Quando si parla di sicurezza all’interno di un’organizzazione viene da chiedersi come mai continuino a verificarsi gli incidenti nonostante il rischio sia reso conosciuto, il pericolo sia segnalato in modo chiaro, siano predisposti una serie di controlli affinché i macchinari siano a norma e, soprattutto, il lavoratore sia messo nelle condizioni di avere tutta una serie di informazioni, di aver acquisito dei comportamenti che gli possono permettere di utilizzare al meglio i macchinari e di saper muoversi in situazioni potenzialmente pericolose.
È evidente che oltre alla dimensione cognitiva (norme, dati, statistiche, costi/benefici, sanzioni previste, addestramento…) entrano in gioco altri fattori, fra cui la dimensione più emotiva (percezioni, emozioni, bisogni, credenze…) che riguarda il singolo ed il contesto di lavoro, la sua relazione duale con l’altro e, in senso più ampio, all’interno di un gruppo di lavoro.
L’articolo completo in allegato, a cura di Loredana Iurato, psicologa del lavoro
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