Settimana europea contro il Cancro: una ricerca EU-OSHA su riabilitazione e reinserimento del lavoratore

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Comincia questa settimana, fino al 31 maggio la Settimana europea contro il Cancro (European Week Against Cancer – EWAC) durante la quale enti di beneficenza, responsabili delle politiche europee e il pubblico in generale si impegnano in varie attività connesse alla sensibilizzazione sulla prevenzione, l’accesso alle cure e il sostegno a pazienti e sopravvissuti al cancro.
In questo contesto EU-OSHA ha diffuso i risultati di una ricerca che risponde a varie domande circa la possibilità e le difficoltà del ritorno al lavoro per chi è stato colpito dal cancro. Quali problemi possono riscontrare i loro datori di lavoro? Quali difficoltà incontrano le persone sopravvissute quando riprendono il lavoro? Cosa occorre fare per garantire un intervento efficace di reinserimento nel mondo del lavoro?


Gli strumenti della ricerca
Sono in particolare tre gli strumenti di cui si compone questa ricerca: un volume sulla riabilitazione ed il ritorno al lavoro: Rehabilitation and return to work after cancer – instruments and practices, uno rivolto ai datori di lavoro: “Advice for employers on return to work for workers with cancer” ed un Rapporto di Sintesi (Executive Summary)

L’incidenza della malattia
Ogni anno, spiega EU-OSHA in Europa a circa 1,4 milioni di persone in età lavorativa viene diagnosticato il cancro. Sebbene molte di queste persone siano in grado di continuare a lavorare, il tasso medio di ripresa del lavoro dopo 18 mesi è solo del 64% e coloro che sopravvivono al cancro hanno una probabilità 1,4 volte maggiore di essere disoccupati e tre volte maggiore di ricevere prestazioni di invalidità.
Ogni anno vengono diagnosticati circa 3,2 milioni di nuovi casi di cancro in Europa. Circa la metà di questi colpisce persone in età lavorativa. L’incidenza del cancro in Europa presenta delle differenze geografiche; tuttavia, le forme di cancro con l’incidenza maggiore sono il cancro al seno, il cancro del colon-retto, il cancro alla prostata e ai polmoni. Secondo le stime, questi tipi di cancro sono stati responsabili di oltre la metà dell’incidenza complessiva dei tumori in Europa nel 2012.

Il ritorno al lavoro e le difficoltà di reinserimento
L’impatto del cancro sulla vita quotidiana di una persona è immediato e scioccante. Solitamente, la diagnosi è accompagnata da lunghi periodi di assenza per malattia a causa delle terapie mediche.
Tuttavia, in generale la gestione del cancro è migliorata negli ultimi trent’anni e quindi il numero complessivo di persone che sopravvivono al cancro è in aumento. Una volta terminato il trattamento, molti di coloro che sopravvivono al cancro devono affrontare la presenza di sintomi e disturbi come l’affaticamento per un periodo di tempo prolungato.
Tali sintomi e disturbi possono compromettere la capacità lavorativa dei sopravvissuti, rendendo più difficile rimanere o reinserirsi nel mercato del lavoro. Alcune ricerche dimostrano che la maggior parte di chi è sopravvissuto al cancro è in grado di rimanere o rientrare al lavoro, ma che, nel complesso, il rischio di disoccupazione è 1,4 volte superiore tra i sopravvissuti al cancro rispetto ai gruppi di controllo sani.

Ripresa dal lavoro
Ottimizzare la riabilitazione e la ripresa del lavoro dei lavoratori malati di cancro è quindi importante sia per migliorare il benessere di questo gruppo vulnerabile sia per ridurre l’impatto sociale e finanziario dei casi di cancro sulle imprese (europee) e sulla società in generale.
Fra le modalità di sostegno alla ripresa del lavoro vi sono gli interventi psico-educativi, quali la consulenza abbinata alle informazioni su questioni di sicurezza sociale, e l’allenamento fisico per rafforzare le capacità fisiche e mentali. Per questi interventi, gli studi di valutazione non hanno evidenziato alcun effetto sulla ripresa del lavoro. Con o senza tali interventi, infatti, la percentuale piuttosto elevata di lavoratori sopravvissuti al cancro che ha ripreso a lavorare è rimasta invariata.
Tuttavia, solo pochi studi hanno valutato adeguatamente questi interventi e probabilmente studi futuri forniranno nuove informazioni.
Alcuni studi hanno valutato gli interventi medici finalizzati a rendere meno gravoso il trattamento, ma questi non hanno modificato la percentuale di lavoratori che hanno ripreso il lavoro. Non è stato invece individuato alcuno studio che avesse valutato gli effetti degli interventi di adeguamento delle mansioni o del luogo di lavoro.
Solo l’adozione di interventi multidisciplinari nei quali si abbinava la consulenza professionale alla consulenza al paziente e all’allenamento fisico ha fatto aumentare il numero di lavoratori che ha ripreso il lavoro, seppur solo in misura modesta. Per i lavoratori esclusi dall’intervento, la percentuale di ripresa del lavoro si attestava in media al 79 % prima degli interventi multidisciplinari e all’87 % dopo tali interventi.

Questi dati sono emersi da 5 studi randomizzati effettuati con 450 partecipanti e sono stati giudicati di modesta qualità per la presenza di un leggero effetto benefico degli interventi. Gli interventi non hanno avuto un significativo effetto positivo o negativo sulla qualità della vita in generale.

Redazione InSic

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