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Infortuni mortali e percezione del rischio in ambito lavorativo – Il cambiamento è necessario

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Nel primo trimestre 2023 gli infortuni mortali sono cresciuti, seppur di poco, rispetto all’anno precedente. Allo stesso modo è ancora troppo bassa la percezione del rischio nei luoghi di lavoro. I dati della Sorveglianza PASSI e della Regione Emilia-Romagna mostrano che il 15% degli intervistati considera assente la possibilità di avere un infortunio sul lavoro e il 59% la considera bassa. D’altra parte, il 22% considera questa eventualità alta e solo il 4% percepisce un rischio molto alto.

Per questo, occorre mettere in atto un cambiamento nella percezione del rischio e nella gestione della sicurezza sul lavoro.

Come agire?

Infortuni sul lavoro: tutto parte dalla valutazione dei rischi

Ogni azienda dovrebbe effettuare una dettagliata valutazione dei rischi ed elaborare un documento descrittivo. Il Documento di Valutazione del Rischio non deve essere visto come un costo ma un punto di partenza per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. La Regione Emilia-Romagna ha implementato il Sistema SIRP (Sistema Informativo Regionale per la Prevenzione della Sicurezza nei Luoghi di Lavoro) con l’obiettivo di aumentare la percezione del rischio di subire un infortunio o una malattia professionale attraverso eventi formativi, corsi di formazione ed informazione rivolto ai dipendenti e ai lavoratori.

Sicurezza sul lavoro: i dati del fenomeno infortunistico

Nel primo Trimestre 2023 sono state presentate all’Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro 450 denunce di infortunio mortale, con un calo del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2022.

Un trend che, finalmente, potrebbe cambiare. È da circa 10 anni, infatti, che, a consuntivo, l’anno si chiude sempre oltre le mille denunce di infortunio mortale.

La sicurezza sul lavoro e la prevenzione dai rischi è una tra le tematiche più importanti e per tale motivo la Regione Emilia-Romagna attraverso il PRP 21-25 (Piano Regionale della Prevenzione) ha inserito come Programma Libero n.14 (PL 14) il Sistema SIRP (Sistema Informativo Regionale per la Prevenzione negli Ambienti e nei Luoghi d Lavoro).

Il Piano Regionale della Prevenzione dell’Emilia Romagna: obiettivi

Approvato a dicembre 2021 il Piano Regionale della Prevenzione (PRP) 2021-2025 dell’Emilia-Romagna si pone in continuità con obiettivi e indirizzi della Legge Regionale 19/2018 “Promozione della salute dei cittadini e dei lavoratori, del benessere della persona e della comunità e prevenzione primaria”.

L’impostazione del Piano Nazionale della Prevenzione si basa su 6 Macro Obiettivi declinati in obiettivi strategici, sviluppati in 10 Programmi Predefiniti (PP). Si aggiungono nel PRP i 10 Programmi Liberi (PL) introdotti a livello regionale. Questo non per separare e settorializzare, bensì, al contrario, per collegare le progettualità in riferimento ai setting in cui sono agite o ai destinatari degli interventi, così da sviluppare in modo completo gli obiettivi del PNP.

In totale quindi il PRP è composto da 20 Programmi. I diversi Programmi possono essere raggruppati per aree tematiche e/o principali destinatari degli interventi.

I Programmi rivolti alla popolazione generale per favorire stili di vita salutari e contrastare le malattie croniche non trasmissibili sono: PP01, PP02, PP04, PL11, PL12. Il gruppo dei Programmi che interessano prevalentemente l’ambito sanitario e contrastano le malattie trasmissibili comprende: PP10, PL13, PL16, PL17, PL19, PL20. Il tema Ambiente Clima e salute è declinato nei Programmi PP09, PL15, PL18. Infine, la sicurezza e la salute in ambiente di vita e di lavoro vengono promosse con i Programmi PP03, PP05, PP06, PP07, PP08, PL14.

Sorveglianza PASSI della Regione Emilia-Romagna: i dati sulla percezione del rischio

I dati della Sorveglianza PASSI della Regione Emilia-Romagna (PASSI 2013) mostrano come la percezione del rischio di subire un infortunio in ambito lavorativo sia notevolmente bassa (59%). Nei vari comparti produttivi, tale percezione è più alta nel settore dell’edilizia (57%). Mentre la percezione del rischio di contrarre una malattia legata al lavoro è assente nel 24% dei lavoratori intervistati.

Tale percezione è più alta nei lavoratori del Settore della Sanità (39%). Si evidenzia una correlazione significativa con la fascia di età 35-49 anni, il livello d’istruzione medio-alto, la presenza di molte difficoltà economiche, i settori di interesse, la mansione manuale, l’aver avuto informazioni sulle malattie professionali e l’essersi assentati dal lavoro nell’ultimo anno per una malattia legata al lavoro.

Accesso alle informazioni di salute e sicurezza

Per quanto concerne le informazioni su come prevenire gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, oltre il 56% dei lavoratori intervistati ha dichiarato di aver ricevuto, negli ultimi 12 mesi, informazioni sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro o delle malattie professionali (53% sugli infortuni e 41% sulle malattie professionali). Il 44% non ha ricevuto invece alcuna informazione.

Infine, in merito all’uso di dispositivi di protezione individuale, il 72% li usa sempre quando necessario, il 14% quasi sempre e l’8% a volte. Il 5% ha dichiarato di non usarli mai: il 3% perché non gli sono stati forniti e l’altro 2% per altri motivi.

Percezione del rischio di subire infortunio sul lavoro (Sorveglianza PASSI Emilia-Romagna ANNO 2013)

I dati sulla Percezione del rischio di subire infortunio sul lavoro sono i seguenti:

Il 15% dei lavoratori intervistati considera assente la possibilità di subire un infortunio, il 59% bassa, il 22% alta e il 4% molto alta.

La percezione del rischio di subire un infortunio è più alta tra i lavoratori occupati nell’edilizia (57%), nei trasporti (46%) e nell’agricoltura (44%) e tra i conducenti (68%), le forze dell’ordine o militari (58%), gli infermieri o tecnici sanitari (48%) e gli operatori socio-sanitari (43%).

Si registra una significativa associazione con la classe di età 35-49 anni, il genere maschile, la bassa istruzione, la presenza di molte difficoltà economiche, l’impiego in un settore di interesse*, la mansione manuale, l’aver avuto informazioni su come prevenire gli infortuni e l’assenza dal lavoro per infortunio negli ultimi 12 mesi.

La percezione del rischio di infortunio in ambito lavorativo è significativamente maggiore tra le Regioni del Sud (30%) rispetto a quelle del Nord (24%) e del Centro (25%). Queste differenze territoriali si mantengono anche restringendo l’analisi ai soli settori di interesse.

Percezione del rischio di contrarre una malattia legata al lavoro

Il 24% dei lavoratori intervistati considera assente la possibilità di contrarre una malattia legata al lavoro, il 57% bassa, il 17% alta e il 2% molto alta.

La percentuale di lavoratori che hanno riferito alto o molto alto il rischio di contrarre una malattia legata al lavoro è significativamente maggiore tra chi ha un lavoro continuativo (20%) rispetto a chi l’ha non continuativo (17%).

In particolare la percezione di contrarre una malattia legata al lavoro è più alta tra i lavoratori occupati nella sanità (39%), nello specifico tra le figure sanitarie o socio-sanitarie, come infermiere/tecnico sanitario (56%), medico (49%) e operatore socio-sanitario (45%), nell’edilizia (30%) e trasporti (27%).

Si evidenzia l’associazione significativa con la fascia di età 35-49 anni, il livello d’istruzione medio-alto, la presenza di molte difficoltà economiche, i settori di interesse, la mansione manuale, l’aver avuto informazioni sulle malattie professionali e l’essersi assentati dal lavoro nell’ultimo anno per una malattia legata al lavoro.

Questa percezione è significativamente maggiore tra le Regioni del Sud (21%) e del Centro (20%) rispetto a quelle del Nord (18%). Le differenze territoriali sottolineate sono più evidenti se si restringe l’analisi ai soli settori di interesse.

Informazioni su come prevenire gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali

Oltre la metà (56%) dei lavoratori intervistati ha dichiarato di aver ricevuto, negli ultimi 12 mesi, informazioni sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro o delle malattie professionali (53% sugli infortuni e 41% sulle malattie professionali). Il 44% non ha ricevuto invece alcuna informazione.

Le informazioni sono state riportate in percentuale statisticamente maggiore dalle persone con un lavoro continuativo (58%) rispetto a quelle con lavoro non continuativo (41%).

Si conferma l’associazione con la classe d’età 35-49 anni, il genere maschile, il livello d’istruzione medio-alto, l’assenza di difficoltà economiche, la cittadinanza italiana, i settori di interesse, la mansione manuale e l’essersi assentati dal lavoro per infortunio sul lavoro o per malattia legata al lavoro.

La percentuale di informazioni ricevute appare significativamente più alta nelle Regioni del Nord (59%) e del Centro (56%) rispetto a quelle del Sud (52%). Le differenze territoriali si mantengono anche restringendo l’analisi ai soli settori di interesse (69% al Nord, 67% al Centro e 62% al Sud).

Le informazioni sono state fornite soprattutto mediante corsi di formazione (64%) e materiali informativi opuscoli specifici (33%).

Uso dei dispositivi di protezione individuale (DPI)

Tra i lavoratori le cui mansioni richiedono l’uso di dispositivi di protezione individuale, il 72% li usa sempre quando necessario, il 14% quasi sempre e l’8% a volte. Il 5% ha dichiarato di non usarli mai: il 3% perché non gli sono stati forniti e l’altro 2% per altri motivi.

A dichiarare di aver ricevuto informazioni sono soprattutto i lavoratori della metalmeccanica (79%) e della sanità (79%). Nello specifico: l’operatore socio-sanitario (81%), l’infermiere/tecnico sanitario (80%) e il medico (79%).

L’uso dei dispositivi è significativamente maggiore tra i lavoratori di genere maschile, con un livello d’istruzione medio-alto, senza difficoltà economiche, con cittadinanza italiana, tra quelli che hanno riferito un infortunio o una malattia legata al lavoro e tra chi ha ricevuto informazioni (OR=2,1; IC95%: 1,9-2,3).

La percentuale dichiarata dell’utilizzo costante dei dispositivi di protezione mostra un significativo gradiente territoriale (75% Nord, 72% Centro e 67% Sud). Le differenze territoriali evidenziate si mantengono anche restringendo l’analisi ai soli settori di interesse (75% Nord, 74% Centro e 66% Sud).  (FONTE Sorveglianza PASSI, EpiCentro e ISS)

Emilia Romagna: i dati su Infortuni mortali ed infortuni in Itinere a confronto

Per quanto concerne gli infortuni mortali, dalla Figura 1 si evince che gli infortuni mortali nel primo trimestre 2023 rispetto all’anno 2022, seppur di poco, sono aumentati. Gli infortuni in itinere nel 2022 sono stati 44, mentre quelli nel 2023 sono stati 40.

Figura 1. Infortuni mortali in Italia. Primo trimestre 2022-2023. Numero casi per tipologia di attività

Dalla Figura 2 si osserva che gli infortuni con esito mortale sono suddivisi in modo equo nel territorio italiano, con la maggior parte accaduti nel Nord Italia con 90 infortuni mortali nel 2022 e 101 nel 2023 (poco più di 1/3 di quelli totali). Nel centro invece troviamo 45 infortuni mortali nel 2022 e 48 nel 2023; restando pressoché uguali. Nel sud si sono verificati 39 infortuni nel 2022 e 31 nel 2023, ovvero con un decremento di 8. Infine abbiamo le due isole con 15 e 16 infortuni rispettivamente nel 2022 e 2023. La stragrande maggior parte degli infortuni mortali sia nel primo trimestre 2022 che 2023 avvengono nella popolazione maschile.

Figura 2. Infortuni mortali in Italia. Primo trimestre 2022-2023. Numero casi per area di accadimento

Dalla Figura 3 notiamo che su 189 infortuni mortali nel 2022 ben 165 sono di genere maschile, mentre su 196 infortuni mortali nel 2023, 174 sono maschi.

Figura 3. Infortuni mortali in Italia. Primo trimestre 2022-2023. Numero casi per genere

Dalla Figura 4 si evince la suddivisione degli infortuni mortali accaduti nel primo trimestre 2022 e 2023 in Regione Emilia-Romagna. Praticamente tutti gli infortuni di entrambi i primi trimestri sono successi nel settore “industria e servizi”. Resta un solo infortunio accaduto nel settore “agricoltura”.

Figura 4. Infortuni mortali in Emilia-Romagna. Primo trimestre 2022-2023. Numero casi per tipologia di attività

La suddivisione degli infortuni mortali accaduti in Regione Emilia-Romagna nel primo trimestre 2022 e 2023 suddivisi per provincia. Il risultato mostra che la provincia più colpita è Ravenna (Figura 5).

Figura 5. Infortuni mortali in Emilia-Romagna. Primo trimestre 2022-2023. Numero casi per Provincia di accadimento

Per quanto riguarda infine la suddivisione per genere, la Figura 6 mostra che, in Regione Emilia-Romagna nel primo trimestre 2022 e 2023 tutti gli infortuni con esito mortale sono di genere maschile, a parte una persona nell’anno 2022 che è di genere femminile.

Figura 6. Infortuni mortali in Emilia-Romagna. Primo trimestre 2022-2023. Numero casi per genere             

Dal dato infortunistico al percorso di cambiamento

Perché in Italia nel primo trimestre 2023, ogni giorno 2,18 lavoratori perdono la vita nell’indifferenza di tanti? In particolare i settori predominanti, dove avvengono la maggior parte degli infortuni di carattere mortale sono quelli dell’industria e servizi.

Nello specifico, nel primo trimestre dell’anno 2023, il 76,02% degli infortuni mortali sono accaduti nel Centro-Nord Italia, ovvero ben 149 su 196 totali. 

Ed l’88,78% degli infortuni sono di sesso maschile. Questo è dato anche dal fatto che la maggior parte delle attività lavorative più esposte a rischi (come ad esempio cantieri edili, agricoltura) sono attività svolte prevalentemente da personale di sesso maschile.

Da questo scenario, a nostro parere, sarebbe opportuno se non necessario cominciare a guardare avanti ed iniziare un percorso di cambiamento. Ad attivare incontri con persone che hanno vissuto da vicino queste problematiche, dai colleghi di lavoro ai familiari, in modo tale da poter sensibilizzare la popolazione ai rischi presenti nelle varie lavorazioni, rifletterci e quindi di innalzare il livello di attenzione tale da poter prevenire infortuni sul lavoro.

Non bisogna dimenticare le vittime sul lavoro, non bisogna smettere di parlarne e di lottare tutti insieme per i loro diritti.

La valutazione del rischio: come realizzarla

Come prospettiva evolutiva è necessario focalizzare e porre l’attenzione sull’importanza della valutazione del rischio. Il D.Lgs 81/08 impone, tra i vari obblighi, all’art. 17 quello della valutazione di tutti i rischi con la conseguente elaborazione del documento previsto dall’art. 28 del medesimo decreto. E questo non deve essere considerato come un costo per l’azienda, non deve essere un copia incolla come purtroppo se ne vedono spesso, non deve essere aggiornata con cadenza annuale o biennale o triennale perché se così fosse, servirebbe solamente per fare arricchire i consulenti esterni. Ma deve essere un punto fondamentale di partenza per la prevenzione dei rischi con l’obiettivo di ridurre gli infortuni sul lavoro.

Come deve essere effettuata una valutazione del rischio?

Devono essere effettuati diversi sopralluoghi in campo per prendere visione delle attrezzature e macchine; deve essere presa in esame tutta la documentazione in possesso (certificazioni, dichiarazioni di conformità, Certificato Prevenzione Incendi, infortuni accaduti, report dei mancati infortuni) e bisogna considerare tutte le attività dell’azienda con i loro rischi correlati.

Il ruolo del SIRP

Un elemento rilevante per fa fronte a tutto ciò è il Sistema SIRP Emilia-Romagna (Sistema informativo regionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro), strumento fondamentale per i professionisti sanitari della prevenzione, i cittadini e gli stakeholder (cosiddetti portatori d’interesse), con l’obiettivo di ridurre gli infortuni mortali e in concomitanza aumentare la percezione del rischio (sia di subire un infortunio che una malattia professionale) in ambito lavorativo attraverso attività comunicative, di informazione, formazione e addestramento utilizzando e avvalendosi di banche dati disponibili (Infor.MO, MalProf etc).

Tale sistema, come già illustrato precedentemente, risulta molto importante sia a livello nazionale che regionale, tant’è che è sato inserito come Programma Predefinito nel Piano Nazionale della Prevenzione (PNP 20-25) e come Programma Libero 14 nel Piano Regionale della Prevenzione Emilia Romagna (PRP 21-25). Importante è anche ridurre le disuguaglianze e disparità che purtroppo, ancora tutt’oggi, sussistono negli ambienti e luoghi di lavoro.

 SIRP a cosa serve?

La funzione del SIRP E-R è data dal suo utilizzo per lo sviluppo, la gestione, il monitoraggio e la valutazione degli obiettivi del Piano Regionale della Prevenzione relativamente ai luoghi di lavoro. Si può dire che il Piano Nazionale della Prevenzione sta ai Piani Regionali come il Sistema Informativo Nazionale della Prevenzione (SINP) sta ai Sistemi Informativi Regionali della Prevenzione (SIRP). Il PNP 2020-2025 pone come necessaria per la sua attuazione la partecipazione delle aziende e dei lavoratori. Più che sulla sola vigilanza, l’accento è spostato sui piani mirati della prevenzione, sull’assistenza alle aziende e sull’autovalutazione che per definizione prevedono una parte attiva di tutti i soggetti coinvolti.

SIRP e supporto al Piani della Regione Emilia Romagna

Tuttavia, non può esserci alcuna partecipazione senza informazione, per questo il SIRP potrà essere un punto di riferimento comune sulle informazioni alla base di ogni decisione e per il monitoraggio condiviso delle attività di prevenzione. Pertanto, già dal 2021, il SIRP E-R è di supporto per ciascuno dei piani predefiniti e liberi previsti dal PRP dell’Emilia-Romagna. Il ruolo dei sistemi informativi nella intersettorialità degli interventi può essere quello di rendere accessibili i dati e gli strumenti di analisi a tutti gli attori della prevenzione, e anche alle società scientifiche e ai ricercatori.

In effetti non può esserci partecipazione se non si condividono le informazioni e, soprattutto, gli strumenti di analisi. Con il SIRP E-R è possibile per ogni soggetto condurre studi autonomi e indipendenti per dimostrare priorità ed emergenze sulle quali discutere. L’autonomia informativa, e il sistema informativo stesso, sono strumenti di comunicazione. Se chiunque è in grado di accedere e analizzare i dati, non c’è più bisogno di una comunicazione intesa come diffusione di dati già interpretati, come avviene nella reportistica standard. Le priorità e le emergenze scaturiranno dalla discussione e dal confronto.

SIRP e formazione

Anche nella formazione il SIRP può essere determinante. Conoscere i rischi, le modalità di accadimento degli infortuni e gli esiti per ciascuna professione e attività produttiva, non può che aiutare la consapevolezza di aziende e lavoratori ed essere propedeutica a ogni altro tipo di formazione pratica. Infine l’equità, strettamente legata alle conoscenze che si riesce a produrre sulle condizioni di vita e lavoro delle persone. Attualmente il SIRP è in grado di cogliere le diversità dei danni e delle esposizioni in relazione al genere, all’età, alla nazione di nascita, alla tipologia di attività produttiva e alle professioni dei lavoratori, ma stabilire priorità e criticità dei problemi che dipendono ancora dalla capacità di analisi dei dati.

Struttura e funzionamento del SIRP

Il SIRP E-R riunisce e rende fruibile il ricco patrimonio informativo disponibile sulla salute dei lavoratori in Emilia-Romagna: i Flussi Informativi INAIL-Regioni e Province Autonome, i dati di MalProf (INAIL) sulle malattie professionali, le indagini di Infor.MO. sugli infortuni mortali e gravi, i dati di Re.Na.M. (Registro Nazionale Mesoteliomi) e Re.Na.Tu.Ns (Registro Nazionale Tumori Naso-Sinusali) su mesoteliomi e tumori naso-sinusali e i dati previsti dall’Allegato 3B del D.Lgs. 81/2008 relativamente alla sorveglianza sanitaria effettuata dai Medici Competenti. Alcuni di questi sistemi sono ancora in corso di integrazione, in un lavoro che progressivamente raccoglierà anche in futuro il patrimonio informativo disponibile a livello regionale. Il sistema si pone al servizio di cittadini, aziende, parti sociali e ogni altro soggetto interessato, anche questo un obiettivo centrale del Piano Nazionale della Prevenzione, per promuovere e favorire l’adozione da parte delle imprese di buone prassi e percorsi di responsabilità sociale.

A questo scopo è dedicata una sezione del portale all’analisi delle modalità di accadimento degli infortuni, differenziate per singole attività produttive, al massimo del dettaglio del codice ATECO. Pertanto è fondamentale e di estrema rilevanza l’approccio preliminare e agire a monte della problematica, attraverso attività di prevenzione primaria e sensibilizzazione dei lavoratori, e di conseguenza inculcare la cosiddetta “cultura della sicurezza”.

Fatal accidents and risk perception in the workplace – A Change is needed – abstract

Introduction: Accidents at work continue to be a major emergency in our country. Unfortunately, even today there is no culture of prevention rooted in companies, schools and universities. Every day accidents at work sometimes fatal, which break people’s lives and upset the future of entire families.

Needs and objectives: The aim of this work is to raise public awareness on the issue of safety at work.

Results: In the first quarter of 2023, fatal accidents increased, albeit slightly, compared to the previous year. Similarly, the perception of risk in the workplace is still too low. Data from the PASSI Surveillance and the Emilia-Romagna Region show that 15% of respondents consider the possibility of having an accident at work to be absent and 59% consider it low. On the other hand, 22% consider this possibility high and only 4% perceive a very high risk.

Conclusions and evolutionary perspectives: our experience suggests that a change in risk perception and occupational safety management needs to be implemented. The most effective method would be to organize seminars and meetings with family members who have had these experiences. Each company should carry out a detailed risk assessment and draw up a descriptive document. The Risk Assessment Document must not be seen as a cost but as a starting point for the prevention of accidents at work. The Emilia-Romagna Region has implemented the SIRP System (Regional Information System for the Prevention of Safety in the Workplace) with the aim of increasing the perception of the risk of suffering an accident or an occupational disease through training events, training courses and information aimed at employees and workers.

Ringraziamenti

Si ringrazia il Dr. Davide Lumia (Responsabile Sede Ferrara INAIL direzione territoriale Ravenna-Ferrara per le tabelle di Open Data Inail Report nazionale e regionale del primo trimestre 2023)

Bibliografia e Sitografia

  • Decreto Legislativo 9 Aprile 2008 n. 81. Attuazione dell’art. 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tu-tela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro;
  • Sorveglianza PASSI Emilia Romagna (Anno 2013);
  • EpiCentro e ISS;
  • PRP 21-25 Regione Emilia-Romagna;
  • PNP 20-25;
  • PL 14 SIRP-ER del PRP 21-25;
  • SIRP (Sistema Informatico Regionale per la Prevenzione negli Ambienti e nei Luoghi di Lavoro);
  • Tabelle di Open Data Inail (Report nazionale e regionale Emilia-Romagna);
  • www.avvenire.it;
  • www.anmil.it

Gli autori

  • Marco Cacchi, Dipartimento di Sanità Pubblica – Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (PSAL) AUSL di Ferrara  –  e-mail: m.cacchi@ausl.fe.it
    Referente provincia di Ferrara del gruppo regionale Agricoltura Emilia-Romagna.
  • Fausto Giacomino, Dipartimento di Sanità Pubblica – Servizio Igiene e Sanità Pubblica (SIP) AUSL di Reggio-Emilia  – e-mail: giacomino.fausto@gmail.com
    Tutor Didattico del Corso di Laurea Triennale in Tecniche della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro dell’Università di Parma e componente del Gruppo Provinciale “Ambiente e Salute” dell’AUSL di Reggio Emilia.

Marco Cacchi, Fausto Giacomino

  • Marco Cacchi, Dipartimento di Sanità Pubblica – Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (PSAL) AUSL di Ferrara  -  e-mail: m.cacchi@ausl.fe.it Referente provincia di Ferrara del gruppo regionale Agricoltura Emilia-Romagna.
  • Fausto Giacomino, Dipartimento di Sanità Pubblica – Servizio Igiene e Sanità Pubblica (SIP) AUSL di Reggio-Emilia  - e-mail: giacomino.fausto@gmail.com Tutor Didattico del Corso di Laurea Triennale in Tecniche della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro dell’Università di Parma e componente del Gruppo Provinciale “Ambiente e Salute” dell’AUSL di Reggio Emilia.