Lavoratore Fragile in Smart Working

Telelavoro durante il Covid-19: quali rischi per la sicurezza dei lavoratori?

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Quali sono i fattori di rischio più frequenti per i lavoratori che operano in telelavoro? E quali sono i rischi sviluppati durante i periodi di isolamento lavorativo causati dalla pandemia da COVID-19?

Cerca di rispondere alla domanda una Relazione della Agenzia europea per la sicurezza sul lavoro, Eu-OSHA: “Teleworking during the COVID-19 pandemic: risks and prevention strategies” (2021) .

La relazione oltre a descrivere i fattori di rischio per i telelavoratori, identifica anche i benefici e le sfide per lavoratori e le organizzazioni durante la pandemia, indica la normativa applicabile e cita il diritto alla disconnessione e la sua regolamentazione (in Italia è stato introdotto per la Pubblica amministrazione con la conversione del DL 30/21).

L’articolo conserva ancora tutta la sua attualità nell’attuale permanenza dello smart-working in versione semplificata fino alla fine dell’emergenza pandemica (31 luglio 2021).

Nell’articolo anche il riferimento ad alcune buone pratiche europee di smart working in azienda: per l’Italia vengono citate le esperienze di lavoro agile presso

  • La banca di credito cooperativo
  • La Acciai speciali di Terni
  • La Merck Serono.

Telelavoro: quali sono i fattori di rischio per la salute e sicurezza?

Secondo i ricercatori europei, esistono fattori di rischio specifici per la SSL associati al telelavoro. Si distinguono:

Problemi Generali dell’ambiente di lavoro domestico

  • la temperatura
  • l’illuminazione
  • il rumore
  • l’impossibilità di lavorare indisturbati
  • il pericolo di scivolamenti, inciampi e cadute dovute a cablaggi e cavi elettrici.

Problemi Ergonomici della postazione di lavoro domestica

  •  l’affaticamento degli occhi da lavoro dell’unità di visualizzazione (VDU), ad esempio derivante dal riverbero dello schermo
  • dalla vibrazione delle immagini
  • o dal contrasto inadeguato tra lo schermo e l’area circostante.

Problemi muscolo-scheletrici

  •  dolore al collo
  • dolore ai tendini dei polsi e delle dita, che possono portare a lesioni da sforzo ripetitivo (RSI), derivanti da un’impostazione inadeguata della workstation (che include video, tastiera, scrivania e sedia).

Problematiche da rischi psicosociali

  • rischio di isolamento dalla propria squadra (assenza di incontri fisici e comunicazioni formali e del “water cooler” che fanno venire meno il rapporto con il luogo di lavoro)
  • l’offuscamento dei confini tra lavoro e vita privata: vale per i lavoratori che accudiscono altri familiari o minori o non hanno uno spazio dedicato da cui lavorare;
  • prolungamento dell’orario di lavoro, in quanto è più facile continuare a lavorare la sera o nei fine settimana nell’ambiente domestico;
  • sviluppo di conflitti lavoro-famiglia, basato sul maggiore spazio dedicato al lavoro da casa;
  • aumento del rischio da stress derivato dalla diminuzione di distrazioni, assenza di separazioni spaziale, scarsa propensione alle pause e lavoro in condizioni di salute non ottimali.

Telelavoro durante la pandemia da COVID: cosa cambia?

La pandemia di COVID-19 ha costretto i lavoratori di tutta Europa a lavorare da casa per molti mesi. Sebbene molti lavoratori siano abituati a lavorare a casa per un po’ di tempo, la maggior parte non era abituata ai ritmi del telelavoro né conosceva i rischi associati allo svolgimento della prestazione lavorativa con questa modalità.

Sebbene i rischi siano quelli noti e propri del telelavoro, in termini sia di DMS che di rischi psicosociali, sopra elencati, molti altri rischi sono stati aggravati durante l’emergenza pandemica.

Questi rischi possono includere:

Periodi di seduta e inattività più lunghi

  • i lavoratori non sono più costretti a spostarsi tra la loro casa e l’ufficio e così possono facilmente passare l’intera giornata alla scrivania di casa. Ciò è legato a livelli più bassi di esercizio fisico in generale, soprattutto durante i mesi invernali più freddi e bui, quando c’è meno incentivo a uscire di casa, se consentito dalle regole di lockdown.

Isolamento forzato

  • rappresenta già un rischio comune per il telelavoro, ma nel caso della pandemia, e unito a blocchi e restrizioni alle attività sociali, è aumentato significativamente di livello, soprattutto per coloro che hanno vissuto da soli o in condivisione di alloggio con chi non fa parte della propria famiglia o della propria cerchia di amici.

L’offuscamento dei confini tra vita domestica e lavorativa

  • Aspetto esacerbato dalla pandemia di COVID 19: viste le ridotte opportunità di socializzazione o intrattenimento fuori casa, il lavoro ha finito per espandersi per riempire ogni vuoto. Se si associa il maggior peso dell’accudimento dei familiari durante la pandemia (a causa dell’istruzione a domicilio, in particolare per le lavoratrici) è probabile che i livelli di ansia siano stati più alti durante la pandemia, e legati più generalmente alla condizione di salute, sociale e alle implicazioni economiche della crisi.

