Infortuni e rischi emergenti, il rapporto ILO

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Le morti legate al lavoro che avvengono ogni anno nel mondo sono circa 2,34 milioni. Solo in 321mila casi, pari al 14% del totale, si tratta però di decessi causati da infortuni. La stragrande maggioranza, ovvero oltre due milioni – per una media di 5.500 casi al giorno – è provocata infatti da un’ampia gamma di malattie professionali, che ogni anno colpiscono anche altri 160 milioni di lavoratori con esiti non letali. A fornire queste stime è l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), che alle tecnopatie dedica il rapporto The Prevention of Occupational Diseases, in vista della Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro del 28 aprile, che quest’anno concentrerà l’attenzione proprio sulla prevenzione delle malattie professionali.

Il rapporto sottolinea, in particolare, che le tecnopatie impongono costi enormi alla collettività, impoverendo i lavoratori e le loro famiglie, riducendo la produttività e la capacità lavorativa, e aumentando sensibilmente le spese sanitarie. Secondo i calcoli dell’Ilo, infatti, gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali si traducono in un calo annuale del 4% del Pil mondiale, pari a circa 2,8 trilioni di dollari in costi diretti e indiretti. Nella sola Unione europea, il costo annuale delle tecnopatie è stato stimato essere di almeno 145 miliardi di euro.

Tra le patologie di origine lavorativa più diffuse, il rapporto cita la pneumoconiosi, un’affezione dei polmoni provocata dall’inalazione di polvere, che spesso non viene diagnosticata a causa del suo lungo periodo di latenza. Il termine viene utilizzato per indicare diversi tipi di fibrosi polmonari provocate dall’esposizione prolungata alle polveri di silicio, carbone, amianto e vari minerali nell’attività estrattiva, in edilizia e in altri processi produttivi, che provocano spesso disabilità permanenti e morti premature.

Nei 27 Stati dell’Ue il problema più comune è rappresentato dalle patologie dell’apparato muscolo-scheletrico, inclusa la sindrome del tunnel carpale, che nel 2005 rappresentavano il 59% di tutte le malattie professionali riconosciute. Tra i rischi emergenti, anche a causa della situazione attuale di crisi economica e recessione, il rapporto segnala le ricadute sulla salute dello stress lavoro-correlato, che può provocare ansia, depressione e altri disturbi mentali e sfociare nell’abuso di alcol e droghe. Per l’Ilo, inoltre, occorre prestare attenzione ai potenziali pericoli legati all’avvento delle nuove tecnologie, come le nanotecnologie e alcuni tipi di biotecnologie, e all’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche.

Sebbene siano stati compiuti progressi per affrontare le sfide legate alle malattie professionali, il rapporto sottolinea la necessità di rafforzare la capacità di prevenzione nei sistemi sanitari nazionali in materia di sicurezza sul lavoro. Con la collaborazione dei governi, dei datori di lavoro e delle organizzazioni dei lavoratori, la lotta contro questa epidemia silenziosa dovrà produrre nuove agende globali e nazionali per la sicurezza e la salute. Per farlo occorre, però, poter disporre di dati attendibili, mentre allo stato attuale più della metà dei Paesi dell’Ilo non ha statistiche adeguate sulle tecnopatie.

Redazione InSic

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