvere (EN143:2021), Antigas e Combinati (EN 14387:2004+A1:2008).

  • I filtri antipolvere analogamente ai facciali filtranti, proteggono da particelle e da aerosol fino a 0,4 micron e sono classificati in funzione dell’efficienza filtrante suddividendosi in tre categorie P1 P2 e P3.
  • I filtri antigas possono essere utilizzati contro diversi tipi di contaminanti gassosi inclusi i vapori. Sono costituiti da un materiale filtrante (carboni attivi) che attraverso un meccanismo di assorbimento fisico e chimico-fisico, trattiene gas e vapori.

La famiglia di sostanze da cui proteggono i filtri, definisce la categoria di appartenenza contraddistinta da lettere e colori.
Un’ulteriore classificazione suddivide i filtri in tre classi 1, 2, 3 a seconda della quantità di carbone attivo contenuta nei filtri stessi. Il sistema così costituito da maschere e filtri garantisce la protezione dell’operatore in quanto l’aria è condotta attraverso i filtri appropriati, grazie all’atto respiratorio dell’utilizzatore. L’aria espirata passa nell’ambiente tramite una o più valvole di espirazione.

Sistemi di respirazione elettroventilati PAPR: caratteristiche e ambiti di utilizzo

PAPR è l’acronimo di Powered Air-Purifying Respirator, con questa sigla vengono individuati una serie di respiratori, a pressione positiva continua, utilizzabili in molteplici contesti lavorativi.

Il PAPR è costituito da un gruppo motore, solitamente fissato ad una cintura o a zaino sulle spalle, che preleva l’aria dall’ambiente e tramite i filtri presenti sul gruppo motore, rimuove (filtra) i contaminanti (polveri, gas e vapori) ed eroga aria pulita all’utilizzatore. Il motore, alimentato a batteria, è connesso tramite un tubo ad un casco o ad un cappuccio. Il motore spinge l’aria filtrata attraverso il tubo e crea una pressione positiva continua all’interno del cappuccio o del casco che impedisce ai contaminanti di entrare e fornisce aria filtrata all’utilizzatore.

Sistemi PAPR: vantaggi

I vantaggi che offre un sistema a pressione positiva continua rispetto ad un sistema a pressione negativa (maschere con filtri) sono vari, qui di seguito elenchiamo i principali:

  • Non è necessario fare un Fit Test, la pressione positiva non richiede aderenza al viso.
  • Non comporta limitazione di movimenti.
  • Si può usare anche se si ha la barba o se si portano occhiali senza compromettere il livello di protezione.
  • Grazie al sistema a pressione positiva continua non si ha resistenza respiratoria e di conseguenza affaticamento dell’utilizzatore.
Figura 3 – Esempio di PAPR utilizzato in ambito ospedaliero

I PAPR hanno un fattore di protezione assegnato più alto rispetto ai respiratori con maschera filtrante.

La batteria del motore ha un’autonomia che va dalle 6 alle 12 ore. La durata della batteria varia a seconda della tipologia di filtri montati (polveri o gas) del livello di saturazione dei filtri e dalla velocità a cui lavora il motore. Al motore possono essere collegati caschi e cappucci a seconda del campo di utilizzo.

Esistono caschi con certificazione EN397, caschi per la saldatura, più un’ampia gamma di cappucci in Tychem che possono essere utilizzati in ambito ospedaliero e farmaceutico.

Vasto utilizzo dei cappucci si registra anche in ambito verniciatura.

Grazie alla praticità ed all’alto livello di protezione che offrono i sistemi PAPR stanno conquistando una fetta di mercato sempre più importante.

Quale normativa regolamenta gli spazi confinati?

L’attività negli spazi confinati è tra quelle più a rischio di gravi incidenti.

La normativa sulla salute e sicurezza sul lavoro, sin dal D.Lgs. 626/94 è orientata alla prevenzione. Il TU 81/08 definisce gli aspetti organizzativi aziendali per la riduzione dei rischi.

Quali sono i requisiti minimi per l’accesso in spazi confinati? Il DPR 14/09/2011 n. 177 “Regolamento (…) in ambienti sospetti di inquinamento o confinati”, definisce i requisiti delle imprese senza fornire precise disposizioni sulla scelta dei DPI.

Protezione vie respiratorie: Decreto fiscale, le modifiche al DM 2 maggio 2001

Il recente Decreto Fiscale ha aggiornato il DM 2/05/2001 alle più recenti normative UNI in materia di selezione degli Apparecchi di Protezione delle Vie Respiratorie (APVR). Molti studi dimostrano che gli incidenti professionali avvengono per il non uso dei DPI o per la sottovalutazione della loro utilità.