Aumento dell’ansia

  • Può derivare da una cattiva gestione dei telelavoratori in termini di mancanza di chiarezza circa i loro ruoli e responsabilità, obiettivi e carico di lavoro. Può aumentare i livelli di stress nel contesto più ampio di imprevedibilità e mancanza di capacità di pianificazione. Inoltre, può essere ulteriormente esacerbata nel caso di coloro che hanno bisogno di autoisolarsi o mettersi in quarantena.
  • Secondo un articolo della rivista medica “The Lancet” (Brooks et al., 2020), coloro che erano stati messi in quarantena durante la pandemia hanno riportato depressione, stress, umore depresso, irritabilità, insonnia, sintomi del disturbo da stress post traumatico, rabbia ed esaurimento emotivo a causa dell’isolamento o in quarantena.
  • L’umore basso e l’irritabilità sono particolarmente diffusi. Altri problemi che possono aumentare lo stress e l’ansia includono una connessione a banda larga lenta o intermittente (che può aumentare frustrazione e irritabilità) e problemi tecnici che non possono essere risolti immediatamente dal personale di supporto IT

La percezione dei rischi per la sicurezza da Smart Working da parte dei lavoratori europei

I ricercatori EU-OSHa citano una indagine di Eurofound (2020c) su alcuni lavoratori dipendenti nell’estate del 2020 proprio sui principali timori in materia di salute e sicurezza nel contesto pandemico. I risultati indicano una gamma di aumento dei rischi psicosociali.

Sottolineati, in particolare,

  • la scarsa separazione fisica tra spazi di lavoro e di vita;
  • l’offuscamento progressivo e conseguente dei confini tra lavoro e vita privata;
  • l’aumento dell’intensità del lavoro, con intervistati al sondaggio Eurofound che hanno affermato che erano molto più propensi a lavorare regolarmente (ogni giorno o a giorni alterni) che occupare con il lavoro il tempo libero (il 24 % dei telelavoratori ha dichiarato di lavorare durante il tempo libero, rispetto al 6% di coloro che hanno lavorato solo presso la sede del datore di lavoro o in luoghi al di fuori di casa).

Telelavoro e Smart Working: quali prospettive per il futuro?

A conclusione della Relazione, i ricercatori prospettano un aumento permanente della prevalenza del telelavoro nelle aziende:

  • Scrivono i ricercatori che “ È chiaro che quando la pandemia sarà finita ci saranno probabilmente molti più lavoratori che sceglieranno di telelavorare a tempo pieno e indeterminato, oltre ai lavoratori che sceglieranno di lavorare a casa stabilmente per una parte della settimana lavorativa.
  • Ciò significherà che le aziende dovranno ridisegnare gli spazi degli uffici per accogliere questo nuovo modo di lavorare. Potrebbe essere che ci sarà più “hot desking” per consentire alle persone di entrare in ufficio in modo più sporadico, o che più spazio per uffici dovrà essere dedicato allo spazio di incontro piuttosto che alle singole postazioni di lavoro”.
  • Tutta questa riconfigurazione dello spazio, si spiega nella Relazione, dovrà essere progettata e ispezionata ergonomicamente per garantire che i rischi per la SSL in relazione ai DMS siano ridotto al minimo

Come contemperare meglio l’equilibrio fra lavoro e vita privata?

Infine, con riferimento al Rapporto 2020 del Centro comune di ricerca (JRC) della Commissione europea, l’Agenzia europea riconosce che se tempi normali le persone che lavorano da casa possono sostenere, o addirittura migliorare la produttività, godendo di un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata, nelle attuali circostanze eccezionali la produttività, le condizioni di lavoro, o entrambi, possono deteriorarsi per molti lavoratori a causa, tra l’altro, di problemi, mancanza di assistenza all’infanzia, spazi di lavoro e strumenti TIC inadatti.

La necessaria riorganizzazione strategica del lavoro

I datori di lavoro dovranno quindi valutare attentamente come garantire che la qualità del lavoro nel suo complesso dei telelavoratori, e in particolare la SSL, non sia compromessa.

Sarà dunque necessario effettuare scelte strategiche sull’organizzazione del lavoro, tenendo conto di una serie di fattori, comprese le preferenze dei dipendenti, ma anche questioni come i potenziali effetti sulla produttività, la qualità del lavoro, equilibrio tra lavoro e vita privata e rischi psicosociali.

Sebbene la pandemia di COVID-19 abbia causato danni considerevoli all’economia dell’UE e ai suoi cittadini, ricostruire l’organizzazione del lavoro una volta finita rappresenta un’opportunità per riorganizzare la vita lavorativa in modo da sfruttare i vantaggi di un telelavoro più diffuso ma anche mitigare i rischi per la SSL di questo modo di lavorare.

Per approfondire sullo Smart Working

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Roma, 19 ottobre 2021
Avv. Antonio Porpora
Dottore di ricerca in Diritto del Lavoro e Relazioni Industriali. Professore a contratto Università La Sapienza di Roma. Avvocato del Foro di Roma

D.ssa Lucina Mercadante
Auditor sistemi di gestione della sicurezza, esperta valutazione dei rischi
Consulente Professionale INAIL

L’Informazione con EPC Editore

Antonio Mazzuca

Coordinamento editoriale Portale InSic.it -redattore giuridico Laurea in Giurisprudenza in Diritto europeo (LUISS Guido Carli 2006) e Master in "Gestione integrata di salute e sicurezza nell'evoluzione del mondo del lavoro" INAIL-Sapienza (I° Ed. 2018-19). Formatore certificato in salute e sicurezza sul lavoro dal 2017 per Istituto Informa e RLS per EPC Editore. Esperto in sicurezza sul lavoro e amministratore del Gruppo Linkedin Ambiente&Sicurezza sul Lavoro. Content editor e Social media per InSic.it su Linkedin e X (ex Twitter). Contatti: Linkedin Mail: a.mazzuca@insic.it