Sono disponibili sul sito dell’INAIL le video-interviste a Sergio Iavicoli, direttore del Dipartimento di Medicina, epidemiologia, igiene del lavoro ambientale dell’Inail (Dimeila), ad Alessandro Marinaccio, Dimeila Inail e Angela Goggiamani, Sovrintendenza sanitaria centrale dell’Inail, in seguito al Convegno nazionale “Il contributo della ricerca in tema di amianto a oltre vent’anni dal bando: proposte e soluzioni” il 3 e 4 maggio.
Durante il convegno nazionale sull’amianto svolto il 3 e 4 maggio, a Roma, presso la direzione generale INAIL, il direttore generale dell’Inail, Giuseppe Lucibello ha annunciato il via libera del Piano di ricerca da parte del ministero della Salute sui rischi per incrementare le conoscenze sui profili di rischio dei lavoratori esposti ed ex esposti, definire più efficaci protocolli di cura e contribuire ad armonizzare il quadro legislativo in materia.
Durerà tre anni, per un limite di spesa di un milione e 400mila euro l’anno e 4 milioni e 200mila euro complessivi, spiega INAIL promosso dall’Istituto nell’ambito del Piano delle attività di ricerca discrezionale 2016/2018 – recentemente approvato dal ministro della Salute.E’ volto a rafforzare le conoscenze relative ai rischi di esposizione all’amianto ai fini della promozione di più efficaci e sicure strategie di prevenzione. Ai 4 milioni e 200 mila euro sono da aggiungersi oltre 2 milioni di euro per implementare l’attività istituzionale di ricerca sull’amianto, tra cui rientra il complesso sistema di sorveglianza epidemiologica dei casi di mesotelioma, costituito dal Registro nazionale dei mesoteliomi (ReNaM).
Sono quattro gli obiettivi del piano:
1) fornire ulteriori elementi di conoscenza sui profili epidemiologici dei lavoratori esposti ad amianto prima dei provvedimenti di bando della sostanza nel 1992, attraverso l’utilizzo integrato degli archivi amministrativi e delle banche dati esistenti, consentendo così la categorizzazione dei soggetti per criteri di priorità e di tutela e di uniformare l’accesso ai protocolli di sorveglianza sanitaria;
2) identificare sorgenti di rischio di esposizione, anche inconsapevole, sia per amianto di origine antropica che naturale – anche utilizzando tecniche di telerilevamento e monitoraggio del territorio – al fine di fornire elementi di conoscenza scientifica per la valutazione del rischio in relazione agli attuali addetti alle attività di bonifica;
3) analizzare la distribuzione dell’accesso alle cure per i pazienti affetti da malattia asbesto correlata nell’ottica della presa in cura complessiva dell’ammalato, anche sviluppando gli strumenti di sostegno psicologico per i casi di mesotelioma e predisponendo strumenti per l’emersione delle neoplasie amianto correlate diverse dal mesotelioma;
4) analizzare il grado e gli ambiti di sovrapposizione o di inadeguatezza nel quadro normativo e nella disponibilità di strumenti operativi in tema di tutela dal rischio di esposizione, allo scopo di potere evidenziare eventuali spazi di armonizzazione, con particolare riferimento a specifiche modalità di esposizione e categorie di lavoratori, agli ambienti di vita e alle matrici ambientali relativi alle attività di bonifica e nella gestione dei rifiuti contenenti amianto.
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