Ancor prima di fornire i dispositivi necessari è importante convincere gli operatori che la sicurezza dipende in primo luogo dai loro comportamenti. Negli spazi confinati, chiusi o aperti, in cui ci sia nulla o scarsa ventilazione, il mancato uso degli APVR è spesso causa di infortuni fatali. Spazi confinati sono le cisterne, le canalizzazioni, le cantine, le trincee a cielo aperto e in generale quelli in cui l’uscita è difficoltosa.

Figura 4 – Esempio di APVR ad aria fresca

Di sovente leggiamo di persone cadute in cisterne quando si sono affacciate alla botola di accesso. Ciò fa capire che anche l’avvicinamento allo spazio più propriamente confinato deve essere considerato a rischio. Spesso l’O2 negli spazi confinati può essere insufficiente, o non si conosce la natura del gas da cui proteggersi quindi l’APVR di elezione deve essere di tipo isolante.

Quali DPI è opportuno utilizzare negli spazi confinati?

Una protezione efficace si ottiene con i dispositivi ad aria fresca (Figura 4), in cui l’aria viene prelevata all’esterno, tramite una tubazione, per azione polmonare o con un ventilatore.

Il vantaggio di questi APVR è nella semplicità d’uso che richiede formazione e manutenzione limitate, lo svantaggio la limitazione al movimento data dalla tubazione.

Figura 5 – Esempio di APVR ad aria compressa

Dispositivi che permettono maggior libertà di movimento sono gli autorespiratori a spalla (Figura 5) e quelli con bombole carrellate. In questi casi la necessità di formazione e manutenzione periodica è maggiore. Esistono infine gli autorespiratori di fuga da indossare rapidamente in caso di necessità, in certe condizioni però la perdita di coscienza può essere molto rapida e rendere difficile l’indossamento.

Dispositivi di protezione individuale specifici per emergenza e fuga: differenti tipologie e modalità di scelta

I principali sforzi riguardanti la sicurezza, sia a livello legislativo, sia a livello di adeguamento delle condizioni ambientali per eliminare i rischi, sono concentrati sulle varie situazioni di lavoro. I risultati ancora stentano a concretizzarsi, ma i fattori che influiscono sugli indicatori sono vari e si può quindi affermare che si stanno gettando solide basi perché il costo umano della “non sicurezza” si abbassi.

Utilizzo dei DPI in caso di fuga ed emergenza

L’ampia gamma di situazioni in cui invece il DPI sta assumendo sempre maggiore importanza e diffusione è quella dell’emergenza e della fuga. Per definizione si tratta di un campo meno prevedibile e meno determinato e determinabile, di quello delle normali condizioni di lavoro, ma poter gestire situazioni eccezionali (attività sistematica dei Vigili del fuoco) e potersi allontanare in sicurezza dal luogo di un incidente (e questo riguarda tutti) può fare la differenza tra la salvezza e il riportare invece serie conseguenze.

Situazioni che purtroppo si verificano con una relativa frequenza e di cui spesso la cronaca deve occuparsi sono ad esempio:

  • Incendi in ambienti pubblici (alberghi, cinema, uffici, ospedali) ed abitazioni.
  • Rilascio di sostanze tossiche in incidenti.
  • Incidenti stradali di automezzi che trasportino merci pericolose (ADR).

Molto si sta facendo a livello normativo e realizzativo nella prevenzione (materiali ignifughi, senza lo sviluppo di prodotti di combustione tossici, etc.), ma è indubbia la necessità di mezzi per la fuga in sicurezza.

Quali sono i DPI per emergenza e fuga?

Figura 6 – Esempio di dispositivo di fuga

Esiste una gamma molto ampia di DPI per emergenza e fuga, con prodotti diversi in base alle differenti situazioni che possono verificarsi.

I principali criteri discriminanti da considerare nella scelta del corretto dispositivo, riguardano i fattori di rischio presenti e gli ambiti operativi cui i DPI debbono essere utilizzati.

Si passa da dispositivi a filtro trasportabili, a boccaglio, con semimaschera o cappuccio, per la protezione da un’ampia gamma di sostanze chimiche per una durata di 5, 10 e 15 minuti, a dispositivi isolanti alimentati da bombole di aria compressa, per la protezione dalle sostanze tossiche che si sviluppano in caso di incendio (incluso monossido di carbonio) e dalla carenza di ossigeno.

PER APPROFONDIRE SUI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

InSic suggerisce i seguenti volumi di EPC Editore sui dispositivi di protezione individuale (DPI):

PER APPROFONDIRE SULLA CLASSIFICAZIONE DEI DPI

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Clio Gargiulo

Responsabile Commerciale Divisione Periodici di EPC Editore