Nelle aziende in cui si lavora meglio si portano pietre per costruire una cattedrale

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La nuova intervista realizzata da Silvia Vescuso (Direttore Istituto informa) parte da un Dossier del Corriere della Sera nel quale Great Place to Work® ha redatto la classifica delle aziende nelle quali si lavora meglio.
Vescuso si confronta con l’Amministratore Delegato, Alessandro Zollo, per comprendere quali fossero i parametri determinanti per la classifica. Parametri da esportare, dato il sentimento di disagio così diffuso nelle organizzazioni.

Rispetto, equità, credibilità, coesione e orgoglio sono le 5 dimensioni che prendiamo in considerazione e che forniscono i due terzi del punteggio totale con il quale si gareggia” spiega Zollo.
In questo conteggio rientra anche la sicurezza sul lavoro: “è uno dei 58 + 1 degli statement che consideriamo. Fa parte del rispetto. Anche la qualità della struttura in cui ha sede l’organizzazione contribuisce a creare un buon ambiente di lavoro. Investighiamo la sicurezza considerando che l’ambiente di lavoro è costituito da tantissime altre componenti. Inoltre, se le aziende ci chiedono specificazioni sulla sicurezza, forniamo loro domande aggiuntive che selezioniamo da un database di domande raccolte in tutti i Paesi in cui Great Place to Work® è presente”.

Le domande si spostano poi sull’attività ricognitiva su sicurezza e wellness aziendale nei meeting internazionali di Great Place to Work®, “due argomenti diversi, nel senso che mi permetterei di definire la sicurezza una condizione igienica, mentre il wellness è un “nice to have”” spiega Zollo.
Norvegia, Svezia e Danimarca sono sono i più sensibili alla ricerca del minor rischio infortunistico e al miglioramento del clima aziendale, racconta l’Amministratore delegato.
E fra le aziende italiane più sensibili si citano realtà come “Bottega Veneta”, Vetrya e aziende eccellenti, soprattutto nell’IT, “con caratteristiche ben precise: generalmente giovani con un management/proprietà che ha avuto esperienza all’estero”

E infine una nota da ricordare: la produttività aumenta del 12% in un ambiente di lavoro in cui si cura il benessere dei lavoratori, secondo una ricerca della britannica della Warwick University, ma non tutti gli imprenditori, conferma Zollo ne sono consapevoli.
E rispetto ai lavoratori millennials, essi devono avere un motivo per cui lavorare. “Faccio un esempio: fino agli anni Settanta a una persona si chiedeva di portare pietre e portava pietre. Oggi è necessario capire a che cosa servono queste pietre e il suo lavoro. Bisogna spiegare il perché, dare la visione: «porto pietre per costruire una cattedrale»”.

Riferimenti bibliografici:
Great Place to Work come migliorare la società trasformando i luoghi di lavoro
BIL – Benessere Interno Lordo
rivista Ambiente&Sicurezza sul lavoro n.8/2016

Redazione InSic

